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Insufficienza cardiaca, nuovo possibile farmaco efficace in arrivo

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Francesca 8 Febbraio 2024
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Affanno, mancanza di respiro (dispnea), affaticamento, ritenzione di liquidi con gonfiore alle gambe o all’addome soprattutto, ridotta capacità di compiere attività fisiche: sono i sintomi ricorrenti di una patologia, l’insufficienza cardiaca, che rappresenta la principale causa di ospedalizzazione al mondo e colpisce tanto gli uomini che le donne. Il 30% dei pazienti, a causa di un peggioramento dei sintomi, deve purtroppo ritornare in ospedale dopo tre mesi dall’evento stesso. In Italia sono circa 1.000.000 i pazienti affetti da questa patologia: si stima che la prevalenza raddoppi a ogni decade di età (dopo i 65 anni arriva al 10% circa) con una previsione di crescita media del 2,3% nei prossimi 10 anni.

Insufficienza cardiaca, nuovo possibile farmaco efficace in arrivo

L’insufficienza cardiaca si caratterizza per l’incapacità del cuore di assolvere alla sua normale funzione contrattile di pompa che garantisce l’apporto fisiologico di sangue a tessuti e organi. Diverse sono le cause riconosciute: può insorgere come conseguenza di un infarto, dall’ipertensione arteriosa mal controllata, da malfunzionamento delle valvole cardiache, da infezioni virali pregresse con interessamento del muscolo cardiaco (miocarditi); in alcuni casi non è possibile riconoscere una causa iniziale (forma idiopatica). Nonostante i progressi di trattamento, la patologia ha una prognosi di sopravvivenza paragonabile o peggiore a quella descritta per le neoplasie più aggressive. Infatti, a un anno dalla diagnosi di insufficienza cardiaca, la mortalità si aggira intorno al 20-25%.

I pazienti affetti da insufficienza cardiaca, inoltre, hanno un elevato rischio di peggioramento, con un’intensificazione rapida o graduale dei sintomi che richiedono cure come la somministrazione di diuretici per via endovenosa in emergenza/ambulatorio, o anche il ricovero in ospedale. Tale peggioramento, oltre a generare un impatto negativo sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie, ha un notevole onere economico. Secondo i dati del Report PNE 2022, nel 2021 sono stati registrati circa 127 mila ricoveri per pazienti con insufficienza cardiaca e si stima che questa condizione copre il 2% della spesa complessiva del Sistema Sanitario Nazionale.

La terapia attuale

La terapia raccomandata si fonda sui cosidetti “4 pilastri”: gli antagonisti del sistema renina-angiotensina (RAASi)-ARNI, i beta-bloccanti, gli anti-aldosteronici (MRA) e gli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio (SGLT2i). Negli ultimi anni le linee guida per il trattamento hanno cambiato radicalmente l’approccio al paziente con insufficienza cardiaca. A partire da un approccio graduale, che prevedeva l’aggiunta di ogni farmaco in modo sequenziale, le nuove indicazioni sono quelle di prescrivere da subito tutte le classi farmacologiche disponibili, modulandone i dosaggi. In questo modo si è visto un miglioramento significativo della sopravvivenza dei pazienti con insufficienza cardiaca. Nonostante l’utilizzo di queste terapie ottimizzate, persiste un rischio residuo di peggioramento e di ospedalizzazioni per scompenso cardiaco.

Il rischio frequente di un peggioramento clinico sottende in realtà la necessità di disporre di altre cure più efficaci che consentano di ridurre i ricoveri e la mortalità. Recentemente è entrato nella pratica clinica un nuovo farmaco, vericiguat, che agisce in modo incisivo su quei pazienti già trattati secondo gli standard raccomandati dalle linee guida, ma che vanno incontro a un nuovo peggioramento.

Il nuovo farmaco

Vericiguat è un farmaco per lo scompenso cardiaco con un meccanismo d’azione inedito per questa condizione. Infatti a differenza degli altri, già in uso, il principio attivo agisce sulla via dell’ossido nitrico (NO), composto che va a stimolare l’attività a cascata di una serie di enzimi con l’effetto finale di migliorare le funzioni cardiache e vascolari.

Con l’introduzione di questo nuovo farmaco in associazione alla “quadruplice terapia”, si è visto che si riesce a ridurre la mortalità e le ospedalizzazioni in maniera significativa, in assenza di effetti collaterali maggiori. Inoltre, si registra un miglioramento della qualità di vita, che per il paziente con insufficienza cardiaca è fondamentale. Siamo in attesa di ulteriori risultati su campioni più numerosi per considerare di fatto il vericiguat come il “quinto pilastro” nel trattamento dell’insufficienza cardiaca.

Fonte: www.ospedaleniguarda.it

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