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Parkinson: scoperto legame tra volume del cervelletto e fasi della malattia

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Francesca 9 Gennaio 2024
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Malattia di Parkinson: lo studio internazionale ENIGMA-PD pubblicato sulla rivista scientifica Movement Disorders, che ha visto il contributo di Mario Rango – specialista della Neurologia del Policlinico di Milano -, ha dimostrato come il volume di specifiche aree del cervelletto cambi in base al decorso della malattia.

Parkinson: scoperto legame tra volume del cervelletto e fasi della malattia

Risale a oltre 100 anni fa la scoperta del legame tra la degenerazione delle cellule nervose che si trovano in una zona profonda del cervello – chiamata susbstantia nigra – e la malattia di Parkinson, una patologia neurodegenerativa complessa, con un’ampia gamma di sintomi neurologici che negli ultimi decenni ha fatto sospettare il coinvolgimento di altre aree del sistema nervoso. Tra gli indiziati, anche il cervelletto.

La malattia di Parkinson (PD) è una delle malattie neurodegenerative più comuni e si prevede che il numero di casi arrivi a circa 13 milioni nel mondo entro il 2040. Oltre a tremore, lentezza di movimento, rigidità muscolare e disturbi della deambulazione, le persone con PD possono presentare un’ampia varietà di sintomi neurologici e neuropsichiatrici – come deterioramento cognitivo, disturbi del sonno e altre alterazioni delle funzioni neurologiche – focalizzando la ricerca anche su altre aree del sistema nervoso. Tra queste, particolarmente di interesse è il cervelletto: infatti,  oltre ad un suo coinvolgimento primario nel controllo motorio, è ormai noto che abbia infatti anche un ruolo importante nei processi cognitivi, affettivi e del sonno. Esistono pochi e discordanti studi preliminari sul cervelletto nella malattia di Parkinson, basati su una casistica limitata e metodi di analisi semplificati.

Lo studio

Da queste premesse, è nato lo studio internazionale ENIGMA-PD che ha coinvolto 22 centri nel mondo, per un totale di quasi 2.500 pazienti con PD e di oltre 1.200 persone senza PD. La ricerca ha permesso di studiare il volume del cervelletto e di specifiche aree cerebellari grazie all’analisi di immagini tridimensionali ottenute dalle scansioni di risonanza magnetica dell’intero encefalo. Ogni immagine è stata elaborata con un preciso e sofisticato algoritmo sviluppato ad hoc basato su deep learning e reti neurali – utilizzato da tutti i centri coinvolti – e suddividendo il cervelletto in 28 sottoregioni. Dall’analisi è emerso che il volume delle regioni anteriori dedicate alle attività motorie (e più vicine alla susbstantia nigra) aumenta nelle prime fasi della malattia mentre i lobi “non motori” posteriori decrescono di dimensione negli stadi più avanzati in relazione al decadimento cognitivo.

Il nostro lavoro aggiunge un ulteriore e fondamentale tassello al complesso puzzle della malattia di Parkinson e dimostra come il cervelletto sia coinvolto in modo consistente nel decorso della patologia. Un’informazione molto importante che potrebbe spiegare la resistenza alla terapia delle forme più avanzate e aprire la strada a nuovi bersagli terapeutici che interessano il cervelletto. Studi futuri sui cambiamenti della connessione con la substantia nigra e con le altre aree encefaliche potrebbero fornire ulteriori informazioni su come il cervelletto si riorganizza durante la progressione della malattia e su come ciò sia correlato alla variazione delle manifestazioni cliniche nel tempo” spiega Mario Rango – responsabile del Centro interdipartimentale di tecnologie avanzate a Risonanza Magnetica del Policlinico di Milano.


Cerebellar Volume and Disease Staging in Parkinson’s Disease: An ENIGMA-PD Study

Fonte: www.policlinico.mi.it

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