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Approfondimenti Medicina

Farmaci antinfiammatori: cosa sono e a che cosa servono

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Francesca 13 Novembre 2023
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Come dice il nome stesso, i farmaci antinfiammatori sono quei farmaci che interferiscono con la produzione di sostanze che causano o mantengono l’infiammazione: vediamo cosa sono e a cosa servono. Questo processo si verifica quando una parte del nostro organismo subisce un danno dovuto a eventi di diversa natura, come per esempio un trauma o un’infezione.

Che cosa sono i farmaci antinfiammatori?

farmaci antinfiammatori si distinguono sommariamente in due gruppi:

  • i cortisonici;
  • i farmaci antinfiammatori non steroidei, conosciuti anche con l’acronimo FANS, il cui capostipite è l’acido acetilsalicilico o aspirina. La definizione “non steroidei” specifica che hanno una struttura e un meccanismo di azione differente da quelli a base di cortisone. Infatti, mentre questi ultimi agiscono anche bloccando la risposta del sistema immunitario e creano quindi un’immunodepressione, i FANS agiscono esclusivamente sull’infiammazione.

In questo articolo tratteremo in maggiore dettaglio questi ultimi.

FANS agiscono bloccando un enzima chiamato ciclossigenasi (COX) e in questo modo riducono la produzione di prostaglandine, sostanze che sono coinvolte nei processi dell’infiammazione, del dolore e della regolazione delle temperature corporea.

Le stesse prostaglandine hanno, però, anche altri ruoli come per esempio proteggere la mucosa dello stomaco dai possibili danni dovuti alla produzione dell’acido gastrico, mantenere la funzione del rene, favorire l’aggregazione tra le piastrine. Ridurre la produzione di queste sostanze ha quindi degli aspetti favorevoli, ma anche altri svantaggiosi per il buon funzionamento del nostro organismo.

Per cercare di ridurre i rischi di effetti indesiderati e di migliorare la tollerabilità di questi medicinali, sono stati sviluppati FANS che inibiscono in modo selettivo la “versione 2” dell’enzima ciclossigenasi, vale a dire quella che viene prodotta appositamente quando c’è un’infiammazione, risparmiando la ciclossigenasi-1, che è sempre presente nell’organismo ed è deputata alla produzione delle prostaglandine per mantenere i processi fisiologici dell’organismo. Questi farmaci sono noti con l’acronimo “coxib” derivante dall’inglese cox-2 inhibitors, inibitori della cox-2, utilizzato come suffisso nel nome dei principi attivi (per esempio celecoxib, etoricoxib…): potrebbero comportare un minor rischio di problemi allo stomaco, come l’ulcera, anche se ancora non ci sono dati scientifici conclusivi su quanto sia rilevante il beneficio clinico associato all’uso di questi medicinali rispetto a quelli non selettivi.

Farmaci antinfiammatori: ecco a cosa servono

Le principali indicazioni all’impiego degli antinfiammatori sono il trattamento del dolore (per esempio mal di testa, mal di denti, dolori muscolari), della febbre e delle situazioni in cui è presente un’infiammazione, come per esempio l’artrite o traumi come contusioni o strappi muscolari.

FANS possono ridurre i sintomi che si accompagnano ad alcune infezioni respiratorie (per esempio influenza o le cosiddette “malattie da raffreddamento”), come il mal di gola o i dolori muscolari, ma questo non significa che sono efficaci nel curare queste malattie: contrariamente ai messaggi veicolati dalle campagne pubblicitarie assumerli non fa guarire più velocemente (ancor meno in modo istantaneo).

Nel caso dell’infezione da SARS-CoV-2, alcuni studi, condotti anche dai ricercatori del Mario Negri, hanno osservato una minore necessità di ricovero ospedaliero e di frequenza di forme gravi di malattia nei pazienti con sintomi di tipo lieve/moderato che avevano assunto FANS, in particolare gli inibitori di COX-2, rispetto a chi aveva assunto paracetamolo. Il disegno di questi studi non consente di provare in modo conclusivo l’efficacia di questi trattamenti nel trattamento di COVID-19, ma è possibile che i FANS riducendo la produzione di mediatori dell’infiammazione rallentino la progressione della malattia diminuendo il rischio di complicanze.

FANS sono stati studiati anche come trattamento o prevenzione di malattie non direttamente associate alla presenza di infiammazione. Per esempio, studi condotti in laboratorio e studi di tipo epidemiologico hanno osservato una riduzione del rischio di sviluppare alcuni tumori (per esempio tumore del colon-retto, tumore al seno, tumore del polmone, epatocarcinoma) associata all’assunzione di FANS. Al momento i dati più numerosi riguardano la diminuzione del rischio di tumore del colon-retto, mentre per altri tumori le prove scientifiche sono più eterogenee e limitate. In ogni caso, non ci sono risultati conclusivi che consentano di formulare raccomandazioni sull’uso di FANS come prevenzione oncologica. 

FANS sono stati, inoltre, proposti come possibile terapia o prevenzione della malattia di Alzheimer o di altre malattie neurodegenerative. I dati scientifici sono controversi e a oggi non ci sono prove convincenti sull’efficacia nel prevenire queste malattie o nel ridurne la progressione.

Quali sono i farmaci antinfiammatori più efficaci e utilizzati?

Stando ai dati riportati nel Rapporto 2022 sull’uso dei farmaci in Italia pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, i FANS più utilizzati nel nostro paese come automedicazione sono:

  • ibuprofene
  • diclofenac
  • ketoprofene
  • naproxene.

Oltre a questi, ci sono farmaci impiegati prevalentemente per il trattamento di malattie infiammatorie croniche e che richiedono la prescrizione da parte del medico come per esempio l’etoricoxib.

Non ci sono significative differenze di efficacia tra i FANS. Ci sono differenze nella durata di tempo in cui il farmaco è presente nell’organismo, che hanno una ricaduta sul numero di dosi giornaliere e sul dosaggio necessario per ottenere un determinato effetto sull’infiammazione e il dolore. Per esempio, l’ibuprofene è eliminato più rapidamente del ketoprofene o del naproxene e se è necessario trattare i sintomi persistenti nel tempo è preferibile assumerlo 3 volte al giorno.

Inoltre, ci sono differenze nella tollerabilità e nel rischio di effetti indesiderati: i dati disponibili indicano che ibuprofene e diclofenac sono associati a una minore frequenza di gastrite e ulcera gastrica rispetto ad altri FANS tradizionali. Inoltre, come anticipato sopra, lo stesso avviene per gli inibitori selettivi della ciclossigenasi-2. Questo potrebbe rappresentare un vantaggio in caso di terapie che devono essere assunte per lungo tempo, ma la rilevanza clinica dei benefici dei coxib rispetto agli altri FANS non è ancora definita.

Quando bisogna prendere un antinfiammatorio?

Come anticipato in precedenza, i FANS hanno indicazione nel trattamento della febbre, del dolore (es. mal di testa, mal di denti, dolori mestruali), dei sintomi influenzali (es. mal di gola, dolore alle ossa) e del dolore e infiammazione in caso di malattie croniche (es. artrite, osteoartrosi).

FARMACI ANTINFIAMMATORI: EFFETTI COLLATERALI E POSSIBILI CONTROINDICAZIONI

Gli effetti collaterali più comuni dei FANS riguardano il tratto gastrointestinale: bruciore di stomaco, nausea, mal di pancia, diarrea. 

Dal momento che i FANS bloccano la produzione di prostaglandine, la parete dello stomaco è più vulnerabile all’azione dannosa dell’acido cloridrico che viene prodotto per facilitare la digestione dei cibi e si può formare, quindi, un’ulcera soprattutto se l’uso dei farmaci si protrae nel tempo. Inoltre, le prostaglandine sono coinvolte nell’aggregazione delle piastrine e una ridotta produzione può diminuire la capacità delle piastrine di formare un “tappo” in caso di ferite. Questo significa che, oltre a un rischio maggiore di ulcera aumenta anche la probabilità che quest’ultima sanguini.

Tra gli effetti indesiderati rari dei farmaci antinfiammatori ci sono malattie cardiovascolari, come infarto o ictus e reazioni allergiche gravi. Occorre prestare particolare cautela nell’impiego dei FANS se:

  1. l’età è maggior di 65 anni
  2. si è in gravidanza
  3. si soffre di asma
  4. si soffre di gastrite o malattie gastrointestinali
  5. ci sono fattori di rischio di malattie cardiovascolari
  6. si assumono farmaci antiaggreganti, come l’aspirina a basse dosi, o antidepressivi di tipo SSRI.

In questi casi si raccomanda di consultare il proprio medico curante prima di assumere un farmaco antinfiammatorio, anche quando non è necessaria la prescrizione.

Uso dei FANS in gravidanza

Occorre estrema cautela nell’impiego di farmaci antinfiammatori durante la gravidanza. Questi farmaci sono controindicati nel III trimestre, in particolare dopo la 28a settimana di gravidanza, in quanto possono causare la chiusura del dotto di Botallo, un vaso importante per la circolazione sanguigna fetale, con conseguenze gravi per la salute del neonato.

L’assunzione di FANS a ridosso del concepimento riduce le probabilità che questo possa avere successo. Pur se i dati disponibili non sono conclusivi, l’utilizzo nel primo trimestre potrebbe aumentare il rischio di aborto spontaneo, mentre alcuni studi segnalano danni al rene fetale associati all’assunzione di FANS nella seconda metà della gravidanza. Al momento non c’è certezza che i farmaci siano la causa di questi problemi, ma la prudenza consiglia di evitare per quanto possibile l’uso di FANS e di valutare sempre il trattamento farmacologico con il proprio medico.

È invece possibile l’uso di alcuni di questi farmaci in allattamento, in particolare dell’ibuprofene e del diclofenac, che passano nel latte materno in quantità pressoché trascurabili.

Uso dei FANS nei bambini

L’ibuprofene è il farmaco antinfiammatorio per cui sono disponibili i maggiori dati scientifici sulla sicurezza e l’efficacia nei bambini. Questo farmaco può essere somministrato in età pediatrica a partire dall’età di 3 mesi, come possibile alternativa al paracetamolo, per il trattamento della febbre e del dolore.

Per altri FANS gli studi sono poco numerosi e riguardano prevalentemente i bambini in età scolare o gli adolescenti.

Nei bambini e ragazzi che hanno un’età inferiore a 16 anni è controindicato l’uso dell’aspirina: in età pediatrica questo farmaco può, infatti, causare un effetto collaterale raro ma molto grave e potenzialmente fatale chiamato sindrome di Reye. Questa malattia si può verificare in alcuni soggetti, probabilmente per una predisposizione genetica, in seguito alla combinazione di due eventi: un’infezione virale, in particolare varicella o influenza, e l’assunzione di aspirina.

Nel caso della varicella è preferibile evitare anche la somministrazione di altri FANS, come l’ibuprofene in quanto sono stati segnalati casi di infezioni batteriche della cute che potrebbero essere state favorite dall’uso di questo antinfiammatorio.

Nei bambini che assumono ibuprofene (o un altro FANS) è necessario garantire un adeguato apporto di liquidi per evitare la disidratazione e il rischio di problemi renali. Inoltre, è preferibile evitare di somministrare ibuprofene in combinazione con il paracetamolo o alternare i due farmaci: non c’è un’efficacia terapeutica significativamente maggiore, mentre aumenta la possibilità che ci siano effetti collaterali.

Fonte: www.marionegri.it

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