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Artrosi: nuove tecnologie nella chirurgia protesica e terapia rigenerativa

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Redazione 8 Gennaio 2021
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Le articolazioni sono particolarmente soggette a sviluppare patologie di natura talvolta infiammatoria acuta, talora cronico-degenerativa: l’artrosi non è una semplice malattia degenerativa delle cartilagini articolari, approfondiamo le nuove tecnologie nella chirurgia protesica e terapia rigenerativa. Ne parliamo con il dottor Tiziano Villa dell’Ortopedia e Traumatologia di G. B. Mangioni Hospital di Lecco.

Stato dell’arte nella cura dell’artrosi: quali sono le nuove prospettive nella cura delle patologie articolari

“Nella medicina moderna si è concordi – spiega il dottor Villa – nell’identificare l’artrosi non più come un puro processo degenerativo, bensì come l’espressione patologica dell’usura, dell’infiammazione e dello squilibrio immunologico articolare. L’insieme delle interazioni microscopiche tra le strutture che compongono l’articolazione (cartilagine, membrana sinoviale, liquido sinoviale) è detto microambiente articolare. In condizioni patologiche, il suo squilibrio porta alla formazione del danno articolare ponendo le basi necessarie all’insorgenza, sviluppo e progressione dei fenomeni artrosici. In molti casi, la terapia farmacologica e la condroprotezione (integratori, cure fisiche, terapia infiltrativa) non sono sufficienti e la strada da percorrere è il trattamento chirurgico di sostituzione protesica. Oggi, però, la chirurgia delle articolazioni è cambiata grazie ad un approccio sempre più mininvasivo, frutto dell’unione di vie chirurgiche dedicate ed impianti ottimizzati anche grazie all’utilizzo di tecnologie di ultimissima generazione. Contemporaneamente, si fa strada la terapia rigenerativa con cellule staminali, con risultati promettenti che in alcuni casi permettono di evitare, od ampiamente procrastinare, l’intervento di artroplastica”.

In che direzione sta andando la chirurgia artroplastica?

“L’avvento della chirurgia di sostituzione totale dell’articolazione dell’anca (artroplastica dell’anca) ha rivoluzionato la cura di pazienti anziani affetti da patologie degenerative alle estremità articolari – chiarisce sempre il dottor Villa – mostrando via via ottimi risultati a medio-lungo termine, tanto da essere definita su The Lancet “l’intervento del secolo”Oggi l’obiettivo di tutti gli interventi di artroplastica è la riduzione del dolore e il ripristino della funzionalità articolare nella “nuova normalità” post-chirurgica.
Nel corso degli anni, l’introduzione di tecniche chirurgiche mininvasive, combinate allo sviluppo di soluzioni protesiche dal design innovativo e con l’impiego di tecnologie e materiali di ultima generazione, ha permesso di ampliare le indicazioni chirurgiche e consentendo il ritorno ad una nuova normalità anche ai pazienti giovani, financo al ritorno alle attività sportive. I nuovi interventi chirurgici risparmiano i tessuti molli e permettono un rapido recupero anche dopo interventi di chirurgia maggiore, come osservo tra i pazienti di G.B. Mangioni Hospital”.

Questo vuol dire che le nuove protesi sono più affidabili?

“I requisiti indispensabili per il successo a lungo termine delle componenti protesiche sono: compatibilità con l’organismo, stabilità primaria, capacità di integrarsi nell’osso, resistenza all’usura e all’attrito, disegni ottimizzati all’anatomia umana ed il rispetto dei tessuti” – approfondisce il dottor Villa. Oggi il chirurgo ortopedico può disporre di impianti realizzati con materiali e processi produttivi avanzati, tra cui stampa 3D e rivestimenti superficiali, che garantiscono caratteristiche ipoallergeniche e dunque un basso rischio di rigetto, ed additivi antiossidanti per allungare la longevità dell’impianto.

Quali sono queste tecnologie a disposizione per la chirurgia ortopedica?

“Possiamo individuare tre grandi gruppi – spiega sempre il dottor Villa – le strutture metalliche porose stampate in 3D, i rivestimenti superficiali avanzati e il polietilene additivato con vitamina E.

Cosa hanno di vantaggioso per il paziente le protesi metalliche stampate in 3D?

Le strutture metalliche stampate in 3D partendo da polveri di titanio sono strutture metalliche altamente porose, capaci di ricreare una struttura simile all’osso spongioso umano. Possono essere realizzate anche su misura per il trattamento dei casi clinici più complessi su ricostruzioni TC.
Nella mia Unità Operativa, questi impianti sono il gold standard, ovvero la normalità di utilizzo per i pazienti candidati a chirurgia protesica dell’anca, ginocchio e della spalla poiché garantiscono maggior successo dell’impianto, sia a breve che nel lungo termine.

Cosa si intende per rivestimenti superficiali avanzati e cosa cambia per chi viene operato?

Con trattamenti superficiali avanzati, si intendono i rivestimenti ceramici applicati su materiali metallici, come per esempio il TiNbN, utilizzato per ricoprire e sigillare le componenti metalliche dei sistemi di protesi di ginocchio, spalla, anca e impianti dentali, con molteplici vantaggi.          
Grazie all’elevata durezza e resistenza all’abrasione, questo trattamento aumenta la resistenza delle superfici articolari contro graffi e danneggiamenti e migliora la capacità di resistere all’attrito e all’usura. Per di più questo rivestimento fa sì che le protesi siano tollerate anche da pazienti con nota ipersensibilità a uno o più metalli presenti nella lega di cui è costituito il dispositivo. Inoltre, il rivestimento rende più difficile la proliferazione e colonizzazione batterica sulla superficie dell’impianto, con ulteriore riduzione dei rischi chirurgici a vantaggio della sicurezza del paziente.

Polietilene con Vitamina E: perché è un plus per il paziente che si sottopone ad artroplastica?

Il polietilene ad elevatissimo peso molecolare è un materiale che trova ampio impiego nella realizzazione di componenti protesiche articolari, ma è soggetto a un processo di degradazione che alla lunga provoca un’usura precoce e provoca fenomeni infiammatori che conducono al fallimento protesico. Invece, aggiungendo additivi come la vitamina E, il materiale resiste all’ossidazione ed all’usura, senza perdere le sue proprietà meccaniche.
Tradotto in termini di vantaggi per il paziente, la protesi resiste e mantiene le funzionalità meccaniche più a lungo con conseguente riduzione del rischio di usura e dunque revisione dell’impianto, evento da scongiurare il più possibile specie nei soggetti giovani ed in generale a chiunque voglia rientrare a svolgere appieno le proprie attività, anche sportive.

La terapia rigenerativa è un’altra nuova importante prospettiva nel trattamento delle articolazioni. In cosa consiste e quali sono i vantaggi di questo approccio terapeutico?

“Nella pratica clinica moderna, per il trattamento di condropatie di grado medio-avanzato – conclude il dottor Villa – l’infusione di cellule staminali prelevate da tessuto adiposo sembra essere l’ultima frontiera per la ristrutturazione del micro-macro ambiente articolare, sempre in associazione alle terapie infiltrative con acido ialuronico. Si è scoperto che il sito di prelievo più accessibile non è rappresentato dal midollo osseo, bensì dal tessuto adiposo addominale.
Da questa sede, le cellule possono essere facilmente prelevate mediante microliposuzione, processate e reinfuse nella cavità articolare da trattare, al fine di indurre il tessuto danneggiato ad una rigenerazione. Contrariamente a quanto si possa ipotizzare, il tessuto adiposo è fisiologicamente presente nelle articolazioni e particolarmente rappresentato nel ginocchio e nell’ anca e concorre in maniera cruciale nel mantenimento dell’equilibrio del microambiente articolare. Il tessuto adiposo articolare tende a trasformarsi in tessuto cartilagineo, sotto l’effetto di stimoli, che vengono amplificati con la procedura. Sono comunque necessari ulteriori studi clinici per valutare l’efficacia a medio-lungo termine del trattamento anche se i risultati finora ottenuti sembrano essere molto promettenti”.

Fonte: www.gvmnet.it

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