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Stanchezza cronica, può essere Fibromialgia? Come scoprirlo

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Redazione 27 Luglio 2022
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Dolore e stanchezza cronica possono essere sintomi di fibromialgia: la reumatologa ci spiega di cosa si tratta e come riconoscerla.

Fibromialgia: di cosa si tratta

La fibromialgia è la malattia che ha costretto la cantante americana Lady Gaga a cancellare alcune date del suo tour europeo nel 2019. Si tratta di una sindrome che si manifesta principalmente con dolore intenso a muscoli, legamenti e tendini e che colpisce circa 1,5-2 milioni di italiani (stime dell’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica).

È un disturbo invalidante, spesso difficile da diagnosticare, perché ha sintomi simili ad altre condizioni cliniche.

Ma come si fa a capire se si soffre di fibromialgia? E, soprattutto, esiste una cura? La dottoressa Eleonora Bonacci, reumatologa dell’Unità Operativa di Riabilitazione del Policlinico San Marco, di Smart Clinic “Le due torri” e Smart Clinic Oriocenter, spiega come si fa a capire se si soffre di fibromialgia e che cure esistono.

Sindrome fibromialgica: cosa significa e i suoi sintomi

Il termine “fibromialgia” significa dolore nei muscoli e nelle strutture connettivali fibrose (i legamenti e i tendini).

Questa condizione viene definita “sindrome”, poiché esistono segni e sintomi clinici che sono presenti in contemporanea e possono essere, tra gli altri:

  • dolore muscolari diffusi
  • disturbi del sonno
  • colon irritabile
  • bruciore intimo
  • “fibro-fog” (difficoltà a concentrarsi e ad effettuare semplici elaborazioni mentali)
  • stanchezza cronica.

Le cause della fibromialgia

Al momento le cause della sindrome fibromialgica non sono note. Verosimilmente si tratta di una commistione tra fattori genetici ed ambientali. Ad esempio, eventi stressanti come una malattia, un lutto familiare, un trauma fisico o psichico possono indurre i sintomi tipici della fibromialgia.

Sembra tuttavia improbabile che la sindrome fibromialgica possa essere provocata da una singola causa; la maggior parte dei pazienti, infatti, non è in grado di identificare un singolo evento che abbia determinato l’insorgenza dei sintomi.

Studi più recenti sembrano implicare alterazioni di mediatori chimici quali i neurotrasmettitori a livello centrale o di ormoni; questo potrebbe spiegare, ad esempio, le alterazioni del sonno e la ridotta soglia di sopportazione del dolore caratteristici di questa sindrome.

La difficoltà della diagnosi

Inquadrare una patologia di questo tipo è estremamente complesso: molti sintomi sono aspecifici e comuni ad altre patologie muscoloscheletriche, endocrine o neurologiche, che vanno escluse attraverso una raccolta dettagliata della storia del paziente, una visita approfondita e l’esecuzione di test diagnostici mirati.

Fibromialgia e Sclerosi Multipla

Una delle malattie con cui spesso si trova in diagnosi differenziale, ad esempio, è la Sclerosi Multipla. Quest’ultima però è una malattia neurologica con criteri diagnostici ben definiti e che presenta, oltre a dolori e affaticamento, anche sintomi più specifici quali: formicolii, alterazioni della parola e della vista, disturbi della coordinazione, debolezza muscolare di gambe e braccia. 

La Sclerosi Multipla è diagnosticabile con test mirati come, ad esempio, la RM e la puntura lombare.

Chi fa la diagnosi

Non esistono test diagnostici specifici per la diagnosi di fibromialgia, resta al momento una diagnosi di esclusione. Non bisogna dimenticare, inoltre, che la sindrome fibromialgica può anche essere secondaria ad altre patologie sistemiche, quali malattie autoimmuni, endocrinologiche o oncologiche. 

Lo specialista di riferimento è il reumatologo, data la complessità del procedimento diagnostico.

Una diagnosi corretta è fondamentale per poter iniziare tempestivamente la cura più adatta. Purtroppo c’è ancora poca informazione. Tuttavia per chi ne è affetto, essa è causa reale di dolore cronico e di stanchezza ed ha un impatto devastante sulla sua qualità di vita. Per questo, deve essere affrontata come ogni altra malattia cronica.

Le cure 

La fibromialgia è una malattia cronica, ciò significa che non si guarisce, pertanto il primo passo da fare, dopo aver confermato la diagnosi, è impostare un percorso terapeutico che parta dall’educazione del paziente.

Il paziente va informato delle caratteristiche della malattia, di quali possono essere i fattori scatenanti o che possono peggiorare la malattia e va stimolato a modificare le abitudini di vita che potrebbero ostacolarne la cura.

Le terapie della fibromialgia sono diverse e devono essere “cucite su misura” per il singolo paziente. Di recente un gruppo di studio internazionale costituito da esperti ha elaborato una serie di raccomandazioni per la gestione di questa difficile patologia. 

  • La prima raccomandazione è informare in maniera esaustiva il paziente sulla malattia.
  • Il secondo punto fondamentale è che la strategia terapeutica iniziale che deve essere di tipo non farmacologico e l’approccio multidisciplinare.

Le evidenze scientifiche dimostrano che la terapia più efficace è l’esercizio fisico di tipo aerobico.

Le tecniche di rilassamento

Inoltre, risultano efficaci per ridurre la tensione muscolare tecniche di rilassamento come: 

  • Yoga;
  • Qi Gong;
  • Tai Chi; 
  • Mindfulness;
  • sedute di agopuntura.

I farmaci per controllare il dolore

In casi selezionati si possono assumere farmaci che diminuiscono il dolore e migliorano la qualità del sonno (come quelli a base di amitriptilina, duloxetina, tramadolo, ciclobenzaprina).

Il paziente deve comunque essere seguito con programmi educativi mirati e può trarre beneficio da un adeguato supporto psicologico.

Il ruolo dell’alimentazione 

Si parla molto del ruolo della dieta nella sindrome fibromialgica. Al momento non vi sono evidenze scientifiche a favore di una dieta specifica, così come non esistono integratori alimentari che siano raccomandati per tutti i pazienti; ciò non toglie che l’alimentazione possa assumere un ruolo importante per combattere dolore e stanchezza.

Anche in questo caso, è verosimile che le esigenze nutrizionali siano diverse da paziente a paziente. È stato visto, ad esempio, che una dieta senza glutine sembri avvantaggiare solo quei pazienti che di fatto soffrono di celiachia; l’eliminazione dei latticini è vantaggiosa nei pazienti intolleranti ad essi, e così via.

Alcuni pazienti trovano beneficio da una dieta latto-vegetariana (da non confondere con la dieta vegan). In generale, si raccomanda al paziente di: 

  • prediligere carboidrati complessi agli zuccheri semplici; 
  • evitare caffeina;
  • preferire pesce e carni bianche a carni rosse ed insaccati;
  • limitare il consumo di alimenti raffinati e confezionati;
  • consumare verdure e frutta fresca e di stagione;
  • evitare fritti e condimenti elaborati.

Fonte: www.grupposandonato.it

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