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SLA: donati 31 tablet per non perdere mai il contatto col paziente

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Redazione 16 Marzo 2019
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Trentuno tablet donati alla Fondazione Don Gnocchi, grazie all’impegno e ai contributi dei soci dell’associazione milanese “GMDP Design For Life, attiva nel campo del sostegno alle persone malate.

Gli apparecchi informatici sono stati consegnati il 15 marzo nel corso di una cerimonia nella sala Cardini del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano (nelle foto) e andranno a sostegno dell’originale e innovativo progetto Keep in touch” (teniamoci in contatto), messo in campo con successo negli anni scorsi dall’Unità di riabilitazione pneumologica dell’Irccs milanese, diretta dal dottor Paolo Banfi. Si tratta, come noto, di un progetto rivolto ai pazienti affetti da SLA (sclerosi laterale amiotrofica, malattia neurodegenerativa progressiva), che una volta curati presso la struttura milanese della Fondazione Don Gnocchi, fanno ritorno in famiglia e al proprio domicilio.

Oltre al dottor Banfi, hanno preso parte alla cerimonia del 15 marzo anche il direttore sanitario del Centro “S. Maria Nascente”, Francesco Della Croce, il presidente dell’associazione “GMDP Design For Life”, Panfilo di Paolo, insieme ad altri rappresentanti, ed Eleonora Volpato, psicologa dell’Unità Operativa di Riabilitazione Pneumologica dell’Irccs.

Foto 1
I tablet oggetto della donazione

Grazie all’impegno continuativo garantito da tre volontarie dell’Avo (l’Associazione volontari ospedalieri, pure presenti alla presentazione), appositamente formate, il Centro “S. Maria Nascente” con i nuovi tablet potrà seguire a distanza il decorso della patologia e i bisogni dei pazienti, in aggiunta alle semplici chiamate telefoniche: “Keep in touch” permette infatti di non perdere mai il contatto con il paziente e la sua famiglia, garantendogli un supporto a distanza e un monitoraggio clinico continuo, soprattutto nel periodo di tempo successivo a un ricovero ospedaliero.

«Vorrei ringraziare tutta la Fondazione Don Gnocchi e in particolare il dottor Banfi per aver portato a termine questo progetto – ha esordito il presidente Panfilo di Paolo -. L’obiettivo della fornitura di questi tablet è di garantire una sorta di momento di distrazione alle persone malate di SLA, garantendo loro dei mezzi in grado di consentirgli di restare in contatto con le persone care, quali bambini, familiari, amici, favorendo momenti di ascolto e di scambio proficuo con il mondo esterno e aiutandoli a non ripiegarsi su se stessi e sulla loro terribile malattia».

Foto 2
La squadra al completo

Un concetto, questo, ripreso anche dal dottor Della Croce: «Il progetto – ha detto – andrebbe davvero promosso in tutte le strutture ospedaliere per acuti o riabilitative, in nome del principio, a noi tanto caro, dell’umanizzazione delle cure. Resiste infatti l’idea di immaginare il paziente ricoverato come colui che perde ogni contatto con l’esterno, ma questo è sbagliato. Le malattie invalidanti, purtroppo creano queste situazioni. Il prezioso apporto di “GMDP Design For Life” ci consente di percorrere il sentiero opposto e di garantire al meglio ogni possibile contatto del paziente con il mondo esterno: per questo li voglio ringraziare per il credito che ci viene dato. Un ringraziamento di cuore anche all’Avo e alle volontarie coinvolte».

«Spesso – gli ha fatto eco il dottor Banfi –, il paziente affetto da SLA tende a sentirsi solo. I tablet che riceviamo oggi in dono sono frutto del lavoro di un’associazione spettacolare, che a differenza di quasi tutte le altre non opera soltanto su un tipo di malattia, ma si impegna anzitutto sui malati, operando sulle concrete esigenze della persona. Grazie all’impegno delle nostre tre volontarie strepitose potremo fornire ancora di più uno spazio di assistenza a distanza ai pazienti affetti da SLA e ai loro nuclei familiari, ascoltandoli e seguendoli, garantendo anche una tempestiva risposta alle loro richieste e sostenendo i bisogni medici, psicologici e sociali. Tra un ricovero e l’altro risulta dunque fondamentale non perdere il contatto con il paziente e non farlo sentire solo, né da un punto di vista emotivo né da quello clinico-assistenziale. All’interno di una malattia così infausta, è purtroppo possibile riscontrare sintomi depressivi, eccessiva ansia e una conseguente esperienza di solitudine esistenziale e sociale vissuta dal paziente e dal suo sistema familiare».

«E’ vero – ha concluso la dottoressa Volpato -. Spesso i pazienti si sentono soli e avvertono un senso di abbandono. Lo strumento del tablet ci permetterà di aggiungere le videochiamate alle attuali telefonate, permettendo così alle nostre volontarie dell’Avo di compiere il prezioso compito di ascoltare e seguire il decorso della patologia, facendosi anche portatrici dei bisogni dei paziente, compresi quelli di tipo socio-assistenziale che emergono nelle differenti fasi della patologia».

Fonte: Don Gnocchi

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