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Cause e sulle conseguenze dell’infertilità maschile – San Raffaele

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Redazione 6 Settembre 2021
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Si stima che negli ultimi 50 anni il problema dell’infertilità maschile stia continuando a peggiorare: il numero di spermatozoi presenti nella popolazione maschile si è sostanzialmente dimezzato. Questo nuovo studio del San Raffaele si focalizza sui meccanismi molecolari all’origine del mancato sviluppo degli spermatozoi nelle persone con azoospermia e sulle conseguenze a lungo termine dell’infertilità sulla salute maschile. Sottolinea altresì come sia importantissima la diagnosi precoce.

La ricerca è stata condotta con il coordinamento del Dr. Massimo Alfano, responsabile dell’Gruppo di Ricerca Microambiente Extracellulare di URI, e di Andrea Salonia, direttore di URI e professore ordinario di Urologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele

I meccanismi all’origine dell’infertilità

La produzione di spermatozoi funzionali avviene all’interno dei testicoli, innanzitutto grazie alla presenza di cellule staminali germinali, le cellule progenitrici degli spermatozoi, da cui questi ultimi derivano attraverso un processo di differenziamento cellulare. La mancanza delle cellule germinali o una loro disfunzione può essere causa di infertilità maschile.

“Le cellule germinali non sono però le uniche attrici di questo processo, che avviene in un preciso microambiente extracellulare all’interno del testicolo. L’integrità di questo microambiente dipende da numerose altre cellule già specializzate, e dalle sostanze che esse producono come ormonifattori di trascrizione, eccetera”, spiega Massimo Alfano, che guida il laboratorio dove è stato condotto lo studio appena pubblicato su Nature Communications.

Il gruppo di ricercatori guidato da Alfano ha, infatti, dimostrato che sono proprio queste cellule somatiche a giocare un ruolo chiave nei pazienti azoospermici. Analizzando il loro tessuto testicolare attraverso tecniche di genomica ed epigenomica, in collaborazione con il Centro di Scienze Omiche del San Raffaele diretto dal dr. Giovanni Tonon,gli scienziati hanno scoperto che in questi pazienti diverse popolazioni di cellule mostrano le caratteristiche tipiche dell’immaturità, come se lo sviluppo sessuale non avesse completato il suo corso.

La conseguenza di questa condizione di immaturità cellulare è la produzione di un microambiente testicolare alterato, con meccanismi legati a senescenza cellulare e infiammazione che potrebbero contribuire a un maggior rischio di cancro osservato clinicamente in questi pazienti.

“Si tratta di risultati certamente preliminari e ottenuti su pochi campioni di tessuto (difficili da reperire, per ovvie ragioni), ma che sono in accordo con quanto osservato da altri gruppi di ricerca nel mondo e che iniziano a tracciare un quadro più chiaro del fenomeno dell’azoospermia e dell’estensione dell’infertilità maschile – spiega Alfano -. Un fenomeno che emerge, con ogni probabilità, già durante la pubertà o comunque precocemente.”

Per saperne di più leggi il comunicato completo sul sito dell‘Ospedale San Raffaele (clicca qui)

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