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Ictus cerebrale ischemico: il tempismo è essenziale

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Redazione 30 Giugno 2018
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Ictus ischemico: una malattia invalidante, con conseguenze che possono essere estremamente debilitanti. Anche in questo caso, come in quello di altre patologie gravi, prevenire è meglio che curare.

Statisticamente, i soggetti anziani sono quelli più esposti. Una percentuale del 5% dei casi riguarda però persone sotto i 50 anni, con una prevalenza degli uomini nella fascia sotto i 70 anni. Il dato si inverte col passare del tempo: superata questa età, infatti, sono le donne a essere più colpite. L’ictus ischemico rappresenta la prima causa di disabilità, la seconda di demenza e la terza di morte nel mondo industrializzato. L’esito è una disabilità nel 30% dei casi: dalla paralisi di un braccio alla “bocca storta”, si tratta di conseguenze serie che possono arrivare, se ad essere colpito è l’emisfero cerebrale disinistra, all’incapacità di parlare.

La medicina divide i fattori di rischio in modificabili e non modificabili. Tra questi ultimi, contano l’età, il sesso e la familiarità, oltre alla razza: gli europei (razza caucasica) presentano un’incidenza minore rispetto agli asiatici. Tra i fattori di rischio modificabili, invece, ci sono quelli relativi allo stile di vita. In particolare, il fumo di sigaretta, la sedentarietà e la presenza di altre patologie come il diabete, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione e la fibrillazione atriale. Il sovrappeso e una dieta poco ricca di frutta e verdura completano il quadro.

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Ma come riconoscere un attacco? I sintomi dell’ictus sono abbastanza evidenti: paralisi del braccio o di una gamba, difficoltà a parlare, deviazione della bocca. Se si sospetta di avere un ictus in corso, è fondamentale chiamare immediatamente il 118e farsi soccorrere da un’ambulanza che conduca al più vicino ospedale dotato di Stroke Unit. Sarà l’operatore ad allertare i soccorsi e il neurologo di guardia, che potrà provvedere a somministrare il trattamento giusto con rapidità. Ogni istante è prezioso: intervenendo nelle prime quattro ore, si riduce notevolmente il rischio di disabilità post-evento.

Per trattare un ictus in corso, la scienza medica attualmente può avvalersi della trombolisi sistemica e della trombectomia meccanica, utilizzabili anche in combinazione. Nel primo caso, si tratta della somministrazione di un farmaco per via endovenosa che scioglie il trombo formato nell’arteria cerebrale. Il secondo, invece, è un intervento di tipo meccanico: si inserisce un catetere in un’arteria e tramite questo si applica uno stent che ingloba il trombo e lo trascina fuori dalla circolazione sanguigna.

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