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Le nuove frontiere di una protesi di ginocchio “a misura” di paziente

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Redazione 20 Luglio 2020
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Parliamo con il Dottor Bruno Violante, responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio, delle tipologie di protesi di ginocchio e delle tecniche di intervento che oggi vengono scelte in base alle esigenze e alle caratteristiche dei pazienti. 

La sostituzione parziale o totale dell’articolazione del ginocchio è una procedura legata certamente al grado di usura dello stesso, quindi al grado di artrosi, cioè la scomparsa o degenerazione della parte cartilaginea. 

La scelta del tipo di impianto è legata a diversi fattori come: 

  • la qualità dell’osso; 
  • il tipo di deformità; 
  • la funzionalità dei legamenti; 
  • il peso del paziente; 
  • il tipo di movimento dell’articolazione; 
  • le aspettative; 
  • lo stile di vita del paziente. 

Questa procedura, negli ultimi decenni, ha conosciuto un forte incremento divenendo nel mondo uno degli interventi più eseguiti in ambito di Chirurgia Ortopedica.

Ne parliamo con il dottor Bruno Violante, responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio 

A ciascuno la sua protesi

I pazienti non sono tutti uguali. “L’impianto protesico in un soggetto che non pratica sport ad alta intensità ha esigenze funzionali minori – spiega il dottor Bruno Violante – “Esso sarà mirato soprattutto alla relativa semplicità del recupero post operatorio come il movimento e la precoce autonomia del paziente.

L’impianto protesico in un soggetto ad alta richiesta fisica, sportivi o pazienti che comunque necessitano di stili di vita diversi come lo stare molto accovacciati (sia per lavoro sia per abitudini sociali e religiose), sarà meno “confortevole” nell’immediato post operatorio ma nel tempo consentirà una forza muscolare elevata associata a una adeguata stabilità legamentosa, condizioni fondamentali per soddisfare l’elevata richiesta funzionale del paziente”. 

Questo tipo di intervento è indicato soprattutto per eliminare la degenerazione artrosica dell’articolazione e presenta notevoli vantaggi: 

  • eliminazione del dolore; 
  • miglioramento della funzionalità; 
  • ritorno alle proprie attività fisiche e sportive (eccetto sport di contatto e salti).

Le tipologie di protesi del ginocchio

Per raggiungere questo obiettivo, il chirurgo deve oltre che modificare la tecnica chirurgica anche scegliere il sistema protesico più adatto a quella specifica anatomia del ginocchio adeguandolo alle necessità fisiche del paziente, in un’ottica di vera e propria “personalizzazione”.  

“Vi sono disegni che risparmiano non solo il legamento crociato posteriore ma anche quello anteriore – continua lo specialista – e disegni che mimano le superfici naturali del ginocchio differenziando la parte interna da quella esterna (in tal modo offrono un maggior carico interno avvicinandosi alla normale cinematica articolare); sistemi a fissazione biologica che non necessitano del cemento comunemente usato rendendo molto più naturale l’impianto. Ciò rappresenta certamente un vantaggio quando si è in presenza di buona qualità ossea. Questa tipologia di protesi risulta particolarmente adatta a pazienti attivi che rispondano a questi requisiti e che non abbiano un BMI (Indice di Massa Corporea) elevato. 

Discorso a parte merita la tecnica nella fase intra operatoria e la gestione del sanguinamento e dolore nella fase post operatoria. Ciò si traduce in una migliore esperienza del paziente relativa all’intervento e una ripresa più precoce delle funzionalità che si riflette nel rialzarsi precocemente grazie all’ausilio del Fisioterapista e iniziare la deambulazione con l’ausilio delle stampelle già nelle prime ore successive all’intervento”. All’Istituto Clinico Sant’Ambrogio, tutte queste tecniche vengono abitualmente utilizzate.

I benefici della protesi parziale di ginocchio

“Oltre al risparmio dei tessuti molli (muscoli, capsula, legamenti) questo tipo di intervento migliora nel paziente la propriocettività, cioè la capacità di percepire il proprio ginocchio nello spazio sentendolo proprio, così da muoverlo con naturalezza.  

La tecnologia, inoltre, apre nuovi orizzonti (in un futuro nemmeno troppo lontano) per l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale associato alla Robotica come supporto all’attività chirurgica. Tutto questo a beneficio sia del paziente sia del Chirurgo: non solo un Ospedalizzazione ridotta, ma anche un ridotto rischio di incorrere a complicanze nel peri-operatorio o a reinterventi dovuti a infezioni”.  

Centri Ospedalieri ad “alto volume” come dimostrato dalla letteratura più ampia Internazionale mostrano minori complicanze incluso le temute infezioni post operatorie peri-protesiche.

Fonte: www.grupposandonato.it

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