Lombalgia: il punto di vista della fisiatra
La lombalgia è una causa molto comune di consulto medico: con la specialista vediamo di cosa si tratta, da cosa è provocata e come alleviarne il dolore.
La dott.ssa D’Errico, Specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa, Primario del Reparto di Riabilitazione Motoria post-acuzie cod 56 di Santa Rita da Cascia Hospital (Roma) reputa la lombalgia come un campanello d’allarme che può indicare diverse cause sottostanti.
Il suo approccio terapeutico si basa su una visita fisiatrica accurata del paziente affetto da lombalgia, un’ananmensi dettagliata e un programma di prevenzione e riabilitazione personalizzato. Il tutto condiviso da un TEAM Multidisciplinare.
Questo programma non solo mira ad alleviare il dolore, ma anche a migliorarne la mobilità e prevenire le eventuali recidive.
Lombalgia: il punto di vista della fisiatra
La lombalgia è una causa molto comune di consulto medico (rappresenta circa il 6,5% degli accessi al medico di base). L’80% della popolazione soffre infatti almeno una volta nella vita di lombalgia.
In base a criteri temporali la lombalgia si classifica in:
- Lombalgia acuta (durata <1 mese)
- Lombalgia subacuta (1-3 mesi)
- Lombosciatalgia (irradiazione in territorio L5 e/o S1)
- Lombocruralgia (irradiazione in territorio L2-L3-L4)
- Lombalgia o lombosciatalgia cronica (>3 mesi)
- Lombalgia ricorrente (episodi acuti che durano <1 mese e si ripresentano ciclicamente)
Cause e eziologia
L’eziopatogenesi della lombalgia è:
- Meccanica aspecifica nel 90% dei casi
- Meccanica specifica nel 5-8%
- Cause non meccaniche nel 2-3%
Dal punto di vista anatomo-patologico le cause specifiche di lombalgia si suddividono in:
- Cause traumatiche (fratture, distorsioni, lussazioni, lesioni muscolari o legamentose..)
- Patologie del corpo, del disco, istmiche e articolari (EDD, spondiloartrosi, artropatia delle faccette posteriori, osteoporosi, paget, tumori)
- Cause statiche (iperlordosi, cifosi, scoliosi, dismetrie)
- Cause posturali involontarie, lavorative, sportive
La prognosi in caso di lombalgia acuta è generalmente positiva (circa il 90% si risolve entro 30 giorni), mentre in caso di cronicizzazione risulta negativa (solo il 7-10% si risolve). Per questo è molto importante la diagnosi precoce e un trattamento più mirato possibile per evitare una sua cronicizzazione.
Diagnosi e trattamento
L’esame obiettivo fisiatrico comprende l’osservazione posturale, la valutazione della motilità di rachide ed anche, l’individuazione di “trigger points” ed infine l’esecuzione di tests funzionali specifici.
Nelle lombalgie acute o croniche con sintomatologia sciatalgica o deficit neurologici è più indicata la risonanza magnetica nucleare, in grado di documentare lo stato dei dischi intervertebrali e della spongiosa ossea vertebrale e la presenza di ernie o protrusioni.
Il trattamento del paziente affetto da lombalgia è nella maggior parte dei casi di tipo conservativo, una volta escluse condizioni patologiche severe come ad esempio fratture o radicolopatie compressive tali da richiedere interventi ortopedici e/o neurochirurgici.
Il piano terapeutico dovrà essere sempre personalizzato tenendo conto delle richieste funzionali del paziente. Il ricorso ad un trattamento farmacologico con FANS e Miorilassanti (eperisone cloridrato, tiocolchicoside) è in genere il primo provvedimento terapeutico adottato si negli episodi acuti che ricorrenti, ma anche nei casi cronici di dolore lombare. Nei casi di lombalgia ormai cronicizzata, dove la causa del dolore si deve ricercare nelle situazioni di sovraccarico, sia intrinseche alla colonna che estrinseche sotto o soprasegmentali, è indispensabile programmare un adeguato protocollo riabilitativo.
Cosa prevede il protocollo riabilitativo
Nelle lombalgie acute: riposo attivo, utilizzo di fasce lombari elastiche, terapia farmacologica e strumentale associate a terapia manuale decontratturante con tecniche classiche e/o mio-fasciali. La mesoterapia con FANS e miorilassanti si rivela piuttosto efficace nelle forme di lombalgia posturale e da sovraccarico. L’elettroterapia antalgica, la laserterapia ad alta potenza e la Tecarterapia, invece, le terapie strumentali più utilizzate.
Nelle lombalgie e lombosciatalgie sostenute da ernia discale può essere indicato il trattamento con Ossigeno-Ozono terapia, mediante infiltrazioni paravertebrali lombari, nelle lombalgie sostenute da artropatia delle faccette posteriori (sindrome delle faccette), che si manifesta prevalentemente nel movimento combinato di estensione-rotazione del rachide, sono efficaci le infiltrazioni locali con cortisonici.
Prevenzione e recupero
L’esercizio fisico (stabilizzazione lombare, controllo motorio e di rafforzamento del core) può migliorare il controllo neuromuscolare, la forza e la resistenza dei muscoli della colonna e, questo lavoro, è considerato centrale per il mantenimento della stabilità dinamica del rachide e del tronco. Il rinforzo contestuale e sinergico della muscolatura addominale, lombare e dei glutei è molto importante per diminuire i sovraccarichi a livello del rachide lombosacrale.
La tonificazione della muscolatura del “core” (diaframma, pavimento pelvico) attraverso esercizi specifici di core stability, costituisce un’ottima protezione attiva dagli stress a livello lombare. Esercizi di stretching con posture globali ed analitiche da effettuare in base al tipo di muscoli retratti e rivolta prevalentemente alle catene anteriori (ileo-psoas) a quelle posteriori (ischio crurali e tricipite surale), al piriforme ed ai glutei. Esercizi specifiche di Mckenzie nel caso di protrusioni e/o ernie discali e la rieducazione posturale globale (Méziere o Suchard).
Infine, la fase di remissione è volta al ritorno all’attività (sportiva o lavorativa). In questa fase sono importanti i provvedimenti di natura ergonomica (correzione delle gestualità della vita quotidiana), l’igiene posturale (assunzione di idonee posture), evitare il più possibile le attività sovraccaricanti il rachide, effettuare con continuità esercizi di mantenimento tipo back school e praticare idonea attività sportiva a basso impatto (nuoto, acquagym, ginnastica dolce, passeggiate).
Fondamentale è l’educazione del paziente in questo percorso: comprendere come gestire le proprie abitudini quotidiane può ridurre significativamente il rischio di sviluppare lombalgia. Nella prevenzione della lombalgia, piccole modifiche nel tuo stile di vita possono fare una grande differenza.
Fonte: www.gvmnet.it