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Approfondimenti Medicina

Neonati, la bronchiolite e il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS)

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Francesca 8 Gennaio 2024
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I mesi tra novembre e marzo sono solitamente considerati i più pericolosi per quanto riguarda il rischio dei neonati di contrarre la bronchiolite, un’infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio, in particolare bronchi e bronchioli. In realtà l’epidemiologia non è più prevedibile come un tempo, specialmente a seguito degli anni di pandemia. Tuttavia, ciò non equivale a una probabilità minore di ammalarsi, per cui è necessario conoscere la patologia per sapere come muoversi per tempo.

Neonati, la bronchiolite e il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS)

Il microrganismo infettivo più coinvolto nell’insorgenza della malattia è, nel 75% dei casi, il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), estremamente contagioso. A livello mondiale, provoca ogni anno tra i bambini di età inferiore a 5 anni circa 33 milioni di casi di infezioni delle basse vie respiratorie che richiedono assistenza medica, 3,6 milioni di ospedalizzazioni e la morte di oltre 100.000 bambini.

Inizialmente, i sintomi possono essere ingannevoli e ricordare quelli di un raffreddore, con naso chiuso, produzione di muco e frequenti starnuti. Tuttavia, nel giro di poche ore, il neonato può iniziare a manifestare respiro affannoso tosse insistente che, nella maggior parte dei casi, si risolve spontaneamente nel giro di 7-12 giorni. Altre volte, invece, l’intensità è tale da rendere necessario un ricovero, soprattutto sotto i sei mesi di vita.

Il virus si trasmette soprattutto per contatto con secrezioni infette, come muco o saliva, o anche tramite oggetti contaminati e per via aerea. Per questo i genitori devono fare attenzione a seguire alcune semplici norme igieniche, come ad esempio lavarsi col sapone prima e dopo aver toccato il bambino, mantenere idratato il bimbo, disinfettare le superfici e gli oggetti e fare frequenti lavaggi nasali con aspirazione delle secrezioni. Inoltre, può essere utile per le mamme considerare di allattare al seno, in quanto il latte materno contiene anticorpi che riducono il rischio di infezioni gravi da VRS. Infine, a seconda della fragilità del neonato, si può valutare se inserirlo o meno in un asilo nido e prevenire il contatto con altri infanti.

Purtroppo, attualmente non esistono terapie specifiche per la cura di infezioni gravi da Virus Respiratorio Sinciziale. L’unica misura preventiva efficace utilizzata attualmente in Italia è l’anticorpo monoclonale Palivizumab, indicato soprattutto per la prevenzione delle forme più gravi dell’infezione nei nati pretermine. Tuttavia, si tratta di una terapia non esente da criticità: la protezione di una dose del farmaco equivale a circa un mese non è assoluta. Ciò implica circa cinque iniezioni a stagione, con conseguenze sul piano sia organizzativo che economico.

Nei mesi scorsi, è stato approvato dall’Unione Europea un nuovo anticorpo monoclonale, Nirsevimab, la cui protezione coprirebbe tutta la stagione autunnale/invernale attraverso una sola somministrazione. Oltre ai vantaggi legati ai costi, è stato dimostrato che si tratta di un farmaco sicuro, che riduce l’80% delle infezioni respiratorie da VRS che richiedono assistenza medica e il 77% delle infezioni respiratorie da VRS che richiedono ospedalizzazione.

Le Società Scientifiche Italiane di pediatria e di neonatologia auspicano che venga prontamente riconosciuta la novità, dal momento che si tratterebbe di una terapia innovativa che permetterebbe di applicare una strategia di prevenzione efficace, con una conseguente riduzione dei rischi per i neonati.

Fonte: www.ospedaleniguarda.it

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