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Gioco d’azzardo patologico: la rete dei servizi in Lombardia

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Redazione 22 Marzo 2021

Il lockdown ha parzialmente “spento” il gioco d’azzardo in Lombardia: in primavera si è registrata una drastica diminuzione delle giocate, che invece sono risalite anche oltre il livello pre-pandemia a novembre. Un “sali e scendi” continuo che insegue il trend delle chiusure e ripartenze. È questo il profilo della curva per quanto concerne il gioco d’azzardo in Italia.

Durante la chiusura totale della scorsa primavera si è assistito, infatti, ad un dimezzamento del ricorso alle giocate. Secondo uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) l’abitudine al gioco è passata dal 16,3% del periodo pre-pandemia al 9,7% del lockdown. Nei mesi successivi si è assistito poi ad una continua risalita con innalzamento del dato che arriva a superare quello del periodo pre-pandemia con il 18% riferito al mese di novembre con le riaperture parziali.

Lo stesso andamento è stato confermato anche dall’analisi portata avanti dagli specialisti di “Spazio Gio”, lo sportello contro il gioco d’azzardo patologico che ha iniziato la sua attività a Niguarda nel 2020.

La gravità delle condotte di gioco si è notevolmente ridotta anche nel nostro campione, costituito da pazienti affetti da gioco d’azzardo patologico (DGA) tra i 21 e i 56 anni” – spiega Ivan Limosani, psichiatra e referente per il progetto Spazio Gio. “Tuttavia, nella successiva fase caratterizzata dalla presenza di restrizioni di diverso tipo (negli spostamenti, nelle frequentazioni interpersonali, nelle attività ludiche e culturali) ma non nelle pratiche legate al gioco d’azzardo, le condotte di gioco sono riprese, se non addirittura peggiorate. Inoltre, nel nostro campione, i giocatori abituati al gioco in luoghi fisici non sono passati al gioco online e le due popolazioni di giocatori on-site e online sono rimaste ben distinte. Dall’analisi dei dati a livello nazionale e dei nostri a livello locale emerge che le chiusure in pratica hanno fatto da deterrente, anche se va ricordato che l’isolamento forzato da lockdown in alcuni caso ha determinato lo spostamento su altre dipendenze, ad esempio sostanze o alcol o l’insorgenza di altri stati di malessere come ansia e depressione”.

Il gioco d’azzardo patologico è un disturbo che condivide le stesse caratteristiche cliniche delle altre dipendenze patologiche. Ad oggi, però, è ancora poco diffusa la consapevolezza che questo fenomeno sia un vero e proprio disturbo e quindi che, in quanto tale, richieda specifici percorsi di cura e di riabilitazione. Tuttavia i dati indicano che solo a Milano siano a rischio dipendenza 25.000 persone e l’aumento dei pazienti seguiti dalle strutture cittadine è del 4% nel 2019.

A Niguarda da alcuni mesi è attivo un servizio di supporto dedicato proprio alla prevenzione del gioco d’azzardo patologico, grazie al lavoro di un’équipe di psicologi, assistenti sociali, tecnici della riabilitazione psichiatrica e psichiatri nei casi di richiesta specifica.

“Spazio Gio”, questo il nome del servizio, è stato pensato per intercettare i casi che si trovano in stadi intermedi, prima che il problema possa raggiungere dimensioni di difficile gestione. L’intento è quello di coinvolgere e saper ascoltare le richieste d’aiuto anche dei familiari, spesso i primi a rilevare il problema. “La maggior parte degli utenti che si rivolgono al nostro sportello sono maschi con un’età media di 40-55 anni, anche se non mancano giovanissimi e donne– indica Limosani. Spesso il principale canale di gioco per cui chiedono supporto sono le giocate alle slot machine. Queste persone si ritrovano a vivere situazioni familiari complicate su cui il gioco impatta drammaticamente. La dipendenza ha poi ricadute anche su altri ambiti come quello lavorativo, per chi soffre di gioco d’azzardo patologico infatti può succedere che il comportamento sia talmente radicato da inficiare le performance lavorative con ritardi o mancanze. E questo porta a difficoltà nel mantenere il posto e conseguenti problemi economici. Ci ritrova così messi alle strette in circoli viziosi difficili da spezzare senza un valido aiuto”.  

Gioco d’azzardo patologico: la rete dei servizi

I Servizi preposti da Regione Lombardia alla diagnosi e cura del Gioco d’azzardo patologico sono i Servizi ambulatoriali per le Dipendenze pubblici o privati accreditati (SerD/SMI). Ad essi si può rivolgere la persona che ha il problema, ma anche un familiare, un amico o conoscente.

I Servizi per le Dipendenze (SERD e SMI) offrono informazioni, consulenze e trattamenti in relazione al Disturbo da Gioco d’Azzardo.

Presso alcuni Ospedali sono inoltre presenti sportelli informativi in grado di rispondere a ogni domanda e a dare tutte le indicazioni relative a questa patologia.

CLICCA QUI per accedere alla pagina di Regione Lombardia con tutte le informazioni sugli sportelli dedicati per ciascuna provincia

I Servizi per le Dipendenze sono totalmente gratuiti, ci si può rivolgere senza necessità di richiesta da parte del proprio Medico di Medicina Generale, prendendo un appuntamento per telefono o via mail.
È garantita la massima riservatezza, in ottemperanza alle normative sulla privacy e, se si ritiene, si può richiedere l’anonimato.

All’interno di questi Servizi lavorano medici, psicologi, educatori professionali, assistenti sociali e infermieri che, a seconda dei bisogni e delle richieste di chi vi si rivolge, offriranno le risposte più appropriate per il Disturbo da Gioco d’Azzardo e per ogni altra tipologia di dipendenza.

È importante sapere che, come per molte altre patologie, anche per il Disturbo da Gioco d’Azzardo, più precoce è l’intervento terapeutico, maggiore è la possibilità di avere buoni risultati e di risolvere il problema.

Oltre alla assistenza degli ambulatori pubblici e privati (SerT e SMI), la rete assistenziale offre altre alternative. Con l’approvazione della delibera n. 585 del 2018, si è provveduto a rendere ancora più efficace l’approccio al fenomeno patologico potenziando, oltre alla cura e alla riabilitazione, l’aspetto della Diagnosi Precoce.

Fonte: www.ospedaleniguarda.it e www.regione.lombardia.it

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