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Approfondimenti Medicina

Uso intensivo di smartphone, quali i danni alle mani e alle dita?

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Redazione 23 Febbraio 2023
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Secondo gli ultimi dati presentati da Counterpoint Research, organizzazione specializzata nell’analisi dati relativi all’utilizzo delle tecnologie globali, una persona adulta mediamente prende in mano e usa il proprio smartphone per più di cinque ore al giorno, la metà delle quali per la navigazione sui social network: per un totale, all’anno, di 76 giorni interi: quali danni può provocare alle mani e alle dita un utilizzo intensivo?

Nel corso del 2020, complice la pandemia, l’uso dei dispositivi elettronici come smartphone e talbet è aumentata esponenzialmente: la generazione Z li ha utilizzati più del 16%, i millennials del 18%, mentre i cosiddetti Boomers, coloro hanno un’età più avanzata, hanno registrato una crescita del 30% da un anno all’altro.

Un segno dei tempi e della necessità e desiderio di restare sempre connessi e raccontare la propria vita al di fuori della propria cerchia ristretta. Ma questo consumo eccessivo che risvolto può avere sulla nostra salute? In particolare per le mani e le dita sottoposte ad un continuo utilizzo di questi dispositivi.

Ne parliamo con il dottor Davide Smarrelli, responsabile della Chirurgia della mano di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Dottor Smarrelli, un abuso di smartphone o tablet può provocare problemi alle mani?

“Sì, in effetti la sollecitazione continua dell’articolazione del pollice e dell’indice può indolenzire la struttura della mano e quindi anche del polso. Tanto è vero che patologie come la sindrome del tunnel carpale o il dito a scatto cominciano a insorgere sempre più anche tra i giovani, sin da piccoli abituati ad utilizzare smartphone e tablet. La mano è un organismo complesso e il pollice in particolare è una delle dita più utilizzate perché, oltre che a digitare, è l’elemento cardine per la funzionalità della mano. Un bruciore alla base del pollice può essere conseguenza di un problema degenerativo all’articolazione, anche dovuto ad un eccessivo suo uso degli strumenti tecnologici, che, alla lunga, può portare a un processo artrosico. Ci sono poi i tendini da tenere in considerazione, gli “elastici” di ossa e articolazioni, che possono subire irritazioni per un abuso della loro funzionalità”.

Il dito a scatto può essere davvero considerato un “effetto collaterale” della tecnologia?

“Direi di sì. La tenosinovite stenosante, più comunemente nota come dito a scatto, è un processo infiammatorio che colpisce il rivestimento sinoviale della guaina tendinea. L’evoluzione del processo infiammatorio può portare ad alterazioni strutturali e volumetriche con un ispessimento, fino a un aumento delle dimensioni dei tendini; lo scatto rappresenta l’elemento più caratteristico che porta a una conseguente difficoltà di movimento della flesso-estensione del dito coinvolto, dolore e gonfiore locale”.

Anche l’uso del mouse può danneggiare le nostre mani?

“Sì, l’utilizzo del mouse è una delle cause della sindrome del tunnel carpale. Si tratta della patologia più frequente tra quelle che riscontriamo noi chirurghi della mano e si manifesta con un iniziale formicolio alle dita, soprattutto di notte, causato della compressione del nervo mediano all’interno del polso. Se il disturbo aumenta, possono manifestarsi anche segnali degenerativi come la perdita di sensibilità delle dita e di forza della mano. È un disturbo che possiamo percepire anche quando teniamo in mano il telefono cellulare per parlare”.

Come possiamo risolvere questi disturbi?

“Prima di tutto deve essere valutato il tipo di disturbo, rivolgendosi allo specialista. Dal punto di vista diagnostico vengono utilizzati, a seconda dei singoli casi, vari esami strumentali come la radiografia e l’ecografia, o anche l’elettromiografia che studia l’attività elettrica del nervo. Si possono prescrivere trattamenti con farmaci neurotrofici, terapie come ultrasuoni o utilizzo di tutori. In caso si rivelino insufficienti, è necessario procedere con interventi di chirurgia alla mano che, ad oggi, sono sempre più mini invasivi”.

Fonte: www.gavazzeni.it

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