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Approfondimenti Medicina

La scoliosi dell’adulto: sintomi, diagnosi e terapie

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Redazione 23 Maggio 2022
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Parliamo di scoliosi dell’adulto, una deformità della colonna vertebrale che può peggiorare a causa della degenerazione dei dischi vertebrali: sintomi, diagnosi e terapie.

La scoliosi dell’adulto è una deformità della colonna vertebrale in senso tridimensionale, dovuta a flessorotazione vertebrale che determina una curvatura del paziente sia dal punto di vista frontale (pendente lateralmente o scoliosi vera e propria), sia sagittale (dorso curvo con gibbosità o gobba). 

Differente dalla scoliosi adolescenziale dovuta solo a rototraslazione vertebrale congenita, la scoliosi dell’adulto peggiora anche e soprattutto a causa della degenerazione dei dischi vertebrali.

Approfondiamo l’argomento con il Dott. Riccardo Sinigaglia, Responsabile dell’U.O. di Ortopedia sez. VII dell’Istituto Clinico Città di Brescia.

Scoliosi dell’adulto: i sintomi 

La scoliosi dell’adulto si manifesta con: 

  • dolori alla colonna vertebrale, soprattutto a livello lombare, ma anche dorsale o cervicale, a seconda della gravità e della sede della scoliosi o deformità vertebrale;
  • progressiva deformità della colonna, in particolare con cifosi o gibbosità (dorso curvo) o con pendenza laterale (scoliosi).

La diagnosi

Fondamentale è la radiografia del rachide in toto, ossia con due proiezioni antero-posteriore e di profilo, e in ortostasi, ovvero eseguita in piedi, grazie alla quale si ottengono immagini della colonna al fine di identificare alterazioni congenite e processi degenerativi. 

Questo permette di: 

  • analizzare le deformità;
  • classificarne l’angolazione e quindi la gravità;
  • valutare eventuali dismetrie degli arti inferiori, come una gamba più corta dell’altra, che possono influenzare l’inclinazione iniziale del bacino o la presenza di asimmetrie di crescita del torace

In seconda analisi può essere utile sottoporsi ad una eventuale TAC o risonanza magnetica del rachide, generalmente parziali del segmento cervicale, toracico o lombare per valutare meglio: 

  • rotazioni vertebrali; 
  • deformità vertebrali singole, come emivertebre, vertebre unite, cuneizzazioni vertebrali in esiti fratture o saldature ossee spontanee; 
  • alterazione dei dischi intervertebrali o delle parti molli circostanti, come ernie discali secondarie, compressioni foraminali, stenosi foraminali o segmentarie, con o senza deficit neurologici.

La cura: dal trattamento conservativo alla chirurgia

Come percorso di cura, prima di tutto, va provato un: 

  • trattamento conservativo farmacologico antinfiammatorio e/o cortisonico;
  • utilizzo di bustino ortopedico in tela armata contenitivo;
  • stile di vita sano con riduzione del peso corporeo; 
  • ginnastica riabilitativa

Nel caso in cui questo approccio conservativo non determinasse i risultati sperati, è bene valutare l’eventuale ricorso alla chirurgia con decompressione e artrodesi vertebrale strumentata con viti e barre peduncolari, soprattutto in casi con: 

  • deformità vertebrale oltre i 40° di scoliosi
  • cifosi con difficoltà a mantenere lo sguardo retto; 
  •  problematiche neurologiche agli arti inferiori

Fonte: www.grupposandonato.it

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