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Approfondimenti Medicina

La Malattia di Alzheimer Precoce

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Francesca 29 Gennaio 2024
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Sebbene la malattia di Alzheimer tenda a colpire il 5% della popolazione sopra i 65 anni e il 25% dopo gli 85 anni, vi è una piccolissima percentuale di persone tra i 30 e i 60 anni che manifesta la forma precoce di questa malattia.

La Malattia di Alzheimer Precoce

Tutto ha inizio con dei vuoti di memoria: sfuggono i nomi di oggetti comuni o parole legate alla quotidianità. Dopodiché, con il passare del tempo, diventa sempre più difficile organizzare i propri impegni, ricordare i nomi di persone appena incontrate, finché non si perdono interi pezzi della propria storia personale.

Quando parliamo di malattia di Alzheimer, infatti, ci riferiamo a una patologia neurodegenerativa che causa un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive principali, tra cui memoria, attenzione, ragionamento e linguaggio. Una condizione assai grave, in particolar modo quando i sintomi compaiono in giovane età.

Già, perché forse non tutti sanno che, sebbene la malattia di Alzheimer tenda a colpire il 5% della popolazione sopra i 65 anni e il 25% dopo gli 85 anni, vi è una piccolissima percentuale di persone tra i 30 e i 60 anni che manifesta la forma precoce di questa malattia. Purtroppo, così come non è facile individuare preventivamente quei fattori che portano allo sviluppo della malattia, altrettanto non è semplice capire cosa determini la cosiddetta forma “giovanile”. L’origine, infatti, potrebbe avere matrice genetica, ma derivare anche da fattori ambientali non ancora definiti.

Sicuramente la proteina APP ha un ruolo rilevante poiché il suo metabolismo alterato porta alla formazione della beta amiloide, sostanza ad azione altamente neurotossica che causa una degenerazione progressiva delle strutture cerebrali che quando si manifesta precocemente causa difficoltà ingravescenti nel pieno delle attività dei pazienti.

Così si riduce inesorabilmente il livello di autonomia: attività quotidiane un tempo semplici, diventano impossibili da portare a termine, le capacità di comunicazione si riducono in modo preoccupante, peggiora l’orientamento spazio-temporale. Infatti, non solo luoghi che prima erano familiari diventano sconosciuti, ma si perde anche la cognizione del tempo. Infine, si manifestano alterazioni della personalità: a causa della progressiva regressione, si tende a tornare a uno stato “infantile” e a manifestare sbalzi d’umore senza una ragione apparente nel giro di poco tempo. 

Tutti questi sintomi alterano inevitabilmente l’equilibrio del soggetto: proseguire con la propria vita lavorativa diventa sempre più complicato e le relazioni famigliari e sociali più importanti vengono messe a dura prova. Una cura che cambi l’evoluzione della malattia ancora non esiste. Per quanto la diagnosi si basa su criteri di probabilità, è possibile valutare l’esposizione al rischio attraverso test neuropsicologici, la risonanza magnetica, la tomografia a emissione di positroni (PET) e la rachicentesi, esami che possono individuare marker diversi indicatori della presenza di malattia. È possibile intraprendere terapie farmacologica e comportamentali con l’obiettivo di limitare l’inesorabile progressione dei sintomi.

Importante anche la prevenzione: l’allenamento mentale, l’attività fisica come lo Yoga sono un utile strumento. Fondamentale anche un’alimentazione equilibrata, evitando abitudini come alcool e fumo.

Il Centro di Neuropsicologia Cognitiva del Niguarda è impegnato sia nella ricerca sulla malattia di Alzheimer e altre patologie che inducono demenze sia nell’assistenza per il paziente e il caregiver con interventi innovativi che prevedono anche interventi originali di riabilitazione artistica per pazienti e familiari in collaborazione con l’associazione con MediCinema. Dal 2010 accoglie anche lo Sportello Alzheimer, con l’intento di fornire assistenza ai familiari informandoli sulla rete assistenziale presente sul territorio.

Fonte: www.ospedaleniguarda.it

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