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Anticorpi monoclonali e tossina botulinica: nuove cure per l’emicrania

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Redazione 7 Febbraio 2022
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In Italia sono 6 milioni i pazienti affetti da emicrania che, in alcuni casi, può essere invalidante: accanto alle terapie tradizionali si stanno affermando nuovi trattamenti che promettono risultati estremamente efficaci, come quelli a base di anticorpi monoclonali e tossina botulinica.

Quando un paziente ha una forma di cefalea che si aggrava e diviene frequente, è opportuno rivolgersi ad un neurologo di un centro cefalee accreditato perché oggi le possibilità di guarire sono tante: accanto alle terapie tradizionali si stanno affermando nuovi trattamenti che promettono risultati estremamente efficaci.

Ne parliamo con il Dott. Giorgio Dalla Volta, Responsabile dell’Unità operativa di Neurologia e del Centro per la diagnosi e la cura della cefalea dell’Istituto Clinico Città di Brescia. 

La valutazione delle cause dell’emicrania 

La cronicità dell’emicrania nasconde spesso un problema di gestione dello stressdepressione dell’umore, tendenza a somatizzare o ansia e, come sottolinea il neurologo: “Quando la frequenza delle crisi diviene insopportabile, va prima di tutto eseguita una visita per capire quanto pesi la componente tensiva e trattare quella prima di pensare che la mancata efficacia dei trattamenti precedenti sia dovuta all’inefficacia dei farmaci”. 

I nuovi farmaci per l’emicrania

Nel caso non si ottenessero gli effetti sperati con le terapie tradizionali oggi contro l’emicrania sembrano dare risultati incoraggianti le cure a base di anticorpi monoclonali o con la tossina botulinica.

Gli anticorpi monoclonali come terapia di profilassi

“Dopo tanti anni di terapie preventive utilizzando farmaci derivati da altre patologie come i beta bloccanti o gli antiepilettici – prosegue lo specialista – oggi abbiamo a disposizione, anche se solo per i pazienti che hanno una forma di emicrania a media-elevata frequenza, una classe di farmaci studiata appositamente per i pazienti emicranici: gli anticorpi monoclonali. 

Si tratta di un trattamento nuovo, disponibile solo nei centri cefalee riconosciuti dalla Regione come specializzati e per coloro che non hanno tratto giovamenti da almeno 3 trattamenti ‘tradizionali’ e continuano a ravvisare 6/8 crisi di cefalea al mese. 

Consiste nell’iniezione di 1 sola fiala sottocute da somministrare 1 volta al mese: gli anticorpi monoclonali, bloccando i recettori coinvolti nella trasmissione del dolore, riducono (in molti casi anche in modo considerevole) la frequenza degli attacchi”, prosegue il  medico. 

La tossina botulinica per la cura dell’emicrania cronica 

“Anche la tossina botulinica, iniettata in punti specifici come fronte, collo e testa, svolge un’azione distensiva e inibisce i mediatori responsabili della trasmissione della sensazione dolorosa – continua  il Dott. Dalla Volta – .  Risulta utile nel ridurre l’intensità e la frequenza degli episodi di emicrania e può essere affiancata alle terapie più tradizionali con trattamenti ad hoc da eseguire nei centri cefalee specializzati”. 

Emicrania con aura: le novità per curarla

Sembra esserci una novità importante anche per l’aura emicranica, il fenomeno neurologico in cui una persona si vede dapprima abbagliata e in seguito perde la capacità di riconoscere quello che gli sta davanti. O, peggio, è afflitto da uno scotoma negativo (macchia scura che ostacola la vista) che causa la perdita della visione centrale o periferica del campo visivo a cui segue, a volte, un fastidioso formicolio che sale dal braccio fino a metà viso.  

“Fino ad ora  – conclude l’esperto –  nessuno studio al mondo aveva preso in considerazione l’idea o la possibilità di intervenire su questo disabilitante fenomeno, concentrando l’attenzione solo sul dolore che segue l’aura, a volte simile a quello che il paziente lamenta abitualmente nelle crisi senza aura, utilizzando farmaci ormai affinati e specifici come i triptani

Questi farmaci, infatti, riescono a bloccare sul nascere la cortical spreading depression (fenomeno elettrico che si conosce essere alla base della manifestazione dell’aura), intervenendo precocemente con una molecola e, quindi, bloccando la sua diffusione cerebrale, riuscendo a:

  • minimizzare segni e sintomi dell’aura;
  • influire sui segni e sintomi che seguono l’aura e cioè a ridurre l’intensità e la durata del dolore e tutti quei sintomi che il paziente ci riferisce: senso di confusione, apatia e malessere generale che persistono per le successive 24-48 ore”. 

Fonte: www.grupposandonato.it

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