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Approfondimenti Medicina

Patologie vascolari: come trattarle chirurgicamente

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Redazione 21 Dicembre 2021
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Quando si parla di patologie vascolari ci si riferisce a problematiche relative a vene e arterie che, nella maggior parte dei casi, causano stenosi (restringimenti) o aneurismi (ampliamenti patologici), fino anche a occlusioni parziali o totali: approfondiamo l’argomento con il dott. Alessio Pederzoli, chirurgo vascolare dell’Ospedale San Carlo di Nancy.
La chirurgia vascolare rappresenta un metodo di trattamento per risolvere la maggior parte delle problematiche attraverso interventi di rimozione, sostituzione o riparazione del vaso danneggiato.

Dottore, quali sono le patologie vascolari più comuni?

Tra le patologie dei vasi più comuni abbiamo senza dubbio l’insufficienza venosa degli arti inferiori, che più spesso viene chiamata semplicemente “vene varicose”. Altre patologie vascolari comuni sono il varicocele e la trombosi venosa profonda.
Ci sono poi problematiche “silenziose”, che molto spesso passano inosservate e portano improvvisamente a eventi cardiovascolari gravi. Mi riferisco a aneurismi (degli arti o dell’aorta addominali), stenosi delle carotidi, ostruzioni delle arterie dei vasi inferiori ecc. Le conseguenze possono essere importanti, come nel caso di infarti, ictus, ischemie e trombi.

Come rilevare queste anomalie dei vasi “silenziose”?

Attraverso la prevenzione, con visite periodiche soprattutto se si è particolarmente a rischio, come ad esempio in caso di familiarità con le patologie cardiovascolari, fumo, sovrappeso, vita sedentaria ecc.
L’esame che permette di diagnosticare stenosi, aneurismi e occlusioni è l’ecodoppler. Si tratta di una metodologia non invasiva e indolore, che viene eseguita in maniera molto simile a un’ecografia. Rispetto all’ecografia tradizionale, però, riesce a evidenziare il flusso del sangue all’interno dei vasi mettendo quindi in luce se ci sono anomalie nel passaggio all’interno del lume.

Come si svolge un intervento di chirurgia vascolare?

Oggi si preferisce perlopiù la metodica endoscovascolare, mininvasiva. Significa che si praticano degli accessi chirurgici di pochi millimetri e si lavora nel vaso danneggiato, con una strumentazione microchirurgica e una sonda che trasmette le immagini ingrandite in video.
Questo permette di ridurre il sanguinamento e di lavorare con maggior precisione, salvaguardando il più possibile i tessuti sani. Per il paziente, significa anche avere un decorso post operatorio più leggero.
Con questa metodica è oggi possibile eseguire interventi di rimozione, sostituzione, riparazione e derivazione dei vasi, oltre che interventi di angioplastica con inserimento di stent.

Per quanto riguarda gli interventi di rimozione dei vasi, che si praticano in caso di vene varicose ad esempio, oggi esistono tecniche innovative come la scleromousse. In questo caso, si inietta nel vaso danneggiato una schiuma che si indurisce e sigilla la vena. Il sangue, quindi, è “dirottato” verso i vasi sani con un risultato simile a quello di un intervento di rimozione. La mousse viene iniettata con delle punture attraverso aghi molto sottili. L’invasività dell’intervento è minima.

Fonte: www.gvmnet.it

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