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Istituto Nazionale Tumori: premio prestigioso al Dott. Ferrara

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Francesca 21 Maggio 2019
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Roberto Ferrara, ricercatore dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha ricevuto un premio prestigioso dall’International Association for the Study of Lung Cancer, organizzazione mondiale dedicata allo studio del cancro del polmone. I suoi membri lavorano per migliorare la comprensione del cancro del polmone tra gli scienziati, i membri della comunità medica e il pubblico.

Roberto Ferrara è un giovane ricercatore dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e ha appena ricevuto l’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC) Young Investigator Award per il progetto intitolato “HYPERBOLIC: HYPER-progression Biological Outlines in advanced Lung cancer upon Immune Checkpoints blockade”. Si tratta di un premio prestigioso per chi lavora nell’ambito del tumore del polmone: consiste in un grant della durata di un anno che viene assegnato ai progetti meritevoli di essere sviluppati.

Nel caso del dottor Ferrara,  il tema è l’iperprogressione durante l’immunoterapia nel tumore a piccole cellule in stadio avanzato metastatico.  Una tematica che fa parte di un ampio filone di ricerca dell’Istituto Nazionale dei Tumori sui cui stanno attivamente collaborando diversi gruppi di ricerca: Oncologia Medica (prof De Braud), Oncologia Toracica (Dr. Garassino), Immunologia Molecolare (Dr. Colombo), Genomica Tumorale (Dr. Sozzi), Dipartimento di scienze biomediche per la salute (Dr. Balsari), Immunoterapia dei tumori umani (Dr.ssa Rivoltini), Anatomia Patologica (Pr. Pruneri).

L’immunoterapia ha rappresentato una grande rivoluzione nel trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule, migliorandone considerevolmente le percentuali di sopravvivenza. Tuttavia è stato recentemente riportato da diversi gruppi di ricerca internazionali che in un sottogruppo di pazienti il trattamento con inibitori dei checkpoint immunitari non solo non è efficace ma può essere perfino associato a un’accelerazione della crescita tumorale.

Il sospetto è che a fare da “start” a questo fenomeno sia proprio l’immunoterapia. Da qui una serie di lavori scientifici e la ricerca che sta sviluppando il dottor Ferrara nell’ambito dell’unità di Oncologia Toracica (Dr. Marina Chiara Garassino) e del laboratorio di Immunologia Molecolare (Dr. Mario Paolo Colombo e Dott.ssa Sabina Sangaletti). “L’obiettivo è quello di caratterizzare uno o più biomarcatori di iperprogressione in grado di identificare a priori i pazienti potenzialmente a rischio – chiarisce il dottor Ferrara – L’iperprogressione è un fenomeno complesso in cui il crosstalk tra cellula tumorale e microambiente è di fondamentale importanza. E’ possibile che nei pazienti in cui si sviluppa tale fenomeno il microambiente sia particolarmente immunosoppressivo e arricchito di cellule T-regolatorie e neutrofili o macrofagi pro-tumorali. In tale contesto gli inibitori dei checkpoint immunitari possono per effetto paradosso aumentare l’immunosoppressione e favorire in definitiva la crescita tumorale”.

L’ipotesi dei  macrofagi pro tumorali come principali players nell’iperprogressione  non è nuova: é stata infatti sviluppata in INT e la ricerca è stata recentemente pubblicata. (Clin Cancer Res. 2019 Feb 1;25(3):989-999. doi: 10.1158/1078-0432.CCR-18-1390.). “Ora il nostro compito – interviene il dottor Ferrara –  è di approfondire  il meccanismo per cui si verifica questa accelerazione della crescita tumorale e di meglio definire le possibili interazioni tra macrofagi, altre popolazioni dell’immunità innata (ad esempio neutrofili) e adattativa (ad esempio cellule T-regolatorie) e le cellule tumorali stesse”.

Il lavoro si svilupperà in una parte di ricerca traslazionale che prevede l’uso di campioni di sangue e quando possibile tessuto di paziente con tumore polmonare e un parte preclinica con modelli murini di tumore polmonare trattati con immunoterapia. “Ci focalizzeremo sui  pazienti e i modelli in cui la malattia accelera dopo il trattamento – conclude il dottor Ferrara – Riuscire a meglio caratterizzare questa categoria di pazienti rappresenterebbe un bel passo avanti nella cura del tumore del polmone in quanto consentirebbe di indirizzare tali pazienti verso trattamenti di combinazione (per esempio immunoterapia in associazione a chemioterapia) o quantomeno di sottoporli a uno stretto monitoraggio clinico strumentale per un rapido switch a un trattamento di salvataggio a progressione dall’immunoterapia. Comprendere meglio il meccanismo potrebbe infine portare anche allo sviluppo di nuove molecole che, bloccandone il fenomeno dell’iperprogressione sul nascere  darebbero il “via libera” all’azione degli inibitori dei checkpoint immunitari ”.

Congratulazioni da parte di tutta la redazione!

Fonte: www.istitutotumori.mi.it

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