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FotoBioModulazione: studio del San Raffaele contro la degenerazione maculare secca

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Redazione 1 Dicembre 2022
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La FotoBioModulazione è una nuova terapia in grado di rallentare la progressione della degenerazione maculare secca: ci spiega di cosa si tratta il professor Giuseppe Querques, Coordinatore Area Assistenziale, Imaging Oculare, Unità funzionale di Retina Medica & Imaging dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e docente associato di Oftalmologia, all’Università Vita-Salute San Raffaele.

Cos’è la FotoBioModulazione contro la degenerazione maculare secca

“Si tratta di un nuovo trattamento approvato per la degenerazione maculare secca legata all’età, che permette di stimolare la funzione della retina attraverso l’utilizzo di luce rossa e infrarossa (luce non visibile dall’occhio umano). In precedenti studi in vitro, sul modello animale e sull’uomo, è stato dimostrato che attraverso la FotoBioModulazione è possibile stimolare i mitocondri, i quali sono regolatori chiave dell’infiammazione e dello stato ossidativo della cellula.

La cura prevede un ciclo di trattamento che consiste in 9 sessioni di trattamento (per un massimo di 3 a settimana). Ogni sessione sarà separata dalla successiva da almeno 1 giorno, ma non più di 3 giorni liberi dal trattamento. Ciascuna sessione ha una durata di 4 minuti e 10 secondi circa”.

Gli obiettivi dello studio 

Questa ricerca, focalizzata sulla degenerazione maculare secca legata all’età, si propone come obiettivo generale di:

  • ottenere eventuale beneficio per i pazienti;
  • migliorare la conoscenza della patologia;
  • verificare l’efficacia della FotoBioModulazione.

A chi è rivolto lo studio e quanto dura

Lo studio è rivolto a pazienti affetti da forme intermedie di degenerazione maculare legata all’età

Sono esclusi dallo studio: 

  • pazienti affetti da forme avanzate con atrofia o forme avanzate con neovascolarizzazioni; 
  • pazienti con altre patologie oculari (cataratta, glaucoma, altre patologie retiniche degenerative o infiammatorie). 

L’inclusione nello studio è subordinata al rispetto di stringenti criteri di inclusione ed esclusione che vengono verificati durante la visita preliminare di screening.

30 pazienti con degenerazione maculare secca legata all’età saranno reclutati presso il Dipartimento di Oftalmologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Lo studio durerà 6 mesi.

Le finalità del trattamento

La FotoBioModulazione non serve a migliorare la visione, ma a ridurre la progressione della malattia e promuovere il riassorbimento delle lesioni caratteristiche della malattia, le ‘drusen’.

Come sottoporsi al trattamento

Al momento presso l’Ospedale San Raffaele di Milano, il trattamento viene erogato gratuitamente solo nell’ambito del protocollo di ricerca

Consigliamo di eseguire una visita oculistica per maculopatia presso la nostra struttura per verificare se il paziente rispetti i criteri di inclusione nel protocollo.

Informazioni e contatti

La sperimentazione si effettua presso l’Unità Clinica di Oculistica diretta dal prof. Francesco Bandello, nell’Unità Clinica di Retina medica & Imaging di cui è responsabile il prof. Giuseppe Querques.

Per avere maggiori informazioni mandare una mail a [email protected]

Cos’è la degenerazione maculare legata all’età

La degenerazione maculare legata all’età è una malattia cronica progressiva che porta alla degenerazione della macula, parte centrale della retina, creando un grave danno funzionale alla vista. Per questo motivo, chi è affetto da questa patologia presenta una visione centrale compromessa che non gli consente di svolgere normali attività, come leggere o guidare.

Esistono 2 forme di degenerazione maculare legata all’età, che si differenziano in base alla presenza o meno di una formazione vascolare proveniente da un tessuto che si trova al di sotto della retina.

Le forme neovascolari (umide) si trattano con le iniezioni intravitreali di sostanze anti-angiogeniche, che favoriscono la regressione delle neovascolarizzazioni e un miglioramento della vista. 

Nelle forme non neovascolari (secche) si ha un progressivo accumulo di materiali di scarto nella retina. Tali materiali di scarto si accumulano fuori dalle cellule, sotto forma di Drusen, e dentro le cellule stimolando l’infiammazione e lo stress ossidativo, con ulteriore aggravamento del danno retinico e atrofia. 

Attualmente non esiste una terapia che permette di migliorare la visione in pazienti affetti da forme secche. Le strategie a disposizione, tra cui la FotoBioModulazione, sono incentrate sul rallentamento della progressione della malattia verso la comparsa di atrofia retinica, la quale compromette irreversibilmente la visione centrale.
La supplementazione vitaminica con integratori basati sulla formulazione AREDS2 era, fino a non molto tempo fa, l’unica arma a disposizione per prevenire la formazione di aree atrofiche.

Fonte: www.hsr.it

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