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Varese: la storia di Martin, salvato dai medici dell’Ospedale di Circolo

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Redazione 2 Ottobre 2019
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Questa è la storia di Martin, arrivato all’Ospedale di Circolo di Varese per un incidente stradale e che, durante i controlli di routine, ha scoperto di avere un raro tumore del mediastino: gli oncologi prima e i chirurghi toracici poi hanno lavorato in team salvandogli la vita.

Potrebbe intitolarsi così la storia che ha per protagonista Martin, un ragazzo di 23 anni, di origini peruviane, che vive tra Varese, dove abita e lavora, e Milano, dove risiede la sua fidanzata.

Un ragazzo dal sorriso contagioso, che pratica sport e che frequenta gli amici. Un ventenne all’apparenza come tanti, ma con una marcia in più che forse lui stesso non sapeva di avere. Una marcia in più che si chiama forza d’animo, coraggio e determinazione.

Era il marzo scorso quando un colpo di sonno gli ha fatto perdere il controllo dell’auto. Nessun altro viene coinvolto nell’incidente, ma la macchina è distrutta. Martin, quasi miracolosamente, se la cava con poco.

Considerata la dinamica, in Pronto Soccorso lo sottopongono comunque ad una TAC al torace. L’esito è di quelli che lasciano increduli: Martin ha una massa sospetta di 8,5 centimetri nel mediastino. Nessun sintomo, nessun disturbo: se non ci fosse stato quell’incidente chissà quando la si sarebbe scoperta.

La biopsia, purtroppo, conferma il sospetto: si tratta di un tumore, per l’esattezza una neoplasia germinale primitiva del mediastino. Insomma, una forma tumorale rara, che va combattuta con decisione e tempestività.

Martin fatica a capacitarsi di quanto gli sta capitando: nel giro di pochi giorni si trova a trascorrere gran parte del suo tempo attaccato alla flebo della chemioterapia.

Abbiamo dovuto optare per una chemioterapia molto impegnativa per il paziente – spiega il Dott. Alessandro Tuzi, oncologo che ha accompagnato Martin nel suo difficile percorso insieme alla Collega, la Dottoressa Tiziana Tartaro – Il tumore di Martin era raro, ma le premesse per una cura efficace c’erano tutte. Dovevamo però agire con celerità e determinazione: servivano 4 cicli ravvicinati di chemio. Glielo abbiamo spiegato e lui si è dimostrato fin dall’inizio davvero combattivo“.

La prima chemioterapia mi ha illuso: sono uscito dall’Ospedale e sono andato ad allenarmi. – racconta Martin – Non volevo mostrarmi ammalato, del resto stavo bene, non avevo nessun sintomo. Già dal secondo giorno, però, gli effetti della terapia si sono fatti sentire. Non mi ero mai sentito così debole, ma non volevo mollare: dovevo andare avanti. I medici e gli infermieri non mi hanno mai fatto sentire solo e ce l’hanno messa tutta per infondermi coraggio: durante le lunghe sedute si fermavano a farmi compagnia, a distrarmi: parlavamo di calcio e di birra, le infermiere mi trattavano come un figlio“.

La chemioterapia si dimostra fin dal primo ciclo davvero efficace: il marker tumorale, all’inizio altissimo, precipita. Martin reagisce bene e il tumore alla fine si è significativamente ridotto a 7 per 5 per 2 centimetri.

Ma la massa, ancora di cospicue dimensioni al termine della chemio, doveva essere asportata. L’intervento al torace era necessario per eradicare completamente il male” precisa il Dott. Tuzi.

E qui entrano in gioco gli specialisti della Chirurgia toracica, diretta dal Prof. Andrea Imperatori.

Ogni venerdì, all’Ospedale di Circolo si riunisce il Gruppo Multidisciplinare di Oncologia Toracica, un gruppo in cui oncologi, chirurghi, pneumologi, radiologi, radioterapisti, medici nucleari, patologi e molti altri specialisti, quotidianamente coinvolti nella complessa gestione della patologia oncologica toracica, si confrontano sui singoli casi. Tra questi, quello di Martin.

Si decide per l’intervento chirurgico e, considerata la giovanissima età del paziente, si vuole evitare di praticare la sternotomia: si sceglie di procedere con tecnica videotoracoscopica mini-invasiva.

Operare un paziente a cui deve essere asportata una massa di oltre sette centimetri in stretto rapporto con l’atrio destro, la vena cava superiore e l’aorta, con un approccio mini-invasivo è già complicato. Intervenire dopo i cicli di chemioterapia lo è ancora di più -spiega il Prof. Imperatori – La chemioterapia, infatti, se da un lato ha ridotto il tumore, dall’altra ha creato aderenze tra la massa da asportare e gli organi circostanti, polmone e cuore in particolare. Rimuoverla richiede grandissima precisione“.

Il 29 luglio Martin entra in sala operatoria. Ad operarlo sono lo stesso Prof. Imperatori e il Prof. Nicola Rotolo.

Exeresi di voluminosa massa mediastinica in videotoracoscopia destra: questo il nome tecnico dell’intervento.

In termini più semplici, si rimuove la massa praticando tre piccoli accessi sul lato destro del torace, uno dei quali serve per inserire la telecamera. “A Varese sono oltre tre anni che eseguiamo interventi in video-toracoscopia sul mediastino, – spiega il Prof. Rotolo – ma è la prima volta che lo facciamo su un paziente con una massa così grossa e dopo chemioterapia“.

L’intervento è stato tecnicamente impegnativo e seppur avessimo preventivato una degenza di 7-8 giorni, Martin è stato così determinato che in quinta giornata è stato dimesso, tornando a casa, – conclude Imperatori – guarito!

L’intervento di chirurgia toracica, infatti, è stato sì mini-invasivo, ma l’efficacia è stata massima: la tecnica chirurgica utilizzata richiede grande precisione da parte dei chirurghi, ma garantisce una ripresa più rapida al paziente con la stessa radicalità dell’intervento tradizionale. Infatti, il tumore alla fine è stato completamente eliminato e distrutto, come ha successivamente dimostrato l’esame istologico definitivo, nel quale non si sono ritrovate tracce di cellule malate.

E’ stata dura, ma è passata. – conclude Martin – Nella sfortuna, sono stato fortunato: quell’incidente alla fine si è rivelato provvidenziale! Ho combattuto insieme alla mia famiglia e alla mia ragazza e ho avuto una seconda possibilità: ora sono tornato alla vita di prima, ma con una maggiore consapevolezza del suo valore. E anche con degli amici in più: ho incontrato medici e infermieri bravi e simpatici e con molti di loro è nata un’amicizia“.

Fonte: www.asst-settelaghi.it

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