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Approfondimenti Medicina

Tumori del cavo orale: come si manifestano e come si curano

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Francesca 23 Agosto 2023
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Il tumore del cavo orale è uno dei più frequenti tumori del distretto testa e collo insieme a quelli che interessano faringe, laringe, ghiandole salivari, cavità nasali e seni paranasali. In Italia, ogni anno, vengono diagnosticati circa 4.000 casi di tumori del cavo orale. A spiegarne le cause dell’insorgenza, il processo di diagnosi e la sua cura, il professor Alessandro Baj, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio.

Tumori del cavo orale: cosa sono

Il cavo orale è la regione che comprende i ⅔ anteriori della lingua, le gengive, la mucosa interna delle guance e delle labbra, l’area situata sotto la lingua (il pavimento o pelvi orale), la componente ossea mascellare (superiore) e mandibolare (inferiore).

“I tumori che si sviluppano in questi distretti – spiega il professor Baj -, nella maggior parte dei casi: 

  • hanno un comportamento maligno
  • originano dalla proliferazione incontrollata di cellule a causa di un danno genetico”.

La frequenza di queste neoplasie è maggiore negli uomini: l’incidenza media è di 7 casi ogni 100.000 abitanti (8 ogni 100.000 nei maschi e 5 ogni 100.000 nelle femmine). “Questo tipo di neoplasia è molto rara nei soggetti giovani, la probabilità di riscontro sembra aumentare con l’età e raggiunge il picco intorno ai 70 anni”.

I fattori di rischio della neoplasia orale

I principali fattori di rischio sono:

  • il fumo di sigaretta; 
  • il consumo di alcool.

“La coesistenza di questi 2 fattori moltiplica il rischio di sviluppare neoplasie della bocca”, specifica in professore.

I tumori del cavo orale possono originare anche da traumi ripetuti della superficie interna della bocca, come, per esempio, quelli derivanti dall’errato posizionamento di protesi dentarie. Contribuiscono ad aumentare il rischio anche la scarsa igiene orale e la masticazione di tabacco.

“Per il tumore del labbro, possibili fattori favorenti sono: 

  • l’esposizione ai raggi solari; 
  • l’uso della pipa. 

Esiste una piccola quota (< 5%) di carcinomi del cavo orale – continua lo specialista – correlati ad infezione cronica da Papilloma Virus (HPV), un virus ad elevato potere oncogenico”.

Infine, una buona percentuale (tra il 15% e il 40%) dei carcinomi della bocca insorge da condizioni note come lesioni precancerose

  • leucoplachia; 
  • eritroplachia; 
  • lichen.

I sintomi dei tumori del cavo orale

I segni dei tumori del cavo orale variano in base alla sede e alla dimensione della neoformazione: “Più spesso si assiste alla comparsa di un’area ulcerata, piana, esofitica o nodulare, biancastra o arrossata, dolente, con tendenza al sanguinamento, che non guarisce spontaneamente entro i 15 giorni” descrive il professore.

principali sintomi sono:

  • difficoltà a masticare;
  • sanguinamento in bocca;
  • perdita di denti;
  • difficoltà nell’applicazione della dentiera;
  • presenza di ulcere che possono sanguinare;
  • dolore e difficoltà di deglutizione;
  • difficoltà a parlare;
  • dolore auricolare;
  • alterazione della sensibilità del labbro inferiore e del mento;
  • perdita di appetito e di peso.

In alcuni casi il tumore può manifestarsi con una tumefazione linfonodale laterocervicale, non dolente, dura alla palpazione, poco mobile sui piani sottostanti, senza segni cutanei, come espressione di metastatizzazione regionale.

Il ruolo della diagnosi precoce e gli esami a supporto

Il tumore del cavo orale, se diagnosticato in fase precoce, può essere trattato con elevate percentuali di guarigione; “il ritardo diagnostico dipende soprattutto dalla sottovalutazione dei sintomi, spesso dovuta a una conoscenza insufficiente di queste neoplasie che vengono confuse con quadri infettivo-infiammatori (ascessi) o neoplasie benigne”, aggiunge Baj.

Per fare diagnosi è fondamentale eseguire un’approfondita raccolta anamnestica e un accurato esame obiettivo della testa e del collo.

“Spesso è l’odontoiatra il primo ad intercettare il paziente e ad inviarlo allo specialista per il riscontro di lesioni sospette, meritevoli di approfondimento – continua il professore -. La biopsia della lesione rappresenta però la procedura cardine per la diagnosi. Spesso viene eseguita in regime ambulatoriale in anestesia locale e consiste nel prelevare un piccolo frammento di materiale macroscopicamente sospetto che verrà successivamente analizzato e studiato dall’anatomopatologo al microscopio”.

A completamento diagnostico sono poi necessari: 

  • esami radiologici mirati allo studio dei tessuti molli (Risonanza Magnetica – RM); 
  • esami radiologici per lo studio del tessuto osseo (Tomografia Computerizzata – TC);
  • esame delle alte vie aero-digestive mediante fibroscopia. 

Come si cura: approccio chirurgico e clinico 

In base alla stadiazione clinica pre-chirurgia, alla sede, alla tipologia, all’estensione loco-regionale e ai tessuti coinvolti, il caso viene discusso in sede multidisciplinare con oncologi, radiologi, radioterapisti, anatomopatologi e anestesisti al fine di proporre al paziente la migliore opzione terapeutica.

Il trattamento di prima scelta, quando possibile, è l’asportazione chirurgica. In molti casi è possibile 

combinare, in un unico tempo chirurgico, l’asportazione radicale del tumore, l’eventuale svuotamento linfonodale laterocervicale a una ricostruzione del distretto con lembi prelevati localmente o a distanza (lembi liberi microvascolari). 

Sulla base dell’esame istologico definitivo, la cura può essere completata da terapie mediche adiuvanti come radioterapia e/o chemioterapia.

Fonte: www.grupposandonato.it

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