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Baby blues, cos‘è e perché è diverso dalla depressione post partum

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Redazione 3 Novembre 2022
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La nascita di un bambino è un evento tipicamente associato ad un ideale di felicità, soddisfazione e gioia per i genitori, tanto da sembrare a molti impossibile che una neomamma non possa sentirsi pienamente felice: come fare però a riconoscere la fisiologica ‘malinconia’ post parto, il cosiddetto ‘baby blues’, da una forma depressiva vera e propria, la depressione post partum?

In realtà, appena dopo la nascita, la donna si trova ad affrontare un cambiamento radicale della propria vita, accompagnato da un forte stress fisico e psicologico che può determinare instabilità, tristezza e senso di inadeguatezza che possono impedirle di avere immediatamente una connessione emotiva con il proprio bambino. 

Come fare però a riconoscere la fisiologica ‘malinconia’ post parto, il cosiddetto ‘baby blues’, da una forma depressiva vera e propria, la depressione post partum? Ne parliamo con la Prof.ssa Cristina Colombo, primario dell’Unità Disturbi dell’Umore dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro.  

Baby blues: di cosa si tratta?

Il baby blues o maternity blues (dove ‘blues’ sta per malinconia) è una condizione para fisiologica transitoria e reversibile cui la donna va incontro nella settimana successiva al parto in circa il 70/80% dei casi, determinata principalmente dai cambiamenti ormonali tipici del post-partum.

I sintomi del baby blues

Tra i sintomi del baby blues rientrano reazioni emotive molto vistose da parte della mamma, quali:

  • pianto improvviso e immotivato;
  • umore instabile;
  • sensazione di inadeguatezza;
  • tristezza non giustificata;
  • irritabilità.

Quanto durano

È importante sottolineare che questi disturbi hanno 2 caratteristiche ben precise: insorgono appena dopo l’evento del parto (tendenzialmente nei 3/4 giorni successivi) e sono transitori, cioè durano da pochi giorni fino ad un massimo di 1 o 2 settimane

Il baby blues infatti è assolutamente reversibile, scomparendo una volta che l’equilibrio ormonale della donna si è riassestato.

Niente paura, se ne va! Come?

I sintomi della ‘baby blues’, in genere, hanno un’evoluzione naturale positiva, migliorando gradualmente fino a scomparire

Non essendo una malattia non è necessario ricorrere a terapie specifiche, ma può essere d’aiuto farsi ‘coccolare’ da chi è vicino, in modo da sentirsi sostenute in questo momento delicato. Il partner e gli affetti della neomamma possono in questo senso darle una mano, fornendole rassicurazione, ascolto e supporto e perché no, aiuto nella gestione quotidiana del piccolo e della casa.

Anche se il piccolo monopolizza a tutti gli effetti l’attenzione, prendersi cura di sé ritagliandosi momenti di tranquillità e riposo può contribuire ad alleviare la malinconia e alleggerire la pesantezza delle difficoltà iniziali.

Baby blues e depressione post partum: differenze e quando chiedere aiuto

Non sempre la neomamma in difficoltà chiede aiuto: a volte, infatti, può essere imbarazzata a parlare del proprio stato d’animo, sentendosi ‘in difetto’ rispetto alla sua condizione.

Per questo, è fondamentale prestare attenzione a tutti i segnali di disagio che si percepiscono nella donna, in modo da distinguere il fisiologico baby blues dalla depressione post partum.

Contattare il medico o cercare aiuto quando il malessere:

  • insorge circa 1 mese dopo il parto, a volte coincidente con il ritorno del ciclo mestruale;
  • interferisce con le attività quotidiane, comprese quelle di cura di sé e del bambino;
  • è persistente e dura oltre 2 settimane;
  • non sembra migliorare, anzi, peggiora.

La depressione post-partum, infatti, è una vera e propria forma di depressione, da sottoporre tempestivamente all’attenzione dello specialista. Se individuata, può essere curata e guarita, ma se viene trascurata può portare a pensieri o comportamenti pericolosi per la vita.

Fonte: www.grupposandonato.it

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