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Diabete insipido: la ricerca del Policlinico di Milano per diagnosi sempre più facili

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Francesca 12 Febbraio 2024
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Un lavoro di ricerca internazionale, che ha visto coinvolto i pazienti seguiti nell’Endocrinologia del Policlinico di Milano, potrebbe rendere le diagnosi del diabete insipido sempre più facili.

Diabete insipido: la ricerca del Policlinico di Milano per diagnosi sempre più facili

Ci sono malattie che hanno alcuni sintomi in comune ma cause e – di conseguenza – terapie molto differenti. Ad esempio, un’eccessiva produzione di urina e un aumento della sete sono presenti in patologie che hanno cause molto differenti tra loro. Sono passati oltre 3 secoli dalle prime diagnosi che hanno dimostrato l’esistenza di quello che veniva chiamato “diabete insipido”, oltre al già famoso “mellito”. Da allora, la scienza ha permesso di ottenere test diagnostici sempre più precisi, veloci e meno invasivi per i pazienti. Ne è un esempio il lavoro pubblicato sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine che vede tra gli autori Emanuele Ferrante, specialista dell’Endocrinologia del Policlinico di Milano.

Alcune malattie hanno come comune denominatore la produzione di una grande quantità di urina – almeno 3 litri nella giornata – (poliuria) associata a una sete intensa (polidipsia). Per poter impostare una terapia corretta, il primo passo è identificare la causa di questi disturbi. Sintomi che potrebbero essere espressione di un’eccessiva assunzione di liquidi – a causa di una condizione chiamata Polidipsia Primaria – oppure di altre patologie, come appunto il diabete insipido, oggi rinominato deficit di vasopressina (AVP-D).

L’AVP-D è una malattia rara metabolica che si presenta con uno squilibrio della quantità di acqua all’interno del corpo e che colpisce circa 1 persona ogni 25.000.
Le urine delle persone con AVP-D sono molto diluite e non si trovano tracce di zucchero. Un elemento che fa la differenza rispetto a quanto succede ad esempio con il diabete mellito (dal latino miele, dolce), causato da un eccesso di glucosio nel sangue, che a livello renale non viene riassorbito e richiama acqua aumentando la quantità di urina. Se in questo caso il meccanismo alla base della malattia coinvolge l’ormone insulina, nell’AVP-D il protagonista è l’arginin-vasopressina (AVP). Si tratta di una molecola chiamata anche ormone antidiuretico per la sua capacità di regolare la quantità di acqua che viene trattenuta a livello dei reni e prodotta dall’ipotalamo, una regione del cervello coinvolta nella regolazione di molti processi metabolici. Quando la produzione di AVP è ridotta si parla di deficit di vasopressina, mentre se è modificata la sua azione a livello renale si è in presenza di una resistenza alla vasopressina (precendentemente nota come “Diabete insipido nefrogenico”).

Distinguere tra Polidipsia Primariadeficit e resistenza alla vasopressina risulta quindi fondamentale per intervenire tempestivamente con cure specifiche in base alle diverse condizioni. Fino a pochi anni fa, le procedure usate per formulare una diagnosi erano lunghe – venivano effettuate in regime di ricovero – e avevano un’accuratezza di solo il circa 70%.
Da qui l’esigenza di sviluppare test sempre più precisi e meno invasivi per i pazienti. Una prima “rivoluzione” è stata la scoperta della copeptina, una molecola prodotta insieme all’AVP, del quale rappresenta un marker facilmente misurabile e molto stabile. Il suo dosaggio dopo stimolazione con soluzione salina ipertonica permette di diagnosticare il deficit di AVP con elevata precisione, richiedendo però un attento monitoraggio del sodio con frequenti prelievi di sangue per evitare i disagi causati dal suo aumento durante il test. Per semplificare ulteriormente le procedure, è stato sviluppato un trial clinico che ha permesso di dimostrare come la copeptina stimolata con l’infusione di arginina (un aminoacido) sia di più facile gestione, con minori effetti collaterali rispetto al test che utilizza la stimolazione con soluzione salina ipertonica.

Si tratta di un lavoro internazionale che ha visto coinvolto i pazienti seguiti nell’Endocrinologia del Policlinico di Milano.
Questo lavoro è un ulteriore passo avanti per la diagnosi del deficit di arginin-vasopressina. È un test che ha bisogno di ulteriori conferme ma ha tutte le potenzialità per diventare in futuro il gold standard da utilizzare per diagnosticare questa malattia rara” spiegano Emanuele Ferrante e Rita Indirli, endocrinologi del nostro Ospedale.


Arginine or Hypertonic Saline–Stimulated Copeptin to Diagnose AVP Deficiency


Il Policlinico di Milano è da sempre Centro di riferimento per le Malattie Rare, grazie all’impegno dei suoi professionisti e all’intesa attività di ricerca.

Il team della nostra Endocrinologia segue oltre 500 pazienti affetti da malattie rare endocrinologiche e fa parte di ben 2 European Reference Network –  ERN BOND ed Endo-ERN – punti di riferimento scientifico ai massimi livelli europei.

Fonte: www.policlinico.mi.it

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