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Russare e apnee ostruttive del sonno: quale collegamento?

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Redazione 18 Marzo 2022
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Il russare è sempre stato oggetto di ilarità e scherno oltre che fonte di disturbo per il partner e origine di conflitti familiari, ma può provocare anche serie conseguenze per la salute di chi ne soffre essendo spesso l’anticamera della sindrome da Apnee ostruttive del Sonno, nota con l’acronimo di OSAS: ne parliamo con il dottor Lamberto Maggi, responsabile della Pneumologia di Humanitas Gavazzeni, in occasione della Giornata Mondiale del Sonno del 18 marzo.

I numeri dicono che il sonno di tanti italiani è disturbato dal russamento: il 60% degli uomini e il 40% delle donne sopra i 50 anni soffre di roncopatia che, nella sua forma cronica può andare da un disturbo sonoro più o meno fastidioso fino ad una vera e propria patologia. La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS, Obstructive Sleep Apnea Syndrome) che riguarda il 4% della popolazione maschile e il 2% della popolazione femminile.

Sindrome apnee ostruttive del sonno: di cosa si tratta?

“La Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS) è stata descritta per la prima volta nel 1965 come una alterazione patologica caratterizzata da “pause” o interruzioni del respiro normale (le apnee appunto) durante il sonno. Tutti noi possiamo avere sporadici episodi di apnea durante il sonno, senza alcun pericolo, ma nel caso dell’OSAS  ci riferiamo a interruzioni totali (apnee) o parziali (ipopnee) della respirazione, della durata di oltre 10 secondi, che si ripetono molte volte durante il sonno: si parla di OSAS quando il numero delle pause respiratorie è superiore a 5-10  per ora di sonno, che possono diventare anche 20-30 e, nei casi più gravi, anche 40-50 per ogni ora di sonno: negli intervalli tra un’apnea e la successiva in genere si ripresenta il russamento, come segnale di ripresa del respiro”.

Da cosa è causata?

“Durante il sonno tutti noi abbiamo una fisiologica riduzione dell’attività muscolare, tanto che abbiamo imparato a dormire sdraiati perché, oltre che a essere più comodi, se ci addormentassimo in piedi cadremmo per terra. Questa normale riduzione di attività muscolare fa sì che le nostre vie aeree superiori, l’ipofaringe, si chiudano parzialmente durante il sonno. Questo fenomeno fisiologico, diventa patologico nei soggetti che hanno già in veglia qualche fattore che peggiora la pervietà delle vie aeree superiori: una ridotta pervietà nasale, di un’ipertrofia adenotonsillare o una qualunque patologia che restringa il calibro delle stesse vie aeree. Ma sono soprattutto i soggetti obesi, e particolarmente quelli che presentano un accumulo di grasso nel collo, quelli a  maggior  rischio, perché  il  grasso accumulatosi nel collo rende le  vie aeree più facilmente collassabili”.

Quali sono gli effetti?

“Le conseguenze della Sindrome delle Apnee del Sonno possono essere molteplici e vanno dai disturbi dell’umore al pericolo di vita. Il disturbo più frequente è l’eccessiva sonnolenza diurna che può arrivare a compromettere le normali attività quotidiane, sociali e lavorative: i soggetti affetti da OSAS, infatti, hanno un più elevato rischio di incorrere in incidenti automobilistici. Inoltre frequente è il riscontro di ipertensione arteriosa, anomalie del battito cardiaco (aritmie), come è significativamente aumentato il rischio di incorrere in episodi di ischemia o infarto cardiaco o ictus cerebri”.

Come si riconosce?

“Per riconoscere una Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno è importante un’anamnesi accurata che identifichi i sintomi clinici legati alla scarsa qualità del sonno. Dal punto di vista clinico si tratta molto spesso di persone sovrappeso, con collo taurino o problemi anatomici a livello di naso o gola. Quasi sempre inoltre si tratta di forti russatori”.

Come si fa la diagnosi ?

“La conferma  del sospetto clinico la si può avere solo sottoponendo il paziente a un esame che si chiama “polisonnografia”. É un esame non invasivo che si effettua durante la notte, generalmente a casa del paziente per riprodurre il più possibile il sonno abituale, e che consente la registrazione continua e simultanea, attraverso vari elettrodi, dei parametri cardiaci, respiratori, dello stato di ossigenazione del sangue e dell’attività del torace e dell’addome, del russamento e la posizione del corpo al fine di determinare la reale presenza di apnee e la loro frequenza e durata”.

Come si cura?

“Le opzioni terapeutiche possono variare in base alla gravità ed ai desideri del paziente. Fondamentale sempre cercare di intervenire sulle abitudini e stile di vita quotidiano: come l’abolizione e riduzione del consumo di alcool e pasti meno abbondanti prima di coricarsi. Nei casi in cui gli eventi apnoici si verificano solo o prevalentemente durante la  postura supina, il semplice cambio posturale nel sonno può dare beneficio. In casi molto selezionati vengono proposti interventi chirurgici su eventuali anomalie otorinolaringoiatriche del palato molle e ugola. Il Gold standard  della  terapia è comunque costituito dall’utilizzo di C-PAP (Continuous Positive Airway Pressure): un piccolo apparecchio di supporto ventilatorio che eroga aria a pressione positiva costante che permette di mantenere meccanicamente aperte le vie aeree superiori durante il sonno. In questo modo il russamento e le apnee scompaiono e la qualità del sonno e della vita diurna migliora considerevolmente”.

Fonte: www.gavazzeni.it

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