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Ospedale Maggiore di Lodi, doppio intervento di termoablazione a microonde

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Redazione 14 Settembre 2021
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Dopo la crioablazione percutanea e la TransJugular Intrahepatic Portosystemic Shunt (TIPS), prosegue il rafforzamento della Radiologia Interventistica dell’ASST Lodi con il doppio intervento di termoablazione a microonde eseguito per la prima volta all’Ospedale Maggiore. La procedura mini-invasiva utilizza il calore prodotto dalle microonde per distruggere le cellule tumorali ed è stata effettuata a fine agosto, con successo, su due pazienti affetti da epatocarcinoma, un tumore primitivo del fegato.

«Questa procedura non era mai stata eseguita all’interno della nostra azienda ed entra pertanto da oggi a pieno titolo tra le nuove possibilità di cura offerte ai pazienti grazie agli strumenti messi a disposizione dalla Radiologia Interventistica, che è al centro di un importante piano di sviluppo aziendale», dichiara Salvatore Gioia, Direttore Generale dell’ASST di Lodi.

La termoablazione a microonde (in inglese MWA, microwave ablation) è un trattamento mini-invasivo che può essere utilizzato su diversi organi: i più trattati con questa tecnica sono il fegato, il polmone e il rene. Il tumore primitivo del fegato è stato il primo a essere efficacemente trattato con termoablazione: inizialmente si faceva ricorso alla termoablazione a radiofrequenza, mentre negli ultimi anni – grazie ai progressi tecnologici – si utilizza ormai quasi esclusivamente la termoablazione a “microonde” che risulta più veloce ed efficace riuscendo a raggiungere temperature più alte in minor tempo.

«Con il calore generato dall’antenna a microonde si distrugge infatti in maniera efficace il tumore, ma è necessario coinvolgere nel trattamento anche una piccola parte di tessuto sano circostante, un po’ come si fa negli interventi chirurgici, per limitare il rischio di recidiva locale. Il trattamento con le microonde è pertanto rapido, preciso e relativamente sicuro, ossia gravato da un tasso di complicanze molto basso, sicuramente inferiore a quello delle corrispondenti procedure chirurgiche, anche grazie alle tecniche di imaging che diventano sempre più precise e affidabili», spiega il dottor Maurizio Papa, Radiologo Interventista dell’ASST di Lodi, che ha eseguito le procedure.

«La tecnica consiste nell’inserire un’antenna a microonde (che ha l’aspetto di un grosso ago) all’interno del tumore, per via percutanea, quindi senza necessità di eseguire alcuna incisura chirurgica – sottolinea Papa –. L’intero trattamento viene eseguito da questo piccolo foro cutaneo che sarà l’unico segno del trattamento visibile al termine della procedura. Quando il bersaglio tumorale è situato in organi studiabili con l’ecografia, questa è la metodica più indicata e utilizzata per guidare la termoablazione. Se però il bersaglio non è visibile con gli ultrasuoni (per esempio nel caso di noduli polmonari), la stessa procedura può essere eseguita con guida TC, o in sala angiografica mediante cone beam CT».

Nella stragrande maggioranza dei casi il trattamento può essere eseguito senza ricorrere all’anestesia generale, ma con il paziente in sedazione. Tutti questi accorgimenti consentono di trattare lesioni di dimensioni variabili (da pochi millimetri fino anche a 4-5 centimetri), con tempi di esposizione alle microonde che variano tra i 3 e gli 8 minuti e con un tempo complessivo di permanenza in sala di interventistica di circa 45 minuti. I pazienti che vengono sottoposti a trattamenti ablativi percutanei passano quindi la notte della procedura in ospedale, a scopo precauzionale, ma già il giorno successivo possono rientrare al loro domicilio, con tempi di recupero funzionale e di ritorno alle quotidiane attività nettamente più rapidi rispetto alla chirurgia tradizionale.

L’introduzione di tali procedure e la loro attuazione, anche in futuro, si è resa possibile grazie alla collaborazione e alla sinergia tra vari specialisti all’interno dell’azienda: oltre al Radiologo Interventista, Maurizio Papa, che fa parte dell’Unità Operativa Complessa di Radiologia diretta da Paola Scagnelli, l’intervento ha visto il coinvolgimento dell’Epatologa Alessandra Brocchieri, che ha gestito clinicamente i pazienti, in forza nel Reparto di Medicina facente capo al Dipartimento Oncologico diretto da Giovanni Ucci, e l’equipe di Anestesia e Rianimazione diretta da Gianluca Russo.

Fonte: www.asst-lodi.it

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