fbpx



Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Approfondimenti

Long Covid e sintomi respiratori: la parola allo pneumologo

blank
Redazione 24 Febbraio 2023
blank

A Como si è parlato di Long Covid con lo pneumologo dell’Ospedale Sant’Anna: un problema diffuso, che colpisce ancora oggi molte persone in Italia.

Long Covid, parla lo pneumologo

Il 22 febbraio sono ripresi gli incontri di “Como in salute” appuntamenti di informazione sanitaria e scientifica, proposti in chiave divulgativa e inerenti il benessere, gli stili di vita, le più frequenti problematiche relative alla salute, l’approccio ad alcuni temi di attualità sociale come il bullismo e la violenza sulle donne.

Il ciclo di conferenze – ospitato nella Pinacoteca Civica di Como – è organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Como con il Comune di Como – Musei Civici e la collaborazione dell’Associazione culturale Parolario.

Il programma degli incontri

Il 22 febbraio si è parlato di Long Covid con il dottor Claudio Sorino pneumologo all’ospedale Sant’Anna, il dottor Carlo Campana, direttore della Cardiologia e dell’Unità Coronarica all’ospedale Sant’Anna e la dottoressa Raffaella Clerici, direttore della Neurologia all’ospedale Valduce. Oggi riportiamo un estratto dell’intervento del dottor Sorino.

Long Covid – sintomi respiratori

Il cosiddetto long Covid, chiamato anche post Covid syndrome o ancora chronic Covid è utilizzato per indicare alcuni effetti a lungo termine dell’infezione da parte del virus SARS-CoV-2.

Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il termine si riferisce a sintomi che persistono oltre 3 mesi dopo la diagnosi di infezione acuta e che non trovano alcuna spiegazione alternativa.

È noto che il Coronavirus si trasmette attraverso l’inalazione di micro goccioline disperse nell’aria e i polmoni sono il suo principale bersaglio.

Nelle persone più fragili e soprattutto in epoca pre-vaccino, il SARS-CoV2 ha causato moltissimi casi di polmonite interstiziale, che si manifesta con progressiva difficoltà a respirare, tosse e bassi livelli di ossigenazione, spesso con necessità di ricovero, supplemento di ossigeno e nelle situazioni più gravi di ventilazione meccanica non invasiva o invasiva con intubazione.

L’eccessiva risposta del sistema immunitario (quella che è stata chiamata tempesta citochinica) può arrivare ad innescare un processo drammatico di ARDS (sindrome da distress respiratorio acuto) che è causa di una gravissima insufficienza respiratoria con elevato rischio di morte nonostante ventilazione meccanica e ossigenoterapia ad alti flussi.

Ne deriva che proprio i polmoni sono gli organi dove possono esitare i segni più importanti anche dopo che l’infezione è stata debellata, segni che si riflettono in sintomi che persistono per molto tempo.

Cosa accade dopo l’infezione da Covid

Dopo una grave polmonite da Covid-19, il tessuto polmone interessato evolve spesso verso una cosiddetta polmonite organizzativa ed infine è possibile che si realizzi un processo di fibrosi che rappresenta l’esito cicatriziale e che può essere permanente.

Una fibrosi post-Covid è il peggiore degli esiti polmonari della malattia ma a differenza di altre forme di fibrosi polmonare non sembra essere progressivo, anzi gli studi di follow-up hanno mostrato che molte persone hanno anche un certo recupero della funzionalità respiratoria che però può richiedere parecchio tempo, anche 6-12 mesi.

Il rischio di fibrosi post-Covid è maggiore in coloro che hanno sviluppato un polmonite molto estesa, quelli che hanno avuto bisogno di un ricovero prolungato e trattamenti più aggressivi, e nei soggetti di età più avanzata, visto che le capacità riparative e rigenerative possono essere meno efficienti.

In pazienti con forme meno gravi di Covid-19, il processo infiammatorio può limitarsi alle vie aeree, dai grossi bronchi ai bronchioli, innescando fenomeni di bronco-costrizione sovrapponibili a quelli dei pazienti asmatici al punto che si ipotizza che l’infezione possa slatentizzare forme di asma precedentemente asintomatiche.

A differenza di altri disturbi del long-Covid, quelli respiratori hanno una maggiore correlazione con la gravità dell’infezione e del danno acuto sviluppato a livello polmonare.

Di conseguenza è evidente che la vaccinazione anti-Covid, riducendo il rischio di polmonite grave, è in grado di mitigare anche le possibili conseguenze respiratorie a lungo termine.

I sintomi

Tra i sintomi più comunemente riportati a distanza di tempo e che possono avere un nesso con l’insulto broncopolmonare vi sono stanchezza/facile affaticabilità, dispnea, tosse e peso/dolore toracico.

I meccanismi che possono contribuire alla persistenza di tali sintomi includono la ridotta capacità di captazione dell’ossigeno da parte dei polmoni, il decondizionamento fisico dopo un ricovero prolungato, l’irritazione delle vie aeree o broncocostrizione, l’ipersensibilità dell’innervazione vagale e l’infiammazione condro-costale a livello della gabbia toracica.

Dinanzi a questi sintomi è fondamentale escludere cause differenti dagli esiti del Covid-19, quali ad esempio disturbi del sonno, patologie cardiache o bronco-ostruttive, anemia (carenza di emoglobulina nel sangue), reinfezioni respiratorie, reflusso gastroesofageo e scolo retro-nasale (quella sensazione fastidiosa di accumulo di muco nel retro della gola).

I test di funzionalità respiratoria comprendono diverse metodiche in grado di valutare lo stato di salute dei polmoni, misurando flussi e volumi polmonari, la capacità di diffusione alveolo-capillare, i livelli di saturazione d’ossigeno durante l’esercizio o il riposo notturno.

Il trattamento

Il trattamento dei disturbi respiratori del long Covid è prettamente sintomatico.

L’attività fisica, svolta autonomamente o nell’ambito di programmi riabilitativi, può apportare benefici cardiovascolari e muscoloscheletrici.

Nelle forme di maggiore compromissione fisica, la terapia occupazionale (una disciplina riabilitativa che utilizza come mezzo privilegiato le molteplici attività di ogni giorno) può essere d’aiuto nel promuovere il recupero della capacità di svolgere le attività della vita quotidiana e lavorativa delle persone.

Un supporto psicologico può essere richiesto in tutte quelle situazioni in cui l’infezione o il ricovero hanno indotto la comparsa di ansia e/o disturbi dell’umore.

I trattamenti sintomatici della dispnea includono esercizi respiratori, supplemento di ossigeno nei casi di documentata carenza, broncodilatatori e corticosteroidi inalatori nei soggetti con evidenza di iperreattività bronchiale o bronco-ostruzione.

Infine sedativi per la tosse e mucolitici possono contrastare rispettivamente tosse secca e produttiva, mentre antinfiammatori/analgesici sono generalmente efficaci per i dolori alla gabbia toracica da costocondrite (un’infiammazione a carico delle cartilagini costali).

Fonte: www.asst-lariana.it

Tags: