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Approfondimenti Medicina

Lesione alla cuffia dei rotatori, quando la spalla non riesce più a fare certi movimenti

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Francesca 10 Settembre 2024
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Quando si parla di spalla e, in particolare, dei problemi di salute che la riguardano, spesso si fa cenno alla cuffia dei rotatori, una parte anatomica del nostro organismo dal nome curioso e intrigante ma di cui non sempre se ne conoscono le funzioni e l’importanza.

La cuffia dei rotatori altro non è che un gruppo di tendini nastriformi che, fondendosi tra loro, creano un avvolgimento – una sorta di cuffia, appunto – sulla testa dell’omero, A ciascuno di questi tendini è connesso un muscolo che origina dalla scapola e che ha la funzione, insieme agli altri, di provvedere al movimento e alla stabilità della spalla.

Spiegato il significato di “cuffia”, resta da capire perché viene definita “dei rotatori”: quando i muscoli in oggetto si contraggono provocano una trazione sui tendini della cuffia che determina l’innalzamento, la rotazione interna e la rotazione esterna del braccio. Per questo tali muscoli vengono definiti, appunto, “rotatori”.

Lesione alla cuffia dei rotatori, quando la spalla non riesce più a fare certi movimenti

La lesione della cuffia dei rotatori, insieme all’artrosi, è una delle problematiche che colpiscono con maggior frequenza l’articolazione della spalla. Di che cosa si tratta e di come può essere curata ce ne parla il dottor Eugenio Cesari, Responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia della Spalla di Humanitas Gavazzeni e Humanitas Castelli di Bergamo.

In che cosa consiste la cosiddetta lesione della cuffia dei rotatori?

«Per capirlo bisogna prima spiegare che i tendini della cuffia scorrono al di sotto dell’acromion, un osso che rappresenta il tetto dell’articolazione della spalla. In alcune persone lo spazio tra l’acromion e la testa dell’omero è particolarmente ristretto per cui i tendini e l’annessa borsa, che è il “cuscinetto” che svolge da ammortizzatore tra i tendini e l’osso, vengono particolarmente compressi quando si alza il braccio. Queste ripetute compressioni possono portare a un’infiammazione di tendini e borse, provocando la cosiddetta “sindrome da conflitto”».

Come influisce questa condizione con la lesione della cuffia dei rotatori?

«Quando questa infiammazione diviene tale da provocare dolore, i tendini possono cominciare a sfilacciarsi nel punto in cui si inseriscono sulla testa dell’omero e, con il progredire della situazione, possono lesionarsi se non rompersi totalmente staccandosi dalla testa omerale».

La “sindrome da conflitto” è l’unica causa delle problematiche legate alla cuffia dei rotatori?

«No, possono esserci altre cause come una predisposizione genetica, oppure la presenza di malattie metaboliche o dismetabolismi, oltre che di patologie reumatiche. Possono influire anche alcune cattive abitudini come il fumo o l’uso non attento di farmaci cortisonici. Poi possono esserci cause “fisiche” capaci di generare degenerazioni, come ripetuti gesti di lanci o ripetuti gesti atletici del braccio sopra la testa, come quelli che vengono eseguiti in sport come nuoto, tennis, padel, pallavolo o basket».

Come si può curare un problema alla cuffia dei rotatori?

«Se la lesione è ancora in una fase iniziale, situazione che può corrispondere a quella che viene definita “tendinite della cuffia dei rotatori” si può intervenire con un periodo di riposo supportato da farmaci da assumere per via orale e da terapie – fisicatecar terapia o laser terapia – con cui può essere possibile determinare una riduzione dell’infiammazione e il ripristino del compenso funzionale. Nel caso in cui la problematica sia invece avanzata fino a giungere alla rottura di uno dei tendini, diviene necessario un intervento chirurgico di riparazione dello stesso tendine. Intervento che viene eseguito in artroscopia in regime day Surgery e anestesia loco regionale, tenendo sempre conto del tipo di lesione tendinea, delle richieste funzionali e dell’età del paziente. Nei casi in cui la lesione sia irreparabile invece, nella popolazione più anziana generalmente, è possibile optare per un impianto di protesi inversa per ripristinare la funzione della spalla».

Fonte: www.gavazzeni.it

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