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Approfondimenti Medicina

HPV, displasie e PAP Test: cosa sono e perché è importante la prevenzione 

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Francesca 1 Febbraio 2024
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La prevenzione dei tumori della cervice o del collo dell’utero già in età giovanile è molto importante per ridurre il rischio di sviluppare le patologie o per intercettare nelle primissime fasi di sviluppo: gli strumenti a disposizione delle donne sono il vaccino anti HPV, il PAP Test e il Test HPV-DNA. Il vaccino, scongiura il rischio di infezione da determinati ceppi di Papilloma Virus Umano (HPV), agenti patogeni responsabili di lesioni degli organi genitali.

HPV, displasie e PAP Test: cosa sono e perché è importante la prevenzione 

Il PAP Test e il Test HPV-DNA sono strumenti indispensabili per la diagnosi di infezione da HPV e di displasie della cervice, che potrebbero evolvere successivamente in forme oncologiche.
Tracciamo un quadro della situazione con la dott.ssa Annamaria Parisi, ginecologa presso Villa Lucia Hospital a Conversano.

Che cos’è il Papilloma Virus Umano (HPV)?

Sotto la definizione di Papilloma Virus Umano o HPV rientrano circa 200 agenti patogeni che fanno parte di questa famiglia. Quelli in grado di infettare il tratto genitale sono più di 50, ma solo alcuni sono cancerogeni e vengono detti ad “alto rischio”. Nella maggior parte dei casi le infezioni da HPV sono dovute a sierotipi a “basso rischio” che causano lesioni benigne come condilomi o verruche sulle mucose genitali, anali, orali, per poi regredire.

Alcuni ceppi, in particolare il 16 e il 18, ceppi ad alto rischio, sono da soli responsabili di circa il 70% dei casi di tumore della cervice uterina. La maggior parte dei tumori del collo dell’utero quindi è causata dall’infezione da HPV.
Questo virus si trasmette attraverso rapporti sessuali non protetti, sia genitali che orali, e la promiscuità aumenta il rischio.

Nel 2006 è stato messo a punto il primo vaccino bivalente contro i ceppi 16 e 18.
Nel 2017 il terzo vaccino anti HPVGardasil 9, detto nonavalente, oltre che dai ceppi 6, 11, 16, 18 del secondo vaccino, protegge da altri cinque sierotipi (31, 33, 45, 52, 58).
Questo vaccino potrebbe prevenire oltre il 90% dei tumori secondari a infezione da HPV.
In Italia è somministrato gratuitamente ai ragazzi e alle ragazze tra i 12 e i 26 anni di età e a tutte le donne, anche di età superiore ai 26 anni, già trattate per lesioni da HPV.

Il momento critico per il contagio è nella adolescenza e prima giovinezza. L’infezione da HPV è la più frequente in assoluto tra le MST (malattie sessualmente trasmesse).
Il virus è responsabile della quasi totalità dei tumori della cervice uterina e secondo alcune stime del 95% dei tumori dell’ano (HPV 16) del 70% dei cancri dell’orofaringe (sesso orale), del 65% dei cancri della vagina del 50% della vulva e del 35% del pene. Secondo l’OMS il 5% di tutti i casi di cancro nel mondo è associato all’infezione da Human papilloma Virus (HPV).

Cosa sono le displasie cervicali?

In ambito medico-oncologico il termine displasia indica sempre disordine nella struttura e nell’organizzazione di un tessuto, quindi è un’alterazione delle cellule di un tessuto nella loro dimensione, forma, disposizione e numero.

Nel caso della displasia cervicale, è una crescita disorganizzata delle cellule epiteliali della cervice uterina. Come per ogni forma di displasia, anche per la displasia cervicale, esistono 3 livelli (gradi) di gravità crescente:

  • lieve (CIN I);
  • moderato (CIN II);
  • severo(CIN III).

Queste alterazioni non oltrepassano la membrana basale dell’epitelio e vengono definite lesioni pre-cancerose.

Nelle attuali classificazioni del Pap test viene utilizzata la dizione SIL (lesione intraepiteliale squamosa) proprio per definire queste lesioni e vengono distinte in Low- SIL (CIN I) e High-SIL (CIN II – CIN III).
La displasia è progressiva, quindi può essere diagnosticata in diversi stadi di sviluppo: una diagnosi precoce migliora la prognosi e in molti casi evita le conseguenze più negative del tumore della cervice uterina.

Che ruolo gioca il PAP Test in questo scenario?

Il PAP Test è l’esame di screening ginecologico per eccellenza, gratuito in Italia per tutte le donne dai 25 ai 29 anni, con cadenza triennale (se non ci sono indicazioni diverse da parte del ginecologo di fiducia). E’ un esame citologico, permette di esaminare le cellule epiteliali della portio per evidenziare eventuali alterazioni da danno virale e quindi le displasie.

A questo esame si affianca da qualche anno l’HPV DNA Test, più specifico per rilevare tracce del DNA del HPV. Viene effettuato negli screening regionali alle donne dai 30 ai 64 anni, con scadenza ogni 5 anni oppure come esame complementare se il PAP test ha individuato delle anomalie.

Come si esegue il PAP Test?

La paziente viene fatta sdraiare sul lettino ginecologico. Con l’aiuto di un apposito strumento chiamato speculum, che permette di dilatare la vagina ed evidenziare il collo uterino, si esegue un prelievo con una spatolina strisciando sulla portio.

Il materiale prelevato viene fissato ed inviato al laboratorio dove viene preparato per la lettura delle cellule che sono state prelevate e strisciate sul vetrino. Non ci sono controindicazioni all’esecuzione del PAP Test che può essere eseguito in menopausa e in gravidanza. L’unica controindicazione reale è che non è possibile eseguire il test durante il flusso mestruale.
Non richiede nessuna preparazione specifica, ma è buona norma astenersi dai rapporti sessuali e non praticare terapie locali alcuni giorni prima.

Cosa succede se il PAP Test dà esito positivo?

Se il PAP Test è positivo, la paziente viene ricontattata per eseguire ulteriori accertamenti.
 
Come abbiamo già accennato, uno di questi trattamenti può essere il test specifico HPV DNA.
 
In alcuni casi il ginecologo può invece prescrivere la colposcopia, un esame diagnostico di 2° livello che si avvale dell’uso del colposcopio, uno strumento ottico ad ingrandimento. Dopo detersione con acido acetico al 3% e colorazione con Lugol della portio permette di evidenziare eventuali lesioni, valutare le caratteristiche, eseguire eventuali biopsie, ovvero il prelievo di una parte del tessuto della lesione sospetta, da analizzare in laboratorio (esame istologico).
 
Se la diagnosi è confermata, il trattamento dipende dal grado della lesione, dalla sede e dall’età della paziente.
Nelle pazienti giovanissime con lesioni non avanzate, è possibile scegliere un approccio attendista e monitorare la situazione che potrebbe regredire spontaneamente. La regressione spontanea è maggiore per le displasie lievi.
 
In altri casi invece può essere più opportuno asportare la lesione, infatti la progressione è prevista solo nell’1% di CIN I nel 5% di CIN II e nel 12% di CIN III (carcinoma in situ).
 
Le lesioni di grado moderato CIN II o severo CIN III, confermate istologicamente, devono essere sempre trattate. Grazie alle conoscenze della storia naturale delle lesioni, allo sviluppo della colposcopia, si è passati da un trattamento di isterectomia totale o di amputazione del collo uterino nelle displasie gravi ad interventi sempre più conservativi.
 
I trattamenti si distinguono in trattamenti distruttivi (CIN I):
● Laser vaporizzazione;
● DTC;
● crioterapia.

Trattamenti escissionali (CIN II-CIN III):
● escissione con ansa diatermica;
● conizzazione (LEEP, a lama fredda, Laser).
 
Solo le forme tumorali aggressive richiedono chemio o radioterapia o chirurgia.
 
La buona notizia è che grazie all’inserimento del PAP Test tra gli esami di screening periodici e all’ampia adesione da parte delle donne in Italia, la mortalità del cancro della cervice uterina e del collo dell’utero si è ridotta sensibilmente. Questo è possibile grazie alle diagnosi precoci, che migliorano la prognosi per la paziente e aumentano le probabilità di successo delle terapie.

Fonte: www.gvmnet.it

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