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Alimentazione contro il diabete: fibre e movimento

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Francesca 28 Marzo 2023
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Il diabete di tipo II è una patologia che generalmente si presenta negli adulti ed è spesso associata a sovrappeso, obesità o, più in generale, a un’alimentazione squilibrata. L’incontro con uno specialista dell’alimentazione può aiutare il paziente a prendere consapevolezza delle proprie abitudini alimentari e intraprendere i primi passi per migliorarle.
Oltre al trattamento con farmaci ipoglicemizzanti (dove indicato), la terapia del diabete di tipo II trova infatti grande giovamento da un’alimentazione sana ed equilibrata, unita a una moderata attività fisica dopo i pasti.

Per approfondire questi temi, abbiamo intervistato la Dottoressa Nicole De Sario, dietista presso il Primus Forlì Medical Center.

Diabete e alimentazione, il primo passo verso un percorso ritagliato su misura

Nel corso della prima visita, la dietista raccoglierà tutti i dati necessari a inquadrare le condizioni di salute del paziente, in particolare:

  • l’anamnesi personale e familiare, per mettere in luce le principali problematiche e i sintomi riferiti dal paziente;
  • i valori antropometrici: altezza e peso, per calcolare il BMI (indice di massa corporea), e la circonferenza della vita, che aiuta a calcolare il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari o sindrome metabolica;
  • le abitudini alimentari quotidiane;
  • i risultati di precedenti esami diagnostici e le terapie farmacologiche in corso: se il paziente ha già una diagnosi di diabete di tipo II, è importante portare con sé i risultati degli esami, in modo che la dietista ne possa prendere visione per valutare lo stato di salute del paziente.

Il primo obiettivo: perdere il 7% di peso

In seguito a una diagnosi di diabete di tipo II, il primo aspetto da valutare è la presenza concomitante di sovrappeso o obesità, condizioni che spesso si riscontrano nei pazienti diabetici. In questi casi, generalmente, si consiglia, come primo obiettivo, di perdere almeno il 7% del peso: si tratta di una misura che, oltre a migliorare la forma fisica del paziente, aiuta anche a controllare alcuni sintomi della patologia.

Due strumenti indispensabili: il diario delle glicemie e il diario alimentare

Per aiutarlo nella gestione del diabete, al paziente viene dato un diario delle glicemie, in cui riportare tutti i valori di glicemia registrati nel corso della giornata. In parallelo, è importante che il paziente aggiorni anche il proprio diario alimentare, tenendo traccia di ciò che mangia nel corso della giornata (tipo di alimento, porzione, orario).
L’uso combinato di questi due “strumenti” aiuta il paziente a prendere consapevolezza dell’effetto di ogni alimento sulla glicemia. In questo modo impara ad autoregolarsi limitando il consumo di alimenti che portano a rapidi picchi glicemici (come i dolci) e aumentando il consumo di alimenti ricchi di fibre che invece aiutano a mantenere la glicemia più stabile.

Tante fibre e una passeggiata dopo i pasti

Per i pazienti diabetici non esistono alimenti vietati in modo assoluto, ma è fondamentale ricordarsi di limitare il consumo di cibi ricchi di zuccheri, come dolci e bibite zuccherate, e ridurre il più possibile le bevande alcoliche.
Via libera, invece, al consumo di alimenti ricchi di fibre, come verdure, pasta integrale e pane integrale. La presenza di fibre rallenta l’innalzamento della glicemia dopo i pasti e contribuisce a tenere sotto controllo i sintomi del diabete.
Oltre a un’alimentazione sana ed equilibrata, la gestione del diabete è favorita anche da una blanda attività fisica: una passeggiata leggera dopo i pasti principali è sufficiente ad agevolare l’attività dell’insulina (l’ormone che regola la glicemia) e a ridurre i picchi glicemici che si verificano dopo mangiato.
In alternativa alla passeggiata, si può iniziare a praticare attività fisica in casa, con l’aiuto di uno step o di una pedaliera, oppure inserire piccoli momenti di movimento nella propria giornata, per esempio usando le scale al posto dell’ascensore o ricordandosi di parcheggiare la macchina un po’ più lontana da casa.   

Dieta grammata: sì o no?

Il consiglio dei dietisti è quello di evitare le diete grammate, cioè le diete che indicano per ogni pasto il tipo e i grammi di alimenti da assumere. «Questa pratica non aiuta il paziente a prendere consapevolezza della propria alimentazione», spiega la dottoressa De Sario «La dieta grammata rende il paziente un soggetto passivo, che per un po’ seguirà le indicazioni ricevute ma, a lungo termine, si stancherà di seguire la dieta».

Molto più importante è costruire un rapporto di fiducia, che aiuti il paziente a distinguere tra alimenti salutari, come quelli ricchi di fibre che aiutano a tenere sotto controllo i picchi glicemici, e quelli che invece aumentano rapidamente la glicemia e devono quindi essere limitati. Assecondando questo percorso il paziente perderà perso in modo graduale e naturale: un approccio che garantisce maggiori possibilità di successo e risultati duraturi nel tempo.

Fonte: www.gvmnet.it

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