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Approfondimenti Medicina

Ipertensione arteriosa: Policlinico di Milano tra i centri di studio per terapie di ultima generazione

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Francesca 20 Maggio 2024
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Quando la tensione sale, bisogna intervenire: per capire cosa significa essere ipertesi e quali terapie potranno ‘rivoluzionare’ la gestione dell’ipertensione arteriosa ne abbiamo parlato con Stefano Carugo, direttore del Dipartimento Area Cardio-Toraco-Vascolare e della Cardiologia del Policlinico di Milano e professore associato dell’Università degli Studi di Milano.

Che si tratti di stress o pressione del sangue troppo alta, è bene non sottovalutare la situazione. Nel caso dell’ipertensione, infatti, il rischio è di andare incontro a infarti, ictus e altre patologie cardiovascolari, ma non solo. La pressione alta potrebbe danneggiare anche la salute dei reni così tanto da dover far ricorso alla dialisi.
L’aumento della pressione sanguigna è un problema in continua crescita a livello mondiale e spesso si accompagna anche ad altri nemici della salute, come sovrappeso, diabete, colesterolo e fumo, che ne amplificano ancora di più la pericolosità.

Che cos’è l’ipertensione arteriosa?

Si tratta di una condizione in cui la pressione del sangue nelle arterie aumenta, causata da una resistenza al flusso sanguigno che si crea in questi vasi ed è il principale fattore di rischio cardiovascolare. Quando i valori sono superiori a 140/90 mmHg possono svilupparsi diverse malattie, tra cui l’infarto e l’ictus. Spesso l’ipertensione non dà sintomi e si scopre solo nel momento in cui si manifestano questi eventi acuti. Per individuarla prima che faccia seri danni, è quindi fondamentale controllarla periodicamente in farmacia, o dal medico di famiglia o a casa con un apparecchio automatico.

Cosa si può fare per prevenirla?

Come per tante altre malattie, il primo passo è uno stile di vita sano: curare l’alimentazione, fare attività fisica con regolarità, cercare di ridurre lo stress, limitare l’uso di alcol e il fumo. Spesso si pensa che l’ipertensione riguardi solo gli anziani, invece può interessare anche i giovani. Meglio quindi evitare fin da subito cattive abitudini.

Quando non si riesce più a tenere sotto controllo, come curare l’ipertensione?

La terapia dell’ipertensione arteriosa prevede l’uso di diversi farmaci orali. Un’unica pastiglia può anche contenere fino a quattro principi attivi in grado di abbassare la pressione sanguigna. C’è una vasta scelta terapeutica molto efficace. Il vero grande problema dell’ipertensione è in realtà l’aderenza terapeutica. È una sfida complessa perché spesso i pazienti non seguono alla lettera le cure prescritte, fanno fatica a ricordare quando e quali farmaci assumere visto che spesso hanno anche altri trattamenti da eseguire per diverse patologie.

Quali strade sta percorrendo la ricerca per trovare una soluzione per la scarsa adesione alle terapie antipertensive?  

La ricerca sta puntando su farmaci di nuova generazione in grado di modulare l’espressione dei geni coinvolti nel controllo della pressione sanguigna. In particolare, la scienza si sta focalizzando su una piccola molecola che agisce “silenziando” l’espressione dell’RNA messaggero (siRNA) dell’angiotensinogeno: una proteina chiave per lo sviluppo dell’ipertensione arteriosa, soprattutto della forma resistente alle attuali terapie. Queste terapie si somministrano con un’iniezione sottocute una volta al mese o ogni sei mesi. I primi dati ottenuti dalle sperimentazioni dimostrano come riescano a ridurre la pressione arteriosa in modo significativo, migliorando quindi tantissimo l’aderenza terapeutica.

Anche nel nostro Ospedale sono attivi studi su questi farmaci innovativi?

Sì, noi siamo tra i 20 centri in Italia che stanno sperimentando le nuove terapie. Si tratta di uno studio multicentrico internazionale che coinvolge i pazienti con ipertensione resistente: persone che assumono tre o più farmaci con un diuretico ma la pressione non scende. Sono pazienti che hanno urgente bisogno di individuare un trattamento in grado di ridurre la loro pressione. Solo in Italia ci sono 16 milioni di pazienti ipertesi, di cui 5%, sono resistenti. Quindi sono 800.000 gli italiani che in teoria possono già da subito beneficiare di questi nuovi trattamenti.

Fonte: www.policlinico.mi.it

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