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Monzino: cinquecentesima angioplastica carotidea tramite accesso radiale

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Redazione 18 Gennaio 2022
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Al Centro Cardiologico Monzino superati i 500 interventi di angioplastica carotidea per via radiale, un approccio innovativo sempre più consolidato per il trattamento della stenosi carotidea, patologia che consiste nella riduzione del calibro dell’arteria carotide, che porta il sangue al cervello, aumentando quindi il rischio di ictus (ischemia cerebrale) e TIA (attacco ischemico transitorio).

«Il trattamento della stenosi carotidea con la procedura di angioplastica e impianto di stent è ormai una modalità di cura affermata, sicura ed efficace, con risultati sovrapponibili a quelli ottenuti con la tecnica chirurgica standard – spiega il Professor Piero Montorsi, Responsabile dell’Unità di Cardiologia invasiva 2 del Monzino -. I motivi di questo successo sono da attribuire al continuo miglioramento tecnologico con sistemi di protezione cerebrale e tipi di stent carotideo sempre più sicuri e dedicati, insieme a una migliore valutazione pre-procedurale del paziente e a una sempre più elevata expertise degli operatori».

Tradizionalmente l’angioplastica della carotide viene eseguita dalla via femorale. «Ci sono tuttavia particolari anatomie dell’arco aortico e dell’origine delle arterie carotidi che rendono difficoltoso effettuare la procedura accedendo dalla via femorale, aumentando il rischio di eventi avversi peri-procedurali. In questi casi – continua Montorsi – è possibile eseguire l’angioplastica carotidea attraverso l’arteria radiale destra. Tale via alternativa è peraltro ben conosciuta dai cardiologi interventisti, essendo la via principale per eseguire l’angioplastica coronarica».

L’esperienza del Monzino nell’angioplastica radiale

Nel laboratorio di cardiologia invasiva del Centro Cardiologico Monzino dal 2003 ad oggi sono state eseguite oltre 1.700 angioplastiche carotidee. Di queste, a partire dal 2010, oltre 500 procedure sono state eseguite utilizzando l’approccio radiale con una percentuale di successo alta, sovrapponibile o in alcune circostanze migliore, a quella della via tradizionale femorale.

L’approccio radiale offre vantaggi specifici rispetto all’approccio femorale, come: evitare o ridurre il passaggio di cateteri attraverso l’arco aortico (possibile fonte di embolizzazione cerebrale), il trascurabile rischio di sanguinamento o emorragia dal sito di puntura, una più rapida mobilitazione del paziente dopo la procedura, con un minor costo sanitario e una decisa preferenza da parte del paziente. In base ai risultati ottenuti, l’indicazione all’accesso per via radiale è stata progressivamente allargata a tutti i pazienti con stenosi carotidea, indipendentemente dall’anatomia carotidea o dal quadro clinico, raggiungendo nell’ultimo anno una percentuale di applicazione della tecnica vicina all’80% dei casi.

Il Centro Cardiologico Monzino, e in particolare l’Unità di cardiologia invasiva 2 diretta dal prof. Piero Montorsi, sono punto di riferimento italiano e internazionale per il training teorico-pratico su questa tecnica (oltre 40 edizioni in 15 anni con più di 200 operatori in ‘training’ o esperti di varie specialità).

Fonte: www.cardiologicomonzino.it

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