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Test sierologici per Covid-19: cosa sono e quando si fanno

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Redazione 19 Maggio 2020

I test sierologici permettono di individuare la presenza di anticorpi al nuovo Coronavirus SARS CoV-2: il Professor Corsi Romanelli, Direttore dell’Unità Operativa Complessa SMEL-1 di Patologia Clinica all’IRCCS Policlinico San Donato, ci spiega di cosa si tratta, a cosa servono, la loro affidabilità e il confronto con il tampone.

È del 29 aprile la pubblicazione di uno studio che conferma lo sviluppo degli anticorpi in tutti i pazienti che si sono ammalati di COVID-19

Pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Medicine, l’indagine rivela come tutti coloro che hanno contratto il virus SARS-CoV-2 hanno sviluppato delle immunoglobuline che possono proteggere da una seconda infezione. Una scoperta importante, che dà sostanzialmente il “via libera” alla realizzazione dei test sierologici per individuare la presenza di anticorpi nella popolazione. 

La grande corsa allo screening sierologico rimane tuttavia tema di grande discussione: quanto dura l’immunità? Qual è il grado di affidabilità dei test? Quale utilità ha testare la popolazione? 

Ne parliamo con il Prof. Massimiliano Marco Corsi Romanelli, Direttore dell’Unità Operativa Complessa SMEL-1 di Patologia Clinica all’IRCCS Policlinico San Donato, Professore Ordinario di Patologia Clinica all’Università degli Studi di Milano e Presidente di SIPMeT, Società Italiana di Patologia e Medicina Traslazionale.

I tipi di test: qualitativi e quantitativi

Esistono tre tipologie di test sierologici: qualitativi, semi-quantitativi, quantitativi

La sostanziale differenza sta nella metodologia di analisi:

  • nei test qualitativi si stabilisce solo se una persona ha sviluppato o meno degli anticorpi, secondo una logica positivo/negativo; 
  • nei test quantitativi vengono dosate le quantità di anticorpi.

Anche la modalità cambia: 

  • i test qualitativi sono test rapidi, in cui è sufficiente una goccia di sangue, che viene esaminata in un kit portatile e si ottiene riscontro immediato, esattamente come avviene nel caso del test autodiagnostico di gravidanza che rileva l’ormone hCG nell’urina. 
  • test sierologici quantitativi, invece, richiedono un prelievo di sangue e uno specifico analizzatore in dotazione alle strutture sanitarie. 

Affidabilità dei test sierologici

Differente sembrerebbe anche il grado di affidabilità dei test: “Sui test qualitativi, i cosiddetti test a cassetta – spiega il Prof. Corsi Romanelli -,  non siamo in grado di definire i livelli di affidabilità e accuratezza, perché hanno grandi limitazioni in base al cut-off che viene definito, ovvero la soglia che stabilisce il limite di separazione tra positività e negatività al test.

test quantitativi, che hanno un elevato grado di affidabilità e accuratezza, utilizzano sistemi di rilevazione con chemiluminescenza (CLIA) oppure sistemi immunoenzimatici (ELISA). 

A oggi sono diversi i test sierologici quantitativi che hanno ottenuto l’EUA (Emergency use authorization) dalla Food and Drug Administration americana e possono essere utilizzati in tutto il mondo”. 

La misurazione degli anticorpi IgM e IgG 

A prescindere dalla modalità di rilevazione, i test sierologici vanno a indagare la presenza degli anticorpi del virus SARS-CoV-2 nel sangue. 

Esistono cinque tipologie di anticorpi prodotti dal sistema immunitario (IgG – IgG – IgA – IgD – IgE), ma nelle diverse fasi dell’infezione virale le più considerate sono:

  • IgM: prodotti nella fase iniziale, solitamente appaiono al 4°-6° giorno dalla comparsa dei sintomi della malattia e, dopo qualche settimana, scompaiono;
  • IgG: prodotti più tardi (9°-12° giorno), rimangono all’interno dell’organismo per periodo più lungo.

Sono gli anticorpi IgG a essere indicativi dell’immunità, la cui durata è ancora un tema dibattuto e poco chiaro. 

“Anche la quantità di anticorpi presenti è variabile – continua il Prof. Corsi Romanelli-. Dai primi test sierologici realizzati al Policlinico San Donato, abbiamo osservato grandi differenza tra chi è stato ammalato molto gravemente e chi ha avuto la malattia in forma lieve o paucisintomatica. 

In questi pazienti la sieroconversione porta alla presenza di IgG anche al 35° giorno dalla positività al tampone. Inoltre, alla fine del percorso clinico hanno una presenza di IgG molto più bassa rispetto ad altri che hanno avuto forme gravi della malattia”. 

Immunità da coronavirus: quanto dura?

L’espressione “patente di immunità” è stata ampiamente utilizzata dai media per certificare una persona guarita dalla malattia, che ha sviluppato una risposta immunitaria e non può né essere fonte di contagio né a rischio di nuova infezione. 

In realtà, le conoscenze sul virus sono ancora scarse per cui la realtà è più complessa. Ciò che è certo, però, è che non stiamo parlando di una malattia che garantisce l’immunità per tutta la vita. Non succede come quando si contrae il morbillo o la rosolia, ovvero la certezza che la malattia non tornerà più o che un vaccino salverà per sempre dall’infezione. 

“Il test sierologico ha quindi una validità temporanea. Confrontandomi con i colleghi che si occupano di patologia clinica in tutto il mondo, siamo tutti d’accordo nello stimare la validità della presenza anticorpale tra i 6 e gli 8 mesi

Essendo il SARS-CoV-2 un coronavirus, come altri virus influenzali, l’immunità è solo momentanea – spiega il Prof. Corsi Romanelli -.

Un altro aspetto da prendere in considerazione è l’interferenza immunologica: alcune persone sono più protette perché esposte ‘naturalmente’ ad agenti patogeni o vaccinate per il virus influenzale. L’organismo ha scatenato una risposta adattativa e ha prodotto delle specifiche molecole. Studi in questo campo sono stati avviati in diversi paesi”.  

Test sierologici e tampone a confronto

Un altro tema ampiamente discusso dalla comunità scientifica e politica riguarda l’utilità dei test sierologici e la necessità di affidarli a specifiche categorie professionali o fasce di popolazione, per una “Fase 2” più controllata e sicura. 

“Individuare gli anticorpi tramite test sierologici è molto utile a livello epidemiologico, ma non sappiamo la durata della protezione immunologica e non otteniamo un indice di contagiosità – avverte  il Professore.

Se questi anticorpi rimarranno a lungo, cosa che non conosciamo, le persone che hanno già contratto l’infezione non dovrebbero fare il vaccino.

Ma non sappiamo nemmeno se con la stagione estiva il virus sparirà, come avvenuto per il SARS-CoV-1 diffusosi in Asia nel 2003 e scomparso nel mese di giugno 2004. 

Per comprendere la reale utilità dei test sierologici nel lungo periodo dobbiamo aspettare; nel frattempo è importante averli e farli alla popolazione designata. Sicuramente, ai fini del contagio, è fondamentale sottoporre al test gli operatori sanitari, come stiamo facendo all’IRCCS Policlinico San Donato come hub della Regione Lombardia”.  

Il tampone naso faringeo

Non va però dimenticata la fondamentale importanza del tampone per la diagnosi della malattia: “Per diagnosticare l’infezione attiva l’unico strumento che abbiamo è il tampone naso-faringeo.  La sierologia, infatti, non ci aiuta nella diagnostica, ma nella parte prognostica e a livello epidemiologico, per capire come si è mosso il virus e se rimarrà.  Per una diagnosi corretta vanno realizzati i tamponi, alla comparsa dei sintomi (positivo) e a conclusione della malattia, accertata con un doppio tampone negativo.  Solo dopo ha senso realizzare il test sierologico. Anche perché, non dimentichiamolo, ci sono casi di pazienti positivi al tampone anche dopo 50 giorni dagli esordi della malattia – conclude il Prof. Corsi Romanelli. “.

Long, Q., Liu, B., Deng, H. et al. Antibody responses to SARS-CoV-2 in patients with COVID-19. Nat Med (2020). 

Thevarajan, I., Nguyen, T.H.O., Koutsakos, M. et al. Breadth of concomitant immune responses prior to patient recovery: a case report of non-severe COVID-19. Nat Med 26, 453–455 (2020).  

Gralinski LE, Baric RS. Molecular pathology of emerging coronavirus infections. J Pathol. 2015 Jan;235(2):185-95. 

Patel R., Babady E., Theel E.S., Storch G.A., Pinsky B.A., St. George K., Smith T.C., Bertuzzi S. Report from the American Society for Microbiology COVID-19 International Summit, 23 March 2020: Value of Diagnostic Testing for SARS–CoV-2/COVID-19. mBio Mar 2020, 11 (2) e00722-20. 

Fonte: www.grupposandonato.it

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