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Anziani soli: un problema soprattutto del Nord

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Carola Rugani 3 Ottobre 2018
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Avere una sanità che funziona non è certo l’unico aspetto da considerare nella qualità della vita di un anziano. Le cosiddette reti sociali di parenti e amici sono fondamentali per garantire una vita serena e fungono da primo baluardo nella prevenzione di malattie e incidenti.

Le conclusioni del V rapporto su Filo d’Argento (2012), già parlavano chiaro:

“Il dato più rilevante, per quanto riguarda le caratteristiche della domanda sociale, è che circa il 30% degli anziani ultrasessantacinquenni vivono soli, con la componente femminile che raggiunge il 37,5%, contro il 14,5% degli uomini. In 5 regioni (Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino Alto Adige, Liguria e Sicilia) la quota di donne anziane che vivono sole supera la soglia del 40%. Inoltre, le reti parentale e amicale che in passato hanno protetto numerosi anziani dalle condizioni di marginalità sociale ed economica, diventano sempre più fragili, specie nelle grandi città e nel Nord del Paese.”

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Dove non arriva lo stato arrivano le famiglie: al Sud è sempre stato così. Difficile parlare con qualcuno che abbia parenti residenti in comuni nel meridione preoccupato per la loro solitudine. Certo, ospedali e cure mediche sono un cruccio, ma la rete amicale e parentale esistono ancora e funzionano nonostante una emigrazione giovanile molto pronunciata, e nonostante i dati mostrino come la percentuale di over ’65 con gravi limitazioni motorie sia nettamente superiore nel meridione (27,7%) rispetto a Centro (20,3%) e Nord (17%).

Basta fare quattro passi in un paese lombardo in orario lavorativo per notare come invece la vita pulsante del paesino, le corti, le famiglie numerose, abbiano lasciato il posto a ville e villette a schiera, dove molti anziani finiscono per essere prigionieri e isolati, seppur avvolti in un confort maggiore e con una sanità decisamente più funzionante.

Nelle grandi città i problemi sono anche più sentiti: il 20,2% degli over 65 abitanti in aree densamente popolate ritiene che il suo sostegno sociale sia debole, contro il 16,5% degli abitanti in aree scarsamente popolate.

I dati ISTAT ci aiutano a comprendere meglio la situazione attuale. Amici e vicini di casa nella vita di una persona sola sono fondamentali:

“all’avanzare dell’età si assottiglia la rete amicale: se fino ai 44 anni non raggiunge nemmeno l’1,0% la quota di coloro che dichiarano di non avere amici, tra i 60 e i 64 anni l’assenza di rete raggiunge il 2,3%, il 2,8% tra i 65 e i 74 anni e il 5,7% fra gli over 74enni.” Interessante osservare come siano in particolare le donne a confrontarsi con l’assenza di amici, specialmente in tarda età (7,5% delle donne di 75 anni e più contro il 3,1% degli uomini); […]  l’11,2% delle donne con più di 75 anni non è per nulla soddisfatta delle relazioni amicali, così come non sono soddisfatti il 7,6% degli uomini;

Altro fattore legato al calo nel coinvolgimento degli over 75 è il progressivo distacco dalla pratica di un culto religioso: se nel 2008 oltre il 42% della popolazione con più di 75 anni dichiarava di presenziare ad almeno una funzione religiosa a settimana, nel 2016 si scendeva poco sotto al 39%.

Fonti: AUSER, ISTAT

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