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Malattia IgG4-correlata: nuovi passi della ricerca verso una diagnosi precoce

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Francesca 17 Dicembre 2024
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Passi avanti della ricerca verso una diagnosi precoce della malattia IgG4-correlata, una patologia fibro-infiammatoria di sempre più frequente riscontro in ambito immuno-reumatologico, caratterizzata da lesioni simil tumorali ricche di linfociti B (cellule del sistema immunitario) che esprimono la molecola CD19 e che possono causare fibrosi degli organi coinvolti e danno funzionale. 

Malattia IgG4-correlata: nuovi passi della ricerca verso una diagnosi precoce e un trattamento approvato

La diagnosi di malattia IgG4-correlata è effettuata prevalentemente da medici specialisti esperti, perché richiede l’integrazione di numerosi dati clinici, sierologici e radiologici. Mancano biomarcatori diagnostici e indicazioni condivise che aiutino i medici di medicina generale e i medici specialisti non esperti a rilevarne i segni precoci. 

La malattia IgG4-correlata viene pertanto ancora oggi diagnosticata con notevole ritardo rispetto alla comparsa dei sintomi e questo si traduce in maggiori complicanze a lungo termine per i pazienti. 

La terapia della malattia IgG4-correlata si basa su glucocorticoidi sistemici ad alte dosi, perché non esistono terapie mirate e approvate. Questo espone i pazienti al rischio di sviluppare effetti collaterali importanti legati all’uso prolungato e ripetuto di cortisone come, ad esempio, il diabete mellito, l’osteoporosi, l’ipertensione arteriosa e il glaucoma.

L’identificazioni dei segnali che possono suggerire la presenza di malattia IgG4-correlata

Il dott. Emanuel Della Torre, ricercatore presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, immunologo e reumatologo presso l’Unità di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie Rare (UnIRAR) e Project Leader nella Divisione di Genetica e Biologia Cellulare presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele, studia da anni le caratteristiche della malattia IgG4-correlata e ha recentemente contribuito con il suo gruppo a 2 passi in avanti fondamentali per la diagnosi precoce e il trattamento di questa patologia.

In un primo studio apparso sulla rivista The Lancet Rheumatology, il dott. Della Torre (primo autore nel lavoro) ha coordinato un team internazionale di esperti della Rete Europea sulle Malattie Rare (ERN-ReCONNET) per identificare dati bioumorali fortemente suggestivi di malattia IgG4-correlata, volgarmente detti “red flags”. 

L’obiettivo dello studio è stato quello di fornire a medici non esperti pochi e semplici elementi per sospettare la malattia IgG4-correlata e avviare rapidamente i pazienti al consulto con uno specialista per la conferma diagnostica. Il gruppo di studio internazionale coordinato dal dott. Della Torre ha identificato così 5 segnali clinici, sierologici, istopatologici, e radiologici fortemente suggestivi di malattia IgG4-correlata:

  1. il rigonfiamento di uno o più organi corporei;
  2. il coinvolgimento del pancreas e delle vie biliari;
  3. l’aumento dei livelli di anticorpi IgG4 nel siero;
  4. la presenza di infiltrati di cellule positive per IgG4 nelle biopsie dei tessuti affetti;
  5. l’infiammazione ostruttiva delle vene (flebite obliterante) nelle biopsie dei tessuti affetti.

“Questo lavoro si inserisce nella missione fondante di ERN-ReCONNET, rete di riferimento della Commissione Europea per le malattie rare del tessuto connettivo, che coordino da 2 anni: promuovere la consapevolezza e il riconoscimento di patologie fibro-infiammatorie rare come la malattia IgG4 correlata. 

Ci auspichiamo pertanto che questi semplici ‘red flags’ possano essere di aiuto per i medici di medicina generale, gli anatomo patologi e gli specialisti non esperti in malattia IgG4-correlata per sospettare la malattia in presenza di manifestazioni caratteristiche e velocizzare il riferimento dei pazienti a centri di terzo livello. Solo così riusciremo a diminuire il ritardo diagnostico, ottimizzare il percorso terapeutico e prevenire il danno d’organo”, commenta il Dr. Della Torre.  

L’anticorpo monoclonale inebilizumab: il primo farmaco sicuro ed efficace per la malattia IgG4-correlata

Il dott. Della Torre è anche tra gli autori di MITIGATE, uno studio clinico multicentrico di fase III, pubblicato sul New England Journal of Medicine, in cui sono state testate l’efficacia e la sicurezza dell’anticorpo monoclonale inebilizumab nel trattamento della malattia IgG4-correlata. 

Questo anticorpo monoclonale bersaglia la molecola CD19 espressa dai linfociti B che infiltrano i tessuti infiammati, riducendo rapidamente e in maniera duratura questa popolazione di cellule immunitarie. 

Allo studio MITIGATE hanno partecipato 135 pazienti, di cui 67 hanno ricevuto l’anticorpo in combinazione con la terapia a base di glucocorticoidi e 68 hanno ricevuto il placebo, sempre in combinazione con glucocorticoidi. 

Dopo un anno di trattamento inebilizumab si è dimostrato sicuro ed efficace nel ridurre dell’87% il rischio e il numero di recidive di malattia rispetto al gruppo di pazienti che ha ricevuto solo il placebo. 

“Inebilizumab è il primo e unico farmaco testato in uno studio clinico internazionale, randomizzato e controllato, che si è dimostrato capace di ridurre significativamente le recidive della malattia IgG4-correlata. 

L’uso di inebilizumab ha, inoltre, permesso di ridurre sensibilmente il consumo di cortisone necessario per controllare l’attività di malattia e, conseguentemente, la sua tossicità. 

Inebilizumab rappresenta dunque una rivoluzione per il trattamento di questa patologia complessa e ancora sotto-diagnosticata – continua il dott. Della Torre -. 

Desidero in tal senso ringraziare l’équipe di medici e study coordinators di UnIRAR, diretta dal prof. Dagna, per il lavoro svolto insieme e i pazienti che hanno partecipato al MITIGATE per la fiducia. 

Il completamento di progetti come questo testimonia come la ricerca di una cura per le malattie rare può correre veloce se condotta nell’ambito di collaborazioni internazionali e se perseguita in costante dialogo con i nostri pazienti”, conclude il dott. Della Torre.

Fonte: www.hsr.it

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