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Morte improvvisa nei giovani: scoperta del Monzino

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Redazione 3 Febbraio 2022
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Uno studio coordinato dal Centro Cardiologico Monzino ha rivelato che la porzione ossidata del colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) è un fattore determinante per lo sviluppo della cardiomiopatia aritmogena, una delle cause più frequenti di morte cardiaca improvvisa, soprattutto nei giovani.

La ricerca ha dimostrato che i pazienti con un’alta concentrazione di colesterolo LDL ossidato nel sangue possono soffrire di forme più gravi di disfunzione ventricolare e di eventi aritmici maggiori, tipici di questa cardiomiopatia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Embo Molecular Medicine e ripreso anche da un editoriale firmato da un importante gruppo di ricerca olandese, che ha evidenziato alla comunità scientifica l’importanza di questa scoperta.

Elena Sommariva e Ilaria Stadiotti, ricercatrici dell’Unità di Biologia Vascolare e Medicina Rigenerativa al Monzino e prime autrici della pubblicazione scientifica (nella foto insieme al Professor Giulio Pompilio, Direttore scientifico) ci spiegano il significato e l’impatto del loro lavoro scientifico.

Monzino, lo studio sulla morte improvvisa nei giovani

Partiamo dall’inizio: cos’è la cardiomiopatia aritmogena?

È una malattia genetica rara che colpisce prevalentemente persone giovani, in particolare gli atleti, ed è causa frequente di morte improvvisa negli sportivi. Questa patologia è causata da una mutazione nel DNA che provoca danni cardiaci e un progressivo accumulo di grasso nel cuore, impedendone il corretto funzionamento e dando origine a “cortocircuiti elettrici” che possono determinare l’arresto cardiaco.

Come si manifesta la malattia e come si interviene

La cardiomiopatia artimogena è caratterizzata da una graduale sostituzione del miocardio ventricolare (muscolo cardiaco) con del tessuto fibro-adiposo e si manifesta con aritmie che variano dalla extrasistolia ventricolare isolata alla tachicardia o fibrillazione ventricolare, e nel tempo dà origine a scompenso cardiaco. Esistono terapie che agiscono sui sintomi – come i farmaci antiaritmici, l’ablazione del substrato aritmico con radiofrequenza, l’impianto di un defibrillatore automatico o i farmaci anti-scompenso – ma la sfida è identificare e correggere fattori di rischio per evitare le manifestazioni severe della malattia, in primis l’arresto cardiaco improvviso. Talvolta infatti la malattia può comparire improvvisamente e manifestarsi già nella sua forma più grave, basti pensare ai casi di sportivi colpiti da malore sul campo di gioco.

Ma la causa non è solo nei geni

Sappiamo che esistono diversi geni associati alla cardiomiopatia aritmogena, per esempio il gene che codifica la proteina “placofilina 2” (PKP2). Tuttavia, la variabilità nella penetranza e nell’espressività di tali geni ci ha suggerito che, accanto ai fattori genetici, vi fossero anche fattori esterni al DNA.

La scoperta

Andando a caccia di questi elementi abbiamo scoperto che le forme ossidate del colesterolo LDL aumentano l’adipogenesi, cioè la produzione di grassi, attraverso un meccanismo che implica sovra-attivazione di PPARγ, il gene responsabile dell’accumulo di lipidi. In parole più semplici, alti livelli di colesterolo LDL ossidato nel sangue, sono un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia, soprattutto nelle sue forme più gravi. Questo meccanismo è stato studiato nei pazienti e verificato con esperimenti in vitro su due tipi di cellule cardiache e con studi in vivo, confermandoci che gli antiossidanti e il trattamento con statine contrastano le manifestazioni della malattia. Ecco quindi il punto fondamentale: l’aumento dei livelli di LDL ossidato nel sangue può rappresentare sia uno strumento per identificare i pazienti ad alto rischio di forme gravi di cardiomiopatia aritmogena, sia un target per terapie mirate.

Il commento del Prof. Giulio Pompilio, Direttore Scientifico Monzino

«Il Centro Cardiologico Monzino ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della cardiomiopatia aritmogena ed è stato il primo ospedale a scoprire che le cellule stromali cardiache, le cellule di supporto del cuore, sono la componente cellulare responsabile dell’accumulo di grasso, chiarendone i meccanismi implicati. Le ricerche su queste cellule hanno aperto prospettive promettenti, perché rappresentano un possibile bersaglio terapeutico e un punto di partenza per lo studio di nuovi farmaci. Questo ultimo studio, in particolare, può rappresentare un passo fondamentale per sconfiggere la malattia perché il risultato è applicabile nel breve periodo: il controllo dei livelli di colesterolo LDL, infatti, è una pratica clinica ampiamente diffusa e conosciuta, non ci resta che testarne l’applicabilità alla Cardiomiopatia Aritmogena, con un trial clinico» – conclude Giulio Pompilio, Direttore Scientifico del Monzino.

Fonte: www.cardiologicomonzino.it

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