Baby blues, cos‘è e perché è diverso dalla depressione post partum
La nascita di un bambino è un evento tipicamente associato ad un ideale di felicità, soddisfazione e gioia per i genitori, tanto da sembrare a molti impossibile che una neomamma non possa sentirsi pienamente felice: come fare però a riconoscere la fisiologica ‘malinconia’ post parto, il cosiddetto ‘baby blues’, da una forma depressiva vera e propria, la depressione post partum?
In realtà, appena dopo la nascita, la donna si trova ad affrontare un cambiamento radicale della propria vita, accompagnato da un forte stress fisico e psicologico che può determinare instabilità, tristezza e senso di inadeguatezza che possono impedirle di avere immediatamente una connessione emotiva con il proprio bambino.
Come fare però a riconoscere la fisiologica ‘malinconia’ post parto, il cosiddetto ‘baby blues’, da una forma depressiva vera e propria, la depressione post partum? Ne parliamo con la Prof.ssa Cristina Colombo, primario dell’Unità Disturbi dell’Umore dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro.
Baby blues: di cosa si tratta?
Il baby blues o maternity blues (dove ‘blues’ sta per malinconia) è una condizione para fisiologica transitoria e reversibile cui la donna va incontro nella settimana successiva al parto in circa il 70/80% dei casi, determinata principalmente dai cambiamenti ormonali tipici del post-partum.
I sintomi del baby blues
Tra i sintomi del baby blues rientrano reazioni emotive molto vistose da parte della mamma, quali:
- pianto improvviso e immotivato;
- umore instabile;
- sensazione di inadeguatezza;
- tristezza non giustificata;
- irritabilità.
Quanto durano
È importante sottolineare che questi disturbi hanno 2 caratteristiche ben precise: insorgono appena dopo l’evento del parto (tendenzialmente nei 3/4 giorni successivi) e sono transitori, cioè durano da pochi giorni fino ad un massimo di 1 o 2 settimane.
Il baby blues infatti è assolutamente reversibile, scomparendo una volta che l’equilibrio ormonale della donna si è riassestato.
Niente paura, se ne va! Come?
I sintomi della ‘baby blues’, in genere, hanno un’evoluzione naturale positiva, migliorando gradualmente fino a scomparire.
Non essendo una malattia non è necessario ricorrere a terapie specifiche, ma può essere d’aiuto farsi ‘coccolare’ da chi è vicino, in modo da sentirsi sostenute in questo momento delicato. Il partner e gli affetti della neomamma possono in questo senso darle una mano, fornendole rassicurazione, ascolto e supporto e perché no, aiuto nella gestione quotidiana del piccolo e della casa.
Anche se il piccolo monopolizza a tutti gli effetti l’attenzione, prendersi cura di sé ritagliandosi momenti di tranquillità e riposo può contribuire ad alleviare la malinconia e alleggerire la pesantezza delle difficoltà iniziali.
Baby blues e depressione post partum: differenze e quando chiedere aiuto
Non sempre la neomamma in difficoltà chiede aiuto: a volte, infatti, può essere imbarazzata a parlare del proprio stato d’animo, sentendosi ‘in difetto’ rispetto alla sua condizione.
Per questo, è fondamentale prestare attenzione a tutti i segnali di disagio che si percepiscono nella donna, in modo da distinguere il fisiologico baby blues dalla depressione post partum.
Contattare il medico o cercare aiuto quando il malessere:
- insorge circa 1 mese dopo il parto, a volte coincidente con il ritorno del ciclo mestruale;
- interferisce con le attività quotidiane, comprese quelle di cura di sé e del bambino;
- è persistente e dura oltre 2 settimane;
- non sembra migliorare, anzi, peggiora.
La depressione post-partum, infatti, è una vera e propria forma di depressione, da sottoporre tempestivamente all’attenzione dello specialista. Se individuata, può essere curata e guarita, ma se viene trascurata può portare a pensieri o comportamenti pericolosi per la vita.
Fonte: www.grupposandonato.it