Endometriosi: quali i sintomi e come riconoscerla?
L’endometriosi è una patologia cronica ginecologica ad alta prevalenza che colpisce 3 milioni di donne in Italia secondo i dati del Ministero della Salute, e 176 milioni di pazienti in tutto il mondo: con il dottore Bruno Martulli, Responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia di Ospedale Santa Maria di Bari, parliamo di quali sono i sintomi da riconoscere per rivolgersi prontamente a uno specialista.
Cos’è l’endometriosi
L’endometriosi è una patologia caratterizzata dalla presenza anomala dell’endometrio, la mucosa che riveste l’interno dell’utero, anche all’esterno dell’organo. Questo comporta modificazioni strutturali di fibrosi e sanguinamento, che consentono alla malattia di progredire.
In base al posizionamento extrauterino dell’endometrio, la malattia, seppur benigna, si manifesta in forma più o meno severa con varie tipologie:
- endometriosi ovarica, la forma più comune della patologia, che dà luogo a cisti a contenuto ematico che, se di grosse dimensioni, possono compromettere il funzionamento delle stesse ovaie;
- sul peritoneo pelvico con conseguente formazione di noduli fibrosi;
- vescicale e sull’uretere;
- endometriosi intestinale;
- endometriosi profonda infiltrante, la forma più severa, che colpisce gli organi pelvici e può portare a danni diretti o indiretti.
Generalmente la presenza extrauterina dell’endometrio comporta sia la formazione di cisti di diverse dimensioni che un’infiammazione dei tessuti con conseguenti dolori cronici.
Endometriosi: le cause
Le cause dell’endometriosi non sono del tutto chiare. In base a recenti studi, all’origine potrebbero esserci diverse ragione, tra cui la “mestruazione retrograda” (in cui, durante il ciclo, il sangue potrebbe fluire verso le pelvi anziché esternamente); una modifica del sistema immunitario; una alterazione del tessuto che ricopre le pelvi. Secondo altri ancora, a influenzare la comparsa dell’endometriosi sarebbe una predisposizione genetica.
Endometriosi: i sintomi possibili
I sintomi dell’endometriosi variano in base alla localizzazione della malattia, e al grado di infiltrazione degli stessi. I segnali possono essere spesso aspecifici, portando a una diagnosi tardiva per una sottovalutazione dei sintomi e a un peggioramento delle condizioni di vita della paziente.
I sintomi più comuni della patologia sono:
- dolore pelvico durante il ciclo (dismenorrea): è il sintomo fondamentale di questa patologia. Il dolore inizia qualche giorno prima del flusso mestruale e si accentua durante e soprattutto alla fine dello stesso. Non regredisce con i comuni antidolorifici e questo deve destare attenzione.
- dolore pelvico cronico: dolore anche al di fuori del ciclo mestruale.
- dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia).
- mestruazioni abbondanti quando l’endometriosi interessa la parete stessa dell’utero (adenomiosi).
- diarrea o costipazione e dolore durante la defecazione (dischezia), se l’endometriosi interessa la parete dell’ultimo tratto dell’intestino.
- dolore alla minzione (disuria), quando l’endometriosi interessa la vescica e/o l’uretere.
- riduzione della fertilità, per alterazioni dei rapporti anatomici tra ovaio e tube per la formazione di aderenze.
Diagnosi
È fondamentale una diagnosi tempestiva dell’endometriosi per evitare la forma più aggressiva cosiddetta infiltrante e, quindi, intervenire con adeguati trattamenti medici o chirurgici.
Infatti, nonostante le campagne di sensibilizzazione, la diagnosi di endometriosi oggi viene prodotta ancora con circa 3/5 anni di ritardo rispetto alla comparsa della malattia e dei sintomi ad essa legati. Quindi:
- la visita ginecologica è fondamentale per la valutazione dell’integrità dell’anatomia vaginale e della eventuale presenza di noduli infiltrativi nella sua porzione più distale (fornici vaginali);
- l’ecografia transvaginale è fondamentale per la diagnosi di endometriosi. Con questa metodologia, oltre la diagnosi di endometriosi di I livello (cisti ovariche), è possibile diagnosticare le varie forme di endometriosi infiltranti che interessano i diversi organi pelvici come l’ultimo tratto dell’intestino, ureteri, vescica e tutto il grasso della pelvi.
- la risonanza magnetica della pelvi permette di diagnosticare eventuali localizzazioni endometriosiche di piccole dimensioni non visibili all’esame ecografico.
Cura
La cura per l’endometriosi è quasi sempre chirurgica.
La terapia medica farmacologica è un’opzione solo nelle forme lievi e asintomatiche e dopo trattamento chirurgico per evitare le recidive. Si avvale di farmaci progestinici e/o antidolorifici con lo scopo di arrestare la progressione della malattia e conservare lo stato di fertilità in pazienti che ricercano la gravidanza.
Per quanto riguarda la chirurgia, il “Gold Standard” è l’approccio esclusivamente mini invasivo, cioè con tecnica laparoscopica. Tale tecnica, infatti, grazie a una migliore visione anche tridimensionale, permette una eradicazione completa della malattia e di focolai microscopici infiltranti per evitare eventuali recidive e preservare completamente i genitali interni.
La laparoscopia determina un minor trauma dei tessuti, minor dolore, riduzione di giorni di degenza e un ritorno più immediato alle attività quotidiane rispetto alle tecniche chirurgiche tradizionali. Nell’eseguirla, il chirurgo adeguatamente formato collabora con altre figure professionali come il chirurgo generale e/o l’urologo per la contemporanea escissione di eventuali focolai endometriosici che interessino il tratto intestinale e/o urologico (stenosi ureterali). Per questo, è indispensabile che la eradicazione chirurgica dell’endometriosi venga eseguita in centri di riferimento.
Fonte: www.gvmnet.it