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Cardiochirurgia pediatrica d’urgenza: il San Donato centro di riferimento in Lombardia

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Redazione 6 Aprile 2020
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Il Policlinico San Donato è stato identificato da Regione Lombardia come centro di riferimento per la cardiochirurgia e la cardiologia pediatrica: ci sono infatti emergenze, come le nascite di bambini affetti da cardiopatie congenite, che nemmeno il Coronavirus può fermare. 

Per continuare a garantire cure tempestive e di eccellenza, la Regione Lombardia ha individuato all’interno del territorio alcuni ospedali di riferimento, denominati hub, nei quali far confluire emergenze e urgenze. 

Il Dott. Alessandro Giamberti, responsabile delle unità di Cardiochirurgia Pediatrica e Cardiochirurgia dei Congeniti Adulti, ci spiega come è stata riorganizzata l’attività al Policlinico San Donato, ospedale oggi quasi interamente dedicato alla gestione dei pazienti affetti da coronavirus.

Emergenze, urgenze

Partiamo dalla definizione di emergenze, urgenze e attività elettiva:  “Sono considerate emergenze le cardiopatie congenite complesse, come la trasposizione delle grandi arterie o il cuore sinistro ipoplasico – spiega il dottore -. Per esse è di solito programmato il parto e il neonato richiede immediata assistenza anestesiologica. I neonati devono essere operati in 2, massimo 5 giorni dalla nascita”.

Tempi un po’ più lunghi per le urgenze: “Si tratta dei piccoli pazienti che hanno bisogno di un intervento cardiochirurgico dell’arco di 2-4 settimane – distingue il medico -. 

In questi casi, i bambini di tutta la Lombardia vengono fatti confluire al Policlinico San Donato, garantendo continuità nel percorso di cure e in stretta collaborazione con cardiochirurghi e cardiologi degli altri centri. 

Tutti gli altri interventi procrastinabili (NDR i cosiddetti interventi in attività elettiva) vengono invece riprogrammati”.

Massima sicurezza con aree e personale dedicati

Al Policlinico San Donato la maggior parte dei posti letto di Terapia Intensiva è ora dedicata ai pazienti affetti da coronavirus con gravi complicanze respiratorie.

È stata parzialmente riconvertita l’unità esistente ed è stata costruita un’area intensiva ex-novo, per un totale di 28 postazioni. 

“Nonostante la ristrutturazione – spiega il dottore – la parte pediatrica della terapia intensiva è rimasta invariata con 8 posti letto. È un’area separata da un vero e proprio muro, che garantisce isolamento rispetto agli altri pazienti. 

Se dovessimo avere bisogno di altri posti, potrà essere utilizzata anche un’altra zona della sala operatoria. 
Secondo le nostre stime, però, dovremmo riuscire a gestire completamente l’intero fabbisogno della regione. 

In base all’incidenza delle cardiopatie congenite ad al tasso di natalità della Lombardia, calcoliamo 70-80 urgenze all’anno, per cui circa 6-8 al mese”. 

Il criterio di esclusività è stato applicato anche nella selezione del personale medico e infermieristico: 

“È stato scelto un team di anestesisti con la maggiore esperienza in campo pediatrico che ci si occupano della componente anestesiologica durante l’intervento e delle cure post-operatorie in terapia intensiva. 

Cardiochirurghi e cardiologi, invece, trattano da sempre esclusivamente i pazienti cardiopatici congeniti  – approfondisce il dottor Giamberti -. 

I genitori possono stare tranquilli: i percorsi della cardiochirurgia pediatrica sono separati e isolati da quelli dei pazienti COVID e l’accesso al reparto di degenza, che mantiene i 38 posti letto, è vigilato e contingentato”. 

La riorganizzazione dell’attività 

“Abbiamo creato una rete di comunicazione tra i vari centri – spiega il dottore -. Con alcuni erano già attive collaborazioni e convenzioni, come con l’Ospedale San Raffaele e il Buzzi, mentre con gli altri ospedali abbiamo attivato i contatti con i primari di riferimento. 

Ogni mattina invio ai colleghi delle cardiologie e cardiochirurgie pediatriche della Lombardia un aggiornamento sui posti letto disponibili in Terapia Intensiva e organizziamo gli arrivi dei neonati urgenti.

Abbiamo rimandato a data da destinarsi gli interventi in elezione, che possono essere posticipati anche di 3-6 mesi.

Per quanto riguarda i bambini che erano già ricoverati prima dello scoppio dell’emergenza, continua la loro degenza in totale sicurezza”. 

La gestione del rimpatrio dei piccoli pazienti stranieri

Attenzione anche ai piccoli pazienti stranieri: “Abbiamo dovuto risolvere con le Ambasciate il problema dei pazienti stranieri e delle loro mamme bloccati da noi, senza possibilità di rientrare nel Paese di origine a causa dello stop dei voli. 

Il nostro centro è sempre stato punto di riferimento internazionale per le cardiopatie congenite e avevamo una decina di bambini dismissibili, provenienti da Egitto, Tunisia e Romania, e in attesa di rimpatrio. 

La situazione si è sbloccata per la maggior parte di loro, stiamo lavorando per poter mandare a casa gli ultimi due”. 

I consigli per i genitori di bambini cardiopatici

“I bambini non sono immuni dal contagio – spiega Giamberti – ma ne soffrono meno, sviluppando sintomi lievi o con un decorso della malattia asintomatico. 

Quando e se un bambino con cardiopatie congenite presenta dei sintomi è fondamentale seguire le indicazioni del pediatra e del cardiologo di riferimento. 

Ai genitori che continuano a lavorare o per necessità escono di casa e che temono di essere un pericolo per i propri figli, suggerisco per esempio di:

  • separare gli indumenti utilizzati all’esterno, possibilmente in una stanza dedicata della casa;
  • cambiarsi e lavarsi prima di entrare in contatto con il bambino;
  • evitare in modo assoluto di portare i bambini dai nonni, perché la popolazione anziana è quella più a rischio. 

Stare a case e limitare i contatti è fondamentale”, conclude il medico.

Fonte: www.grupposandonato.it

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