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Donne: lo stress fa male al cuore?

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Redazione 22 Marzo 2022
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Parliamo di stress, specialmente nelle donne: il cuore delle donne, specie se queste presentano alcuni fattori di rischio cardiovascolare, è uno dei principali bersagli di stress e preoccupazioni.

Tutti sperimentano momenti di stress: può durare per brevi periodi, ma può anche accompagnare la vita quotidiana per lungo tempo, specie se le preoccupazioni per salute, famiglia e lavoro si accumulano.

Sebbene ogni individuo reagisca diversamente a stress e preoccupazioni, la risposta fisiologica allo stress, ovvero come l’organismo si attiva nelle situazioni stressanti, è simile tra gli esseri umani.

Il cuore delle donne, specie se presentano alcuni fattori di rischio cardiovascolare, è uno dei principali bersagli di stress e preoccupazioni: ma quanto fanno male al cuore? 

Approfondiamo l’argomento con il Prof. Giulio Stefanini, cardiologo in Humanitas e in Humanitas San Pio X e docente di Humanitas University.

Donne, stress e cuore: i fattori di rischio

Spiega il professor Stefanini: «La reazione fisiologica allo stress determina l’attivazione autonoma, e quindi non controllabile dalla volontà dell’uomo, del sistema nervoso simpatico, che permette di “fuggire o combattere” di fronte a un evento percepito come aggressivo. 

Se ci concentriamo sul cuore, la reazione allo stress si manifesta con:

  • aumento della frequenza cardiaca;
  • aumento della pressione arteriosa;
  • costrizione dei vasi periferici.

Se l’attivazione della risposta fisiologica allo stress dura per parecchio tempo, il sistema cardiovascolare e quindi il cuore vengono sottoposti a una eccessiva tensione». 

In generale, è bene prestare attenzione a: 

  • accelerazione del battito cardiaco, che viene percepita come tachicardia;
  • malessere;
  • sensazione di inquietudine e stanchezza;
  • insonnia o sensazione di non riuscire a riposare bene;
  • sensazione di essere sopraffatti dagli eventi.

«Evitare di sovraccaricare il cuore e il sistema cardiovascolare è fondamentale, specie per quelle persone che hanno un profilo di rischio cardiovascolare come le donne in menopausa, in sovrappeso/obesità, che soffrono di diabete, ipertensione o hanno familiarità per patologie cardiache.

Per questo i sintomi non vanno sottovalutati ed è assolutamente consigliato di rivolgersi allo specialista», continua il professor Stefanini.

Quando sottoporsi a una visita cardiologica?

«Quando la sensazione di malessere e affaticamento persiste, è opportuno rivolgersi al cardiologo. Infatti, rispetto agli uomini, le donne tendono a farsi maggiormente carico di situazioni stressogene nel lavoro, in famiglia, nella vita privata; talvolta sono le prime a sottovalutare gli effetti dello stress sulla salute del cuore», precisa l’esperto.

Durante la visita:

  • si valuta il profilo di rischio cardiovascolare individuale sulla base della storia individuale della donna; 
  • viene rilevata la pressione arteriosa;
  • viene effettuato l’elettrocardiogramma;
  • si prescrivono gli esami del sangue specifici;
  • se necessari, si programmano ulteriori esami di approfondimento come l’ecocardiogramma e test da sforzo.

Come prevenire gli effetti negativi dello stress sul cuore

«Per contrastare i problemi al cuore, sicuramente è necessario, prima di tutto, seguire una dieta corretta e bilanciata, uno stile di vita attivo e sane abitudini. Per prevenire gli effetti negativi dello stress sul cuore – ma anche per mantenere il sistema cardiovascolare in buona salute in generale – nei momenti di stress è bene seguire un’alimentazione che segua la dieta mediterranea, con più vegetali, cereali, legumi, pesce e carni magre, limitando il consumo di sale, carne rossa, cibi grassi, fritti e dolciumi. Ugualmente importante è cercare di non fumare o smettere di farlo anche con l’aiuto di centri antifumo specializzati. Ancora, svolgere regolare attività fisica, soprattutto di tipo aerobico come camminare a passo sostenuto, nuotare o andare in bicicletta, permette di evitare il sovrappeso.

In ultima istanza, “meglio ricordarsi di rilevare la pressione arteriosa e monitorare la glicemia” conclude il professor Giulio Stefanini.

Fonte: www.humanitas.it

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