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Dagli USA a Treviglio per imparare una nuova tecnica laser per la prostata

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Redazione 24 Luglio 2019
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Da Stanford (USA) a Treviglio per apprendere una nuova tecnica laser per curare la prostata.

Il professor Craig Comiter, docente e primario di urologia nel prestigioso ospedale universitario Californiano, è stato ospite a Treviglio per imparare dal dottor Ivano Vavassori l’utilizzo avanzato del laser nelle patologie prostatiche.

Il mese di luglio, di solito meno impegnativo per numero di interventi programmati negli ospedali, è stata, invece, una produttiva ed interessante piattaforma formativa per un urologo statunitense, il professor Craig Comiter

Ho conosciuto Craig Comiter lo scorso mese di febbraio quando partecipò ad uno degli incontri denominati “i sabati dell’urologia – racconta Peter Assembergs, direttore generale dell’ASST Bergamo Ovest-. In quell’occasione Craig espresse il desiderio di frequentare il nostro ospedale in luglio, per osservare in prima persona il dottor Ivano Vavassori, responsabile della nostra urologia ed il suo staff, nella gestione in sala operatoria dei pazienti affetti da patologie prostatiche curati con il laser Olmio. Ho accolto con entusiasmo la richiesta perché sono alunno della Graduate School of Business di Stanford. Craig si è preso un “anno sabbatico” per approfondire tecniche e metodologie in Europa e negli USA e per noi è stato un onore averlo ospitato due settimane lungo il suo percorso formativo. Mi ha impressionato l’umiltà di questo grande medico laureato ad Harvard, docente e primario all’ospedale universitario di Stanford Health Care, che a 52 anni è cosi profondamente pragmatico, appassionato e determinato ad imparare; quasi fosse un ventenne che inizia i suoi studi oggi. Mi preme ringraziare Ivano Vavassori e la sua splendida equipe per la disponibilità dimostrata nel fornire a Craig tutto il know-how a loro disposizione.” 

Alla fine della sua esperienza formativa, abbiamo intervistato Craig Comiter per conoscerlo meglio e capire cosa porterà da Treviglio negli States.

Vorrei innanzitutto che si presentasse a chi non la conosce.
Mi chiamo Craig Comiter, ho 52 anni e vivo a Palo Alto, una cittadina nei pressi di San Francisco in California (USA). Sono un Professore universitario della School of Medicine (facoltà di medicina) della Stanford University. 

E’ la prima volta che viene in Italia?
Questa non è la mia prima volta in Italia, sono già stato qui in vacanza ma è la prima volta che visito il nord Italia ed è la prima volta che vengo per motivi professionali. 

Aveva già sentito parlare di Treviglio negli USA?
Ho scoperto Treviglio durante i miei studi sulla Enucleazione con Laser Olmio della Prostata (HoLEP), infatti mi sono imbattuto nel nome di Ivano Vavassori e, cercando  dove operasse, ho scoperto Treviglio.

Ci vorrebbe spiegare lo scopo del suo viaggio e della sua permanenza qui con noi?
Certo, io lavoro a Stanford dove, dopo dieci anni siamo giunti alla conclusione che era arrivato il momento di studiare per migliorare noi stessi professionalmente; quindi ho impostato un progetto di miglioramento per apprendere nuove tecniche chirurgiche che non sono attualmente presenti a Stanford e che penso possano migliorarmi come dottore ed essere vantaggiose per i miei pazienti.

Quali sono i miglioramenti apportati dalla chirurgia Laser, per il trattamento dei disturbi dello svuotamento vescicale dovuti all’ingrandimento prostatico, che l’hanno indotta ad attraversare il mondo per giungere qui a Treviglio?
Ogni volta che facciamo un intervento chirurgico vorremo eseguirlo con la procedura che ci assicura i minori rischi e la massima efficacia; usando il laser, come fonte energetica, otteniamo la massima efficacia ed il minimo rischio, soprattutto se confrontata all’elettrochirurgia che usiamo nel mio centro. Questa tecnica chirurgica con il laser (HoLEP) non è nuova, essendo conosciuta da circa  vent’anni. Quando ho cercato in internet ho incontrato il nome del dottor Vavassori che già nel 2004 aveva pubblicato due anni di risultati, qualificandosi come uno dei precursori di questa tecnica a livello planetario. Infatti Peter Gilling (urologo australiano) ha descritto per primo la HoLEP nel ‘98 e Vavassori ha iniziato ad eseguirla nel ’99. Ho deciso di imparare questa tecnica; solitamente quando un chirurgo americano impara qualcosa di nuovo inizia guardano dei video didattici e successivamente impara sperimentandola sui pazienti. Non volevo che questo fosse il mio metodo di apprendimento. Facendo ricerche, parlando e confrontandomi con colleghi della comunità urologica americana ed internazionale, ho scoperto la possibilità di venire per due settimane all’ospedale di Treviglio per vedere e partecipare come osservatore in sala operatoria a molti più interventi in diretta. Ho assistito, così, a molteplici interventi dal vivo, quasi 20 interventi, invece che limitarmi a guardare il filmato di un singolo caso, in preparazione dell’esecuzione del mio intervento.

Quale pensi siano le motivazioni che limitano la diffusione di questa tecnica negli USA,  nonostante siano passati già 20 anni dalla sua introduzione?
Perché è difficile! Molte tecniche chirurgiche recenti risultano più semplici rispetto alla chirurgia tradizionale e la curva d’apprendimento di queste tecniche chirurgiche è breve. La chirurgia con il laser Olmio, secondo me, è più efficace delle analoghe tecniche chirurgiche tradizionali, ma non è semplice. Quando una tecnica chirurgica risulta di difficile apprendimento, molti chirurghi la evitano per non affrontare le difficoltà della curva di apprendimento; questo è il motivo che mi ha indotto a questa visita di 2 settimane dove mi  hanno permesso di assistere a 20 interventi di HoLEP,  e, condividendo il tempo con i due chirurghi che hanno eseguito le operazioni, penso di aver avuto il miglior addestramento possibile. 

Intende dire che, nonostante lei provenga da una famosa università di uno stato ricco e tecnologicamente sviluppato, ha avuto necessità di venire sino a qui per ricevere un  aggiornamento tecnico da voi non disponibile?
Si, è vero. Stanford è un centro di eccellenza e ce ne sono molti altri negli States, ma questo tipo di training non è presente nel mio paese dove i  chirurghi non hanno tempo per ospitare un visitatore. Qui il Dott. Vavassori e il Dott. Hussein si sono dimostrati molto generosi, dedicandomi il loro tempo prezioso, sia dentro sia fuori dalla sala operatoria.

Craig allora speriamo che queste due settimane abbiano soddisfatto le Sue aspettative?
Questi quindici giorni hanno oltrepassato le mie aspettative. Sono soddisfatto al 100% ed ora sono sicuro di poter introdurre questa tecnica chirurgica a Stanford.

Pensa di tornare a casa con un bagaglio tecnico e culturale che Le dia maggiori conoscenze tali da poter iniziare ad eseguire questo tipo di chirurgia?
Si, ne sono certo.

Il periodo assieme sta terminando; dopo questa esperienza torna a casa mantenendo l’idea iniziale riguardo ai vantaggi apportati da questa tecnica rispetto alla chirurgia tradizionale?
Si, ho anche 20 anni di studi clinici a supporto di questa tesi.

Pensa che questa esperienza sarà utile anche per altri?
Assolutamente si: io lavoro in un ospedale dove prepariamo specializzandi, medici che diventeranno giovani urologi che, nel futuro prossimo, dovranno curare pazienti; e se io insegnerò loro questa tecnica chirurgica la eseguiranno, insegnandola a loro volta ad altri specializzandi.

C’è qualcuno che secondo Lei ha contribuito a ottimizzare la Sua esperienza trevigliese?
Oltre al Dott. Vavassori e al dott. Hussein ho avuto la fortuna di incontrare Peter Assembergs che è stato anche un eccellente padrone di casa.

Fonte: www.asst-bgovest.it
Foto: da sinistra, il dott. Ivano Vavassori, il Prof. Craig Comiter e il dott. Yasser Hussein in Sala Operatoria

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