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Humanitas, Malattia di Crohn: nuovo studio mostra migliore guarigione della mucosa

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Redazione 19 Luglio 2019
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Un nuovo studio internazionale, il cui primo autore è il professor Silvio Danese, Responsabile del Centro Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali di Humanitas, ha mostrato una migliore guarigione della mucosa in pazienti con Malattia di Crohn grazie all’utilizzo del farmaco vedolizumab.

La cicatrizzazione della mucosa è uno dei traguardi più importanti per i pazienti con malattia di Crohn, patologia cronica dell’intestino che in Italia colpisce circa 100.000 persone. Uno studio, il cui primo autore è il professor Silvio Danese, Responsabile del Centro Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali di Humanitas, coordinatore di Humanitas Immuno Center e docente di Humanitas University, appena pubblicato sulla rivista internazionale Gastroenterology dimostra l’efficacia di un farmaco (vedolizumab) nel cicatrizzare la mucosa, soprattutto nei pazienti con malattia di Crohn che non sono stati mai trattati con farmaci biologici.

In genere, la malattia di Crohn si presenta nell’ultima parte dell’intestino tenue (ileo) e nel colon, ma può presentarsi in qualsiasi parte del tratto digerente, dalla bocca all’ano e persino nella cute intorno. Per la prima volta lo studio valuta in maniera innovativa l’effetto del farmaco oltre la mucosa intestinale tramite la Risonanza Magnetica. “I risultati dimostrano che il farmaco è in grado non solo di cicatrizzare a livello endoscopico la mucosa, ma anche attraverso tutti gli strati della parete intestinale come evidenziato dalla Risonanza Magnetica, dal momento che la malattia interessa l’intestino a tutto spessore”, spiega il professor Danese.

L’importanza di diagnosi e trattamento precoce

Per ottenere questi risultati, diagnosi e trattamento precoce sono di fondamentale importanza. “Questo studio rinforza il concetto che i pazienti con malattia precoce rispondono meglio ai farmaci biologici, non solo per quanto riguarda i sintomi ma anche per quanto riguarda il danno strutturale inteso come lesioni endoscopiche e come danno radiologico”, ha precisato il professor Danese.

Lo studio di fase III, in aperto, ha incluso 110 pazienti con malattia di Crohn in fase attiva. Circa un terzo dei pazienti ha ottenuto la remissione endoscopica dopo 52 settimane di trattamento e due terzi hanno ottenuto una remissione istologica alla settimana 26.

La malattia di Crohn

Il Crohn è una patologia cronica, progressiva e disabilitante che causa un’infiammazione del tratto gastrointestinale e che può favorire lo sviluppo di restringimenti, fistole o ascessi che necessitano di intervento chirurgico in circa la metà dei pazienti entro dieci anni dalla diagnosi.

Può localizzarsi lungo tutto il tratto digerente, dalla bocca fino all’ano, pertanto i sintomi possono variare in base alla localizzazione di malattia.

La localizzazione più frequente è a livello dell’ileo e del colon e dunque i sintomi più tipici sono rappresentati da dolore addominale, diarrea e talvolta febbre. Quando la malattia interessa il tratto superiore dell’intestino è possibile avere anche nausea e vomito. Infine, nei pazienti con malattia perianale, di solito i sintomi sono il dolore in regione anale e talvolta gonfiore e secrezioni in quest’area.

La diarrea è il sintomo più comune, cui si aggiungono dolori addominali e crampi, affaticamento, perdita di peso, sangue e muco nelle feci e a volte blocchi intestinali, fistole e ulcere. A causa di uno scarso assorbimento dei nutrienti, la malattia di Crohn può causare perdita di peso e sintomi correlati alla mancanza di vitamine e oligoelementi.

Fonte: www.humanitas.it

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