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“Ossa grosse”: mito o realtà?

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Redazione 8 Febbraio 2021
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Quando si parla di “ossa grosse” si creano conflitti anche molto intensi fra chi le identifica come una leggenda metropolitana e chi invece ci vede una verità scientifica con cui fare i conti, soprattutto se si è in sovrappeso: mito o realtà? Dove sta la verità? Ne abbiamo parlato con il Dott. Massimiliano Piolanti, Biologo Nutrizionista del Gruppo GVM Care & Reasearch.

Ecco la domanda fondamentale: esistono davvero le “ossa grosse”?

Prima di tutto bisogna dire che sicuramente vi sono componenti da considerare quando si studia la condizione del paziente nel suo complesso: componente fenotipica, genetica e strutturale. È quindi possibile misurare con parametri piuttosto precisi la presenza di tessuto osseo e tessuto muscolare. Questo score consente poi di stabilire quantità ben definibili dell’uno e dell’altro, così come della massa grassa all’interno del corpo. Ma anche se la quantità di tessuto osseo può cambiare da persona a persona, quando si analizzano le trasformazioni del paziente nel corso della sua vita, ci si rende conto che non sono certamente le ossa a incidere in modo determinante sull’evoluzione.  

Quindi quanto è davvero possibile che la struttura delle ossa influisca sul peso?

Molto poco. Se prendiamo un campione della popolazione italiana a parità di età, stile di vita e caratteristiche, quindi con un errore di campionamento ridotto al minimo, un buon 90% di quelle persone vede nella struttura ossea un alibi. Esistono certamente singole situazioni più complesse, con patologie da trattare in modo specifico, ma in ambulatorio ne vediamo pochissime. Qualcosa di molto simile accade ad esempio quando il paziente si presenta affermando di avere un metabolismo “lento”.  

Esistono delle formule matematiche con cui stabilire se si hanno o meno le ossa grosse?

Sono disponibili migliaia di formule generiche che possono essere utilizzate. È possibile calcolare la propria costituzione corporea misurando ad esempio la circonferenza del polso destro, subito sotto la base della mano. In questo modo si può valutare a quale tipo morfologico si appartiene: brachitipo, longitipo, normotipo. Ma questo non esaurisce la questione. Ogni situazione dipende da troppe variabili per poter essere liquidata con la scusa delle “ossa grosse”: altezza, alimentazione, attività fisica, ecc. Per questo è essenziale rivolgersi a un professionista specializzato e non limitarsi a fare ricerche sul web in autonomia. Soltanto la valutazione clinica permette di capire se c’è una tendenza a incrementare la massa grassa, se viene pratica un’attività fisica adeguata, se il riposo è corretto in quantità e qualità, se bisogna tenere conto di una predisposizione genetica. Solo così il professionista può dare una soluzione pratica, che aiuti davvero la persona a stare meglio. 

A cosa serve il bioimpedenziometro?

Fra i vari tipi di strumenti disponibili per la nostra professione, il bioimpedenziometro è molto utile per capire in che direzione va il paziente. Può essere prezioso nella misurazione della composizione corporea e della massa grassa, così come nella stima del metabolismo. Ne esistono di diverse tipologie. In ambulatorio utilizzo bioimpedenziometro validato con metodiche gold standard per la misurazione corporea e quindi idoneo all’uso diagnostico medicale. Ha una caratteristica che si rivela fondamentale in un approccio a 360 gradi: è stato accoppiato alla metodica diagnostica standard per misurare con ancora maggiore precisione il distretto corporeo interessato. Per avere una visione integrata, consiglio sempre di unire le varie metodiche, anche per evitare che un errore di valutazione possa rendere meno limpido il risultato del percorso. Se ad esempio misuro le circonferenze di torace, braccia, cosce, ecc. e in seguito incrocio quei dati con quelli ottenuti con altri metodi, sarò il più vicino possibile a un’idea corretta della situazione. Tutto deve sottostare all’aspetto clinico. 

Quale tipo di percorso può fare il paziente presso il Primus Forlì Medical Center?

Dato che ogni persona ha caratteristiche irripetibili, la valutazione completa passa anche dall’analisi del sistema nervoso autonomo, centralina del metabolismo e della gestione del sistema: essendo diviso in simpatico e parasimpatico, l’attività metabolica e il suo spegnimento devono essere equilibrati e dinamici. Per avere un’immagine ancora più completa, valutiamo il sistema nervoso autonomo, un indicatore di salute a 360 gradi. In questo modo, misuriamo l’autonomia del sistema e anche la gestione dello stress, poiché se la respirazione è corta (overbreathing), si ripercuote sul sistema corpo in generale. Non solo la componente corporea è importante. Con l’esperienza, ho riscontrato un impatto sempre maggiore della componente psichica ed emotiva in questo campo. Avere il più alto numero possibile di dati facilita il raggiungimento dell’obiettivo, ovvero arrivare al quadro generale della persona e studiare il miglior programma su misura. 

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