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Approfondimenti Medicina

Miomi uterini: cosa sono e quando sono pericolosi

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Francesca 11 Luglio 2023
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miomi uterini, detti anche leiomioma o fibroma, sono lesioni uterine benigne che colpiscono molto frequentemente la popolazione femminile in età fertile; spesso asintomatici, vengono solitamente evidenziati dal ginecologo durante i controlli di routine. A volte, però, possono essere causa di disturbi e incidere sulla fertilità della donna e sulla sua vita, e quindi necessitare di essere rimossi.

Da cosa sono causati, quando preoccuparsi, come si effettua la diagnosi e come scegliere il trattamento migliore per curarli? Lo abbiamo chiesto al dott. Matteo Schimberni, Ginecologo presso l’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretta dal Prof. Massimo Candiani.

Cosa sono i miomi uterini e da cosa sono causati

Il mioma uterino è la lesione uterina benigna più frequente, conseguente all’esagerato sviluppo di cellule muscolari lisce e tessuto connettivale dell’utero. Questa neoformazione può variare in numero, dimensione e localizzazione rispetto alla parete del viscere uterino.

La prevalenza dei fibromi è solitamente bassa prima dei 20 anni per poi raggiungere il picco tra i 40 e i 50 anni.

Esistono varie tipologie di fibroma, in base alla loro localizzazione nella cavità uterina: 

  • se si sviluppa verso l’interno della cavità uterina è detto ‘sottomucoso’; 
  • se si forma nello spessore dello strato muscolare dell’utero (miometrio) è detto ‘intramurale’; 
  • se la crescita avviene verso lo strato più esterno dell’utero è detto ‘sottosieroso’.

Le cause dello sviluppo del mioma non sono ancora state individuate con certezza, anche se si sospetta un’implicazione ormonale che ne stimola la proliferazione delle cellule. 

Quali sono i sintomi

Nella maggior parte dei casi sono asintomatici e vengono diagnosticati durante una visita ginecologica di controllo. I sintomi più frequenti sono disturbi mestruali come mestruazioni abbondanti e/o doloroseinfertilità. Altre volte possono manifestarsi con: 

  • dolori addominali, sacrali o lombari; 
  • gonfiore addominale; 
  • stitichezza; 
  • disturbi della minzione.

Durante la menopausa, la riduzione della stimolazione ormonale determina generalmente la riduzione della crescita dei fibromi e la scomparsa dei tipici disturbi mestruali ed emorragici. Tuttavia, nel caso di fibromi particolarmente voluminosi, alcuni sintomi come dolori addominali, sacrali o lombari, gonfiore addominale, disturbi urinari o intestinali possono persistere anche dopo la menopausa.

Infertilità e mioma: quale legame?

Raramente i fibromi di per sé sono considerati come unica causa di infertilità; tuttavia, in base alle loro dimensioni e alla loro collocazione, possono influire negativamente sulla fertilità della donna e dunque necessitare di essere rimossi chirurgicamente. 

Generalmente i miomi che si sviluppano nella porzione esterna dell’utero (fibromi sottosierosi, intramurali che non determinano distorsione della cavità endometriale) non causano particolari problemi da un punto di vista riproduttivo. 

Quando invece i fibromi sono adiacenti alla porzione intrauterina delle tube possono creare una distorsione anatomica, che determina la chiusura dell’ostio tubarico ostacolando l’incontro tra i gameti. 

I nodi di mioma sottomucosi, ovvero quelli che si sviluppano prevalentemente all’interno della cavità endometriale, e i fibromi intramurali, che determinano una distorsione della cavità stessa, possono avere un impatto negativo sull’impianto embrionario. In questi casi è generalmente indicata la loro rimozione chirurgica. 

Il mioma in gravidanza è pericoloso?

I fibromi sottomucosi e quelli che determinano una distorsione della cavità uterina o molto vicini ad essa, oltre ad avere un impatto negativo sulle possibilità di concepimento, possono aumentare il rischio di aborto e causare l’insorgenza di alcune complicanze durante la gravidanza

  • aumentato rischio di rottura prematura delle membrane; 
  • di parto pretermine; 
  • placentazione anomala; 
  • sanguinamento eccessivo al momento del parto.

In questo caso, è bene affidarsi al proprio ginecologo per scegliere il trattamento più opportuno.

Come si diagnostica e quando preoccuparsi

La visita ginecologica e l’ecografia pelvica transvaginale o transaddominale sono solitamente sufficienti per definire dettagliatamente il numero, la localizzazione, le dimensioni e le caratteristiche dei fibromi. Talvolta, però, possono rendersi necessari ulteriori approfondimenti diagnostici, come la risonanza magnetica della pelvi

Circa lo 0,5-3 per mille dei fibromi può evolvere in una patologia neoplastica. Il principale fattore di rischio è costituito dall’età. Se una paziente in post menopausa con fibromi riferisce dolori e sanguinamenti uterini anomali e l’ecografia dimostra una crescita di queste lesioni, allora bisogna sospettare la possibilità che si stia sviluppando un sarcoma; pertanto, è importante considerare questa possibilità, sia nella fase diagnostica che al momento del trattamento chirurgico.

Come si cura: farmaci o chirurgia?

La scelta terapeutica dipende da numerosi fattori come l’età, il desiderio riproduttivo e la sintomatologia della paziente, il numero, le dimensioni e la localizzazione del mioma/i.

Nel caso di miomi asintomatici è sufficiente il monitoraggio clinico e strumentale periodico per monitorare eventuali modificazioni dimensionali o morfologiche dei fibromi. Quando invece i fibromi sono sintomatici, le possibilità terapeutiche sono di natura farmacologica, chirurgica o l’embolizzazione. 

La terapia farmacologica solitamente si rende necessaria per il trattamento dell’anemia provocata dai sanguinamenti abbondanti o come preparazione all’intervento chirurgico. Essa consiste:

  • nell’utilizzo della pillola estro/progestinica;
  • iniezioni con analoghi del GnRH;
  • farmaci di ultima generazione che combinano gli antagonisti del GnRH con estroprogestinici.

La terapia chirurgica conservativa prevede l’asportazione del mioma (miomectomia) e può essere effettuata per via isteroscopica, laparoscopica o laparotomica, in base a localizzazione, dimensioni, numero dei fibromi, età della paziente e suo desiderio riproduttivo. 

L’approccio chirurgico radicale consiste invece nell’asportazione dell’utero (isterectomia) e può essere effettuato per via vaginale, laparoscopica o laparotomica a seconda della storia clinica della paziente e delle dimensioni dell’utero. Questo tipo di intervento è solitamente riservato alle pazienti con desiderio riproduttivo soddisfatto o in età perimenopausale.

L’embolizzazione è una tecnica radiologica interventistica, che consiste nell’occlusione delle arterie che nutrono il fibroma determinandone una riduzione del volume, che solitamente è indicato nelle pazienti che non desiderano sottoporsi all’intervento chirurgico o presentano controindicazioni mediche o anestesiologiche.

Fonte: www.hsr.it

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