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Salute degli occhi: le novità della ricerca sulle malattie della cornea

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Redazione 24 Settembre 2021
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In una review pubblicata su Progress in Retinal and Eye Research, un gruppo di medici-ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, appartenenti all’Unità Operativa Malattie della Cornea, diretta dal prof. Paolo Rama, e all’Eye Repair Lab guidato da Giulio Ferrari, ha fatto il punto sul ruolo della neuroinfiammazione nelle malattie corneali e sulla possibilità di trattare queste ultime attraverso la modulazione dello stato infiammatorio.

La neuroinfiammazione ha infatti un ruolo chiave nel peggioramento di molte malattie della cornea. Ecco perché modularla potrebbe costituire un approccio terapeutico innovativo

Sappiamo da tempo che molte lesioni e malattie che colpiscono la cornea possono produrre uno stato infiammatorio che si estende ai nervi corneali e che, se perdura nel tempo, può portare al peggioramento delle condizioni patologiche e a dolore cronico.

Solo di recente tuttavia, e grazie alla ricerca, sta emergendo fino in fondo l’importanza che l’infiammazione di questi nervi può giocare nel decidere la prognosi di alcune di queste malattie: lo stato infiammatorio è necessario nelle prime fasi di danno per combattere le infezioni e per promuovere la rigenerazione dei tessuti, ma se si cronicizza diventa esso stesso patologico e va affrontato il prima possibile. 

Le principali patologie della cornea

La cornea è una parte fondamentale del nostro occhio. Si tratta di una membrana esterna che contribuisce a mettere a fuoco le immagini sulla retina e agisce come una barriera contro i germi, lo sporco e le particelle estranee che possono danneggiare l’occhio. Se la cornea perde trasparenza o si deforma a causa di un trauma o di una malattia, la nostra visione risulta compromessa.

È stimato che circa il 75% delle ferite corneali siano causate da corpi estranei superficiali o abrasioni: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le lesioni oculari gravi causano 1,6 milioni di ciechi2,3 milioni di persone con ipovisione bilaterale e quasi 19 milioni con cecità o ipovisione unilaterale

Per quanto riguarda, invece, le malattie tipicamente ereditarie, che colpiscono entrambi gli occhi e progrediscono gradualmente, si possono ricordare le distrofie corneali, tra cui la più conosciuta è sicuramente il cheratocono (un assottigliamento progressivo della cornea).

L’importanza dei nervi corneali

La cornea riceve l’innervazione più densa di tutto il corpo grazie alla presenza dei nervi corneali. Negli ultimi anni, la disponibilità di tecnologie avanzate come la microscopia confocale in vivo hanno permesso di svolgere studi sempre più dettagliati della morfologia e della fisiologia dei nervi corneali sia sani, sia alterati in condizioni di malattie.

Oltre a permettere la percezione sensoriale, questi nervi controllano una serie attività che sono essenziali al mantenimento della funzionalità dell’occhio, come la produzione di lacrime e il riflesso automatico che ci permette di sbattere le palpebre quando necessario. 

Infine, questi nervi rilasciano costantemente fattori neurotrofici e neurotrasmettitori che contribuiscono a preservare l’integrità dei tessuti e, soprattutto, a modulare: 

  • l’infiammazione;
  • il dolore;
  • la rigenerazione in caso di danno. 

Dall’infiammazione del nervo corneale alla neuroinfiammazione

In seguito a interventi chirurgicitraumi o infezioni, il nervo corneale può lesionarsi: la sua rottura o stimolazione avvia un processo locale chiamato di “infiammazione neurogenica”, che porta da una parte all’edema e al dolore, e dall’altra all’attivazione del sistema immunitario tramite il reclutamento di globuli bianchi, i leucociti. 

“È interessante notare come l’afflusso di leucociti causi l’ulteriore rilascio di mediatori infiammatori, causando condizione di neuroinfiammazione più generale, che non è più limitata unicamente al nervo corneale e che crea un circolo vizioso – spiega Giulio Ferrari -. 

L’outcome clinico di questo processo infiammatorio può avere due facce: da una parte assicura una pronta guarigione della ferita e previene le infezioni, dall’altra però può rivelarsi dannoso per l’integrità della cornea. 

Una neuroinfiammazione prolungata e/o squilibrata può distruggere permanentemente l’integrità corneale e compromettere così la visione – conclude Ferrari -. Ecco perché è così importante capire meglio questi processi e i mediatori che li governano, come il peptide SP, su cui si è concentrata molta della nostra ricerca”.

Modulare l’infiammazione per proteggere la cornea

Per governare il processo e spegnerlo quando va fuori controllo, i ricercatori si stanno focalizzando sulle sostanze coinvolte nella cascata di segnali infiammatori. 

In particolare, l’espressione di un particolare neuropeptide, chiamato sostanza P (SP), è stata a lungo studiata proprio perché modula entrambe le funzioni, apparentemente contrastanti, dell’infiammazione come dimostrano le sperimentazioni di SP in relazione alle ferite epiteliali e alla loro guarigione: 

  • la funzione protettrice, rigenerativa; 
  • la funzione di danno.

I ricercatori hanno osservato l’effetto terapeutico di SP dipende dal momento della somministrazione e dalla concentrazione: in altre parole, un rilascio precoce e limitato nel tempo di SP può essere benefico, mentre una sua iper-espressione cronica promuove l’infiammazione incontrollata e l’angiogenesi. 

“Nel campo delle malattie della cornea, una modulazione tempestiva dell’attività della sostanza P potrebbe avere un ruolo clinicamente rilevante. I nostri studi preliminari suggeriscono infatti che il trattamento con farmaci in collirio, che specificamente inibiscono l’attività di SP, per altro già disponibili in commercio per altre indicazioni, potrebbe costituire un nuovo trattamento per molte malattie infiammatorie dell’occhio. Stiamo attualmente lavorando per convertire il frutto di questa ricerca di base nel contesto clinico”, conclude Ferrari.

Fonte: www.hsr.it

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