Gastrite atrofica autoimmune: quali sono i sintomi
La gastrite cronica atrofica autoimmune è una patologia rara e frequentemente non diagnosticata, causata dal sistema immunitario che, per errore, aggredisce le cellule dello stomaco.
La malattia, come tutte quelle autoimmuni, interessa soprattutto il sesso femminile e si manifesta in persone con una predisposizione genetica. È frequentemente correlata ad altre patologie sistemiche autoimmuni, come per esempio la tiroidite di Hashimoto, ma anche (seppur con meno frequenza) a:
- diabete di tipo 1;
- celiachia;
- vitiligo;
- Morbo di Addison;
- miastenia.
Quali sono i sintomi della gastrite atrofica autoimmune e come curarla? Ne parliamo con la dottoressa Roberta Elisa Rossi, gastroenterologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano e presso i centri medici Humanitas Medical Care.
Gastrite atrofica autoimmune: quali sono le cause?
La gastrite atrofica fa riferimento a un processo infiammatorio cronico che coinvolge la mucosa gastrica, che può derivare da una flogosi cronica legata all’Helicobacter Pylori oppure avere origine autoimmune.
Interessa le cellule parietali del fondo e del corpo dello stomaco. Generalmente, la presenza di autoanticorpi conduce alla distruzione delle cellule parietali gastriche, determinando:
- atrofia;
- acloridia (ovvero mancanza di acido cloridrico nei succhi gastrici);
- scarsa assimilazione della vitamina B12;
- ferro.
Quali sono i sintomi?
La gastrite atrofica autoimmune può essere asintomatica e i sintomi – laddove presenti – non sono sempre riconoscibili. Tra le manifestazioni più tipiche, c’è l’anemia perniciosa per carenza di vitamina B12, che può portare ad astenia e mancanza di respiro. L’anemia sideropenica derivante dalla concomitante mancanza di ferro può anch’essa essere un tratto distintivo della patologia.
Una grave e prolungata carenza di vitamina B12 può causare sintomi neurologici come:
- formicolio;
- intorpidimento degli arti;
- debolezza degli arti.
I pazienti a volte riferiscono anche sintomi gastrointestinali come:
- malessere addominale;
- gonfiore;
- nausea;
- sensazione di reflusso gastro-esofageo, nonostante lo stomaco di questi pazienti sia caratterizzato da assenza di acidità.
Quali esami per la diagnosi e quali le cure?
A causa dell’assenza di sintomi specifici, la diagnosi di gastrite atrofica autoimmune è spesso incidentale, in corso di un’endoscopia effettuata per via di un disturbo digestivo o un’anemia di cui non è stata individuata l’origine.
La conferma avviene sempre attraverso l’analisi istologica tramite prelievi bioptici effettuati durante l’endoscopia dello stomaco. A supporto della diagnosi, solitamente vengono controllati i livelli di vitamina B12, di ferro e gli anticorpi anti-cellule parietali gastriche.
Una volta confermata la presenza di gastrite atrofica (o in situazioni sospette, come ad esempio in quei pazienti con anticorpi anti-cellule parietali positivi i o con bassi livelli di vitamina B12 nonostante la somministrazione orale), il paziente deve consultare un gastroenterologo esperto di questa malattia per una corretta valutazione e per stabilire l’adeguato percorso terapeutico e il follow-up.
La gastrite atrofica autoimmune è una malattia cronica dalla quale non si guarisce. Tuttavia, è fondamentale somministrare integratori vitaminici (specialmente vitamina B12) e farmaci specifici per trattare i disturbi digestivi, evitando i farmaci inibitori della pompa protonica.
L’atrofia è considerata una condizione pre-cancerosa. Pertanto, la gastrite atrofica autoimmune è collegata a un potenziale rischio di sviluppare tumori neuroendocrini gastrici, che generalmente presentano una buona prognosi, e in misura minore, al tumore dello stomaco. Di conseguenza, è essenziale che questi pazienti siano seguiti in ambulatori specializzati in gastrite atrofica autoimmune anche per garantire un corretto follow up endoscopico.
Fonte: www.humanitas.it