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Approfondimenti Medicina

Quali sono le cause della cistite recidivante, come riconoscerla e trattarla

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Redazione 1 Dicembre 2022
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Circa una donna su due ha sperimentato o sperimenterà almeno una volta nella vita la cistite: cosa fare quando diventa un problema recidivante? Per alcune, infatti, gli episodi sono sporadici, per altre invece il fastidio diventa ricorrente o addirittura cronico, aprendo la strada a un circolo vizioso fatto di continue terapie antibiotiche, visite ed esami.

Quando si può parlare di cistite recidivante? Lo abbiamo chiesto al Dott. Andrea Callea, urologo presso l’Ospedale Santa Maria di Bari e Villa Lucia Hospital di Conversano.

«Quando in un anno si verificano almeno 3 episodi di cistite oppure due episodi nell’arco di sei mesi, allora si parla di cistite recidivante, anche se, nella maggior parte dei casi, il disturbo è ancora più frequente».

Cistite recidivante, quali sono i sintomi

Nella cistite recidivante, i sintomi sono quelli della forma episodica:

  • Aumentata frequenza della minzione associata all’urgenza di urinare;
  • Sensazione di bruciore durante e dopo la minzione;
  • Necessità di urinare spesso anche di notte;
  • Talvolta la presenza di sangue nelle urine (ematuria).

«Tutti questi sintomi inficiano sulla qualità della vita, del riposo notturno e anche della vita di coppia, visto lo stretto legame con la sessualità» precisa il Dott. Callea. «Seguendo le giuste strategie, è possibile però trovare sollievo, anche se una guarigione completa purtroppo non sempre è possibile».

Alcuni batteri hanno la capacità di penetrare attraverso le cellule che rivestono la mucosa vescicale. Si tratta di batteri che hanno perso la parte esterna, ma che riescono a entrare nelle cellule, dove si mettono al riparo dagli antibiotici. Può succedere dunque che l’urinocoltura risulti negativa, ma che i batteri “nascosti” creino comunque dei sintomi.
«Con le giuste misure quotidiane è possibile ottenere buoni risultati, mantenendo asintomatica la situazione: è come se mettessimo a tacere i batteri, anche se non riusciamo a eradicarli del tutto».

Le possibili cause

La principale e più diffusa causa della cistite sta nelle cattive abitudini quotidiane. Procrastinare la minzione pur avvertendo lo stimolo consente agli eventuali batteri presenti di moltiplicarsi e diventare aggressivi. Oppure bere troppo poco fa sì che le urine risultino più concentrate, la vescica si svuota più raramente e i batteri hanno più tempo per proliferare indisturbati».

Passiamo alla seconda causa più frequente. Nel 60% dei casi le cistiti sono legate all’attività sessuale, che espone facilmente le donne al rischio di risalita dei batteri lungo il canale uretrale dall’introito vaginale, soprattutto in presenza di un’eccessiva contrattura del pavimento pelvico. Il disturbo è molto frequente soprattutto nelle giovani donne e spesso sta alla base del vaginismo o della vestibolite vulvare, patologie che predispongono alle cistiti ricorrenti.
Inoltre, se i muscoli del pavimento pelvico sono molto contratti, è più facile andare incontro
a micro-ulcerazioni a livello uretrale che facilitano l’attacco dei germi patogeni.

I consigli dello specialista sono quindi questi: «Imparare alcuni esercizi che rilassano il pavimento pelvico e curare l’igiene sessuale, per esempio urinando subito dopo i rapporti per eliminare gli eventuali batteri dall’uretra».

Un’altra causa della cistite recidivante risiede nella familiarità. Alcune donne sono infatti più predisposte di altre all’infezione perché producono minori livelli della proteina di Tamm- Horsfall, detta anche uromodulina, normalmente presente nelle urine dei soggetti sani è utile per almeno due motivi: previene la formazione di calcoli e intrappola le fimbrie dei batteri presenti nelle vie urinarie. Non è quindi raro che, se la mamma soffre di cistite recidivante, anche le figlie e le nipoti ne soffrano.

Infine, anche disordini dell’intestino possono essere causa della cistite. I batteri “cattivi” possono infatti prendere il sopravvento e risalire verso la vescica attraverso due meccanismi. Possono colonizzare il perineo, in particolare nella zona vulvare, e poi imboccare l’uretra, che nelle donne è molto breve e sbocca nelle vicinanze dell’introito vulvare, per cui il passaggio di germi intestinali è piuttosto semplice. Oppure, i batteri possono sfruttare la via linfatica: in caso di disbiosi, infatti, le giunzioni strette che uniscono le cellule dell’epitelio intestinale si allentano e consentono il passaggio di alcuni batteri che riescono a raggiungere la vescica.

Il consiglio del Dott. Callea in questo caso è quello di mantenere una buona igiene dell’alvo, che significa essere “regolari” negli appuntamenti con il bagno, seguire un’alimentazione ricca di fibre, evitare l’abuso di farmaci, in particolare antibiotici e mantenere uno stile di vita attivo.

Come trattare la cistite recidivante

Spesso, a ogni episodio di cistite viene immediatamente prescritto l’antibiotico. «Bisogna però precisare che l’assunzione frequente di questi farmaci rischia di ottenere l’effetto opposto rispetto a quello sperato: agendo ad ampio spettro, infatti, finiamo con l’impoverire la flora batterica buona e rafforzare quella patogena». – afferma il Dottore.
Bisogna agire prima di tutto sulle buone abitudini quotidiane, poi si può tentare una soluzione con l’uso di integratori mirati e solo alla fine ricorrere agli antibiotici, sempre indicati dal medico in base al risultato dell’antibiogramma.

Se non opportunamente trattate, le cistiti recidivanti possono aprire la strada ad alcune complicanze:

  • I batteri possono risalire nelle alte vie urinarie, determinando la pielonefrite ossia un’infezione a carico dei reni;
  • Può facilitare la comparsa di setticemia in caso di gravidanza o qualora ci si sottoponga a un intervento a carico delle vie urinarie;
  • Recenti studi hanno dimostrato che uno stato di infiammazione cronica dell’epitelio vescicale potrebbe addirittura predisporre ad alcune forme tumorali.

Ci sono integratori davvero efficaci?

Per molto tempo è stato propagandato l’uso del mirtillo rosso, ma i più recenti studi scientifici non ne hanno dimostrato una reale efficacia.
Un valido aiuto può arrivare invece dal D-Mannosio. Si tratta di uno zucchero non assorbibile dall’intestino che viene eliminato attraverso le vie urinarie e costituisce una parte della proteina di Tamm-Horsfall, quella che impedisce ai batteri di aderire alle pareti vescicali. Può essere utilizzato sia in forma terapeutica per trattare la cistite acuta ma anche in forma preventiva con cicli di 15 giorni al mese per almeno 6-7 mesi o secondo le indicazioni dello specialista di riferimento.

«Oltre a questo, si possono associare anche dei probiotici per risolvere l’eventuale disbiosi intestinale», suggerisce l’esperto.

Fonte: www.gvmnet.it

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