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Ebola ha finalmente una cura: ecco come funziona

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Redazione 15 Agosto 2019
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Nonostante il caos e la violenza presenti sul territorio, gli scienziati e dottori nella Repubblica Democratica del Congo hanno condotto una sperimentazione clinica di nuovi farmaci per combattere un focolaio di Ebola presente ormai da un anno, riporta la prestigiosa testata giornalistica Wired US.

Lunedì la buona notizia: i co-sponsor della sperimentazione presso l’Organizzazione mondiale della sanità e il National Institutes of Health hanno annunciato che due dei trattamenti sperimentali sembrano aumentare e di molto il tasso di sopravvivenza.

Già da qualche tempo un vaccino, sempre sperimentale, ha dimostrato di essere efficace nel prevenire il contagio da ebola, ma questa è la prima vera buona notizia per tutte quelle persone che la malattia l’hanno già contratta.

A partire dallo scorso novembre, centinaia di pazienti affetti da ebola nelle zone più colpite dall’epidemia sono stati scelti in modo casuale per ricevere una delle quattro terapie sperimentali: un farmaco antivirale (remdesivir) o uno dei tre farmaci a base di anticorpi monoclonali. I dati preliminari dei primi 681 pazienti (su 725) hanno riportato risultati così importanti che lo studio è stato concluso.

Il farmaco in uso attualmente, Zmapp, ha consentito di ridurre la mortalità dell’ebola portandola al 50%, un risultato promettente rispetto alla morte quasi certa in sua assenza, ma ancora troppo scarso per poter parlare di cura definitiva.

In questa sperimentazione il cocktail di anticorpi monoclonali prodotto da una società chiamata Regeneron Pharmaceuticals ha avuto il maggiore impatto sulla riduzione dei tassi di mortalità, portata al 29%, mentre l’anticorpo monoclonale chiamato mAb114 ha a sua volta abbassato la mortalità al 34 percento.

I risultati sono stati ancora più soddisfacenti per i pazienti che sono stati curati appena dopo aver contratto la malattia, quando le loro cariche virali erano ancora basse: i tassi di mortalità sono diminuiti all’11% con mAb114 e al 6% con il farmaco di Regeneron, rispetto al 24% con ZMapp e al 33% con Remdesivir.

L’ebola si infiltra nelle cellule delle sue vittime usando “proteine ​​appuntite” sul guscio esterno del virus. I ricercatori hanno scelto questa nuova generazione di anticorpi sulla base della loro capacità di legarsi con quelle proteine, bloccando la capacità del virus di accesso alle cellule e impedendogli di replicarsi e diffondersi. Il cocktail di farmaci consente anche di controrispondere alla capacità di ebola di mutare.

Foto di bhossfeld da Pixabay

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