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Approfondimenti Medicina

Sindrome dell’ovaio policistico e infertilità: cosa c’è da sapere

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Redazione 10 Maggio 2022
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La Sindrome dell’ovaio policistico (PCOs o policistosi ovarica) interessa, secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute, il 5-10% delle donne, ed è ritenuta una delle principali cause di infertilità: vediamo cos’è, sintomi, diagnosi, trattamento e se è possibile avere una gravidanza anche se affette da questa patologia insieme al Dott. Pasquale Totaro, responsabile del Centro PMA dell’Ospedale Santa Maria di Bari.

Cos’è la Sindrome dell’ovaio policistico

La policistosi ovarica è una sindrome clinica caratterizzata dalla presenza di numerose cisti follicolari nelle ovaie che portano ad anovulazione (quando l’ovulo non viene rilasciato) o a una disfunzione ovulatoria (ovulazione irregolare) e a livelli eccessivi di androgeni.
Le conseguenze vanno dall’irsutismo a un più elevato rischio di sindrome metabolica (con relativo aumento di peso), di sviluppare il diabete e problematiche cardiovascolari, come ipertensione e iperlipidemia.
La Sindrome dell’ovaio policistico compare già dalla pubertà, e i suoi sintomi tendono ad aggravarsi con il tempo. I “campanelli di allarme” più comuni sono:

  •  dolore pelvico;
  • obesità (anche lieve);
  • aumento di peso;
  • irsutismo (anche lieve);
  • irregolarità del ciclo mestruale;
  • oligomenorrea (con mestruazioni più rade, poco abbondanti e dal ciclo più lungo della media);
  • amenorrea (assenza del ciclo);
  • stanchezza;
  • sbalzi di umore;
  • ansia;
  • depressione;
  • mal di testa.

Policistosi ovarica: diagnosi e trattamento

La sindrome viene diagnosticata dopo la visita ginecologica in presenza di almeno 2 su 3 dei seguenti fattori:

  1. mestruazioni irregolari o assenti;
  2. evidenza di iperandrogenismo (eccesso di ormoni maschili misurabile tramite analisi del sangue);
  3. presenza di un numero elevato di follicoli (rilevata grazie a un’ecografia pelvica).

In un secondo momento, il dosaggio del cortisolo sierico e la misurazione del 17-idrossiprogesterone di prima mattina consentono di escludere rispettivamente la sindrome di Cushing e il virilismo di origine surrenalica che potrebbero generare la stessa tipologia di quadro.
Nell’adolescenza e nei casi in cui non si desidera una gravidanza, in assenza di controindicazioni come ad esempio un aumentato rischio trombo-embolico, il trattamento di elezione per l’ovaio policistico è l’uso di un contraccettivo orale o di progestinici intermittenti che mettono a riposo le ovaie e regolarizzano il ciclo. Le cure mirano anche a trattare l’irsutismo, l’acne e gli effetti a lungo termine delle alterazioni ormonali.

PCOs e fertilità

Soprattutto a causa dell’effetto negativo sulla regolarità del rilascio dell’ovulo (amenorrea, oligomenorrea e altre problematiche legate alla puntualità del ciclo mestruale), la PCOs interferisce sulla fertilità femminile, e può portare a un rischio più elevato di aborto, ma non è sinonimo di gravidanza impossibile. Una crescita follicolare lenta e meno ovulazioni significano, in particolare, meno giorni fecondi in un anno.

Una volta accertata la diagnosi di Sindrome dell’ovaio policistico, è possibile rivolgersi a uno specialista di Procreazione Medicalmente Assistita per conoscere le opzioni migliori e ottenere la maternità ricercata nella maniera più naturale possibile, studiando la coppia, la fertilità dell’uomo e la pervietà delle tube per avere un quadro preciso della situazione.
In soggetti con ovaio policistico, la fecondazione assistita può portare alcune complicazioni: possono facilmente insorgere problematiche come la Sindrome da iperstimolazione ovarica (a causa della crescita contemporanea di molti follicoli) ed è necessario seguire un protocollo di stimolazione molto attento, controllato e personalizzato.
Il trattamento farmacologico di prima scelta per migliorare l’ovulazione è citrato di clomifene, somministrato sotto attenta sorveglianza. In un secondo momento, in base alla risposta, è possibile utilizzare farmaci a base di gonadotropine (FSH e LH), anche associate ad antagonisti del GnRH.

Fonte: www.gvmnet.it

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