Tumori urologici: l’importanza della prevenzione anche in giovane età
I tumori urologici (della prostata, della vescica e del rene) rappresentano le patologie oncologiche più frequenti che possono colpire l’apparato urogenitale maschile: spesso asintomatici, possono talvolta dar segno di sé attraverso sintomi aspecifici, comuni ad altre condizioni patologiche, queste patologie sono diagnosticabili attraverso prevenzione ed esami mirati.
Tumori urologici: l’importanza della prevenzione anche in giovane età
«In passato, le patologie uro-andrologiche come il varicocele, l’idrocele e le patologie oncologiche erano spesso intercettate precocemente durante i tre giorni di leva militare – spiega il dottor Emilio Emili, urologo a San Pier Damiano Hospital di Faenza e Maria Cecilia Hospital a Cotignola –. Quell’appuntamento rappresentava per molti giovani la prima occasione per sottoporsi a una visita specialistica, ricevere informazioni, risolvere dubbi ed eventualmente diagnosticare precocemente condizioni patologiche, rivelandosi un prezioso contesto di prevenzione. Attualmente, la maggior parte degli uomini – continua il dottor Emili – si rivolge all’urologo solo in caso di disturbi specifici. Nel sesso maschile, non è ancora diffusa l’abitudine di avere in età giovanile un riferimento specialistico su temi che riguardano la salute urogenitale e la sessualità, a differenza delle donne che si avvalgono di un ginecologo di fiducia sin dall’adolescenza».
Tuttavia, pur sottolineando l’importanza della prevenzione in giovane età, va segnalato che i tumori giovanili urologici non sono molto diffusi, ad eccezione del tumore al testicolo, il più frequente nei giovani tra i 30 e i 40 anni. «L’autopalpazione del testicolo, rappresenta una semplice manovra che, se eseguita correttamente, permette di individuare autonomamente la presenza di noduli di aumentata consistenza e consente il tempestivo ricorso a un approfondimento diagnostico specialistico che può facilmente dirimere ogni dubbio».
In quest’ottica, non sono da sottovalutare anche le patologie benigne maschili che, se non trattate, possono rappresentare seri rischi: «Il varicocele, che consiste nella dilatazione e incontinenza delle vene che interessano il sistema venoso delle gonadi, se non affrontato può ritenersi un fattore condizionante l’ipofertilità maschile; lo stesso vale per l’idrocele, che si manifesta con una raccolta di liquido all’interno dello scroto, nella maggior parte dei casi è benigno, ma è comunque opportuno trattarlo. Naturalmente, la cultura della prevenzione deve accompagnarci per tutto l’arco della vita e guidare i nostri comportamenti, allo scopo di favorire la diagnosi precoce delle patologie oncologiche per poterle risolvere o cambiarne il decorso, evitando che, se trattate tardivamente, possano incidere negativamente sulla qualità e quantità della vita».
Il tumore della prostata
Tra le patologie oncologiche più frequenti nell’uomo, si osserva il tumore della prostata: «Si tratta di una patologia i cui sintomi sono sovrapponibili a quelli tipici dell’ipertrofia prostatica benigna o della prostatite. Sono sintomi aspecifici, che spesso vengono confusi con i disturbi connessi con l’età: frequenza della minzione (diurna e notturna), getto urinario debole o intermittente, e disturbi dell’erezione. Secondo i dati della letteratura scientifica, già a partire dai 50 anni bisognerebbe sottoporsi a visita specialistica, ma anche a un esame ecografico e al test del PSA – marker tumorale suggestivo del tumore alla prostata –, decisivi per orientare la diagnosi. La frequenza dei controlli dovrebbe variare tra 1 o 2 anni, intensificandosi nel caso di familiarità per tumori dell’apparato urogenitale. Se il PSA totale è alterato (per definizione superiore ai 4 nanogrammi per ml), è buona norma ricontrollare il dato a distanza di qualche mese. In caso di permanenza dell’alterazione, sarà opportuno approfondire gli accertamenti, nella consapevolezza che un PSA alto non è sempre sinonimo di patologia oncologica».
Da qualche anno, tra gli esami di approfondimento, la biopsia random della ghiandola prostatica, che permetteva di indagare istologicamente eventuali zone sospette alla palpazione, è stata arricchita dalla biopsia fusion post risonanza multiparametrica, una tecnica molto più precisa e affidabile.
In caso di accertata patologia oncologica della prostata, si può intervenire in vari modi in base alle caratteristiche del paziente e al grado di aggressività della neoplasia: «La sorveglianza attiva, mediante controlli frequenti, è la strategia d’elezione per pazienti giovani con malattia limitata a un unico focolaio a basso grado di malignità. Nei pazienti anziani con controindicazioni all’intervento chirurgico, o nei casi di progressione lenta, si può optare per l’ormonoterapia, che può bloccarne l’evoluzione pur non eliminandola. Anche la radioterapia ha un ruolo importante, specialmente nei pazienti a rischio di complicanze post-operatorie. Tuttavia, la chirurgia rimane il “gold standard” per il trattamento del carcinoma della prostata. Si tratta, oggi, di una chirurgia sempre meno invasiva, spesso assistita da tecnologie robotiche, con una significativa riduzione delle complicanze post-operatorie (come incontinenza e impotenza) e dei tempi di degenza».
Il tumore della vescica
Con percentuali di incidenza inferiori va segnalato il tumore della vescica: «Questo esordisce spesso con la presenza di sangue nelle urine, un sintomo che talvolta viene sottovalutato o riferito a patologie minori come la cistite. Se rapidamente intercettato e trattato, è possibile evitare un’estensione della patologia che potrebbe comportare l’asportazione di tutta la vescica».
Il tumore al rene è il terzo più comune e spesso asintomatico, specie se di dimensioni ridotte o in posizione che non ne compromette la funzionalità. La diagnosi precoce di queste patologie, insieme all’evoluzione delle tecniche chirurgiche, come la chirurgia mininvasiva e robotica, consente il trattamento radicale e definitivo senza compromissione della funzionalità degli organi e della qualità della vita.
Ancora una volta, emerge l’importanza della prevenzione, che rappresenta il miglior approccio per la gestione delle patologie oncologiche urologiche, sia primaria -legata a stili di vita sani, sia secondaria e terziaria legate alla diagnosi precoce e al trattamento tempestivo basato sulle più recenti evidenze scientifiche.
L’U.O. di urologia del San Pier Damiano Hospital e di Maria Cecilia Hospital offrono metodiche diagnostiche di ultima generazione, come la biopsia prostatica fusion, e le tecniche chirurgiche avanzate come la chirurgia robot-assistita, per garantire ai pazienti trattamenti personalizzati e altamente efficaci.
Infine ogni anno, gli ospedali GVM aderiscono all’iniziativa Movember, dedicata alla prevenzione della salute maschile, offrendo controlli urologici per sensibilizzare gli uomini sull’importanza della diagnosi precoce e della cura delle patologie urologiche, contribuendo così a promuovere una cultura di benessere e prevenzione a tutte le età.
Fonte: www.gvmnet.it