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Malattie della tiroide, individuarle e curarle con approccio multidisciplinare

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Redazione 22 Febbraio 2021
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Anche se non sempre se ne parla, le malattie della tiroide sono molto frequenti: con la dottoressa Rosa Miranda Testa, Coordinatrice del Gruppo di Patologia Tiroidea e responsabile dell’Ambulatorio Tiroide one day di Humanitas Gavazzeni Bergamo, vediamo come individuarle e curarle.

Il solo gozzo multinodulare che, tra le malattie della tiroide, è quella più diffusa, colpisce circa 6 milioni di italiani con un’incidenza del 10% sull’intera popolazione, percentuale che cresce nelle regioni montane con maggiore carenza iodica delle acque potabili.

Per il corretto funzionamento della tiroide è infatti essenziale lo iodio, il cui fabbisogno aumenta nei bambini e nelle donne in gravidanza. Queste ultime, in generale, hanno molte più probabilità di contrarre patologie della tiroide.

Non sempre è facile capire se ci sono problemi alla tiroide. La patologia nodulare non è infatti sempre evidente o palpabile e un cattivo funzionamento della ghiandola è clinicamente più evidente nel caso di un’iperfunzione, molto più subdola è invece la presentazione clinica dell’ipotiroidismo, della tiroidite e della patologia tumorale.

L’Ambulatorio Tiroide one day e il Centro Tiroide

È compito dello specialista endocrinologo, completati gli esami di approfondimento, verificare se vi sia bisogno di intervenire o meno, come spiega la dottoressa Rosa Miranda Testa, Coordinatrice del Gruppo di Patologia Tiroidea e responsabile dell’Ambulatorio Tiroide one day di Humanitas Gavazzeni Bergamo: «L’approccio alla patologia tiroidea dovrebbe sempre comprendere sia la valutazione ecografica della tiroide che ci permettere di individuare noduli, infiammazioni, anomalie morfologiche della ghiandola, sia la valutazione funzionale mediante gli esami specifici che vanno poi interpretati nel contesto clinico del singolo paziente per non incorrere in errori terapeutici o diagnostici».

Nell’Ambulatorio Tiroide one day è possibile effettuare nella stessa mattinata la visita endocrinologica e l’eventuale ecografia tiroidea. Nello stesso contesto possono essere eseguiti anche altri esami, come l’agoaspirato. Quali sono i vantaggi dell’eseguire la diagnostica tiroidea in un unico contesto? «L’ecografia eseguita direttamente dallo specialista che visita e parla con il paziente, permette innanzi tutto un’interpretazione più completa della patologia in esame. Inoltre accedere a un ambulatorio che può, se occorre, coinvolgere gli specialisti dedicati alla diagnostica di secondo livello (citologica, radiologica o di medicina nucleare), gestire la cura medica o indirizzare i pazienti alla terapia chirurgica o radiometabolica, permette di ottimizzare un percorso di diagnosi e cura che diversamente potrebbe divenire complesso, lungo e inefficace».

Proprio per questo, Humanitas Gavazzeni ha deciso di rilanciare, creando un Centro Tiroide che si avvale di un team di professionisti composto da endocrinologichirurghi per la patologia endocrinaradiologi e medici nucleari che prendono in carico il paziente per i trattamenti e gli approfondimenti ritenuti necessari.

Intervento chirurgico, quando e come?

«All’intervento chirurgico si arriva nei casi di tumore diagnosticato dopo agoaspirato o sospetto tale, gozzo che causa disturbi alla deglutizione, al respiro o causa un inestetismo, e nei casi di ipertiroidismo non responsivo alle terapie mediche» sottolinea il dottor Simone Beretta, chirurgo di Humanitas Gavazzeni Bergamo.

A seconda della patologia che si ha di fronte la scelta chirurgica può essere quella di asportare parte o tutta la tiroide. «Nel corso degli ultimi anni – aggiunge il dottor Beretta – la chirurgia tiroidea si è evoluta in maniera importante e oggi l’intervento di tiroidectomia può essere eseguito con tecniche mini-invasive che consentono di asportate la tiroide tramite una piccola incisione alla base del collo garantendo sia il risultato estetico, sia la sicurezza e la qualità. In particolare in Humanitas Gavazzeni utilizziamo uno strumento (NIM-Intraoperative Nerve Monitoring) che ci consente di monitorare durante tutto l’intervento il funzionamento del nervo laringeo ricorrente, nervo che consente il movimento delle corde vocali. Il maggior rischio durante la tiroidectomia – conclude il chirurgo – è che il nervo venga lesionato o stirato e che quindi si abbia un abbassamento della voce o nei casi più gravi una difficoltà a respirare. Con il NIM riusciamo a identificare correttamente il nervo e, durante l’intervento, a tenerne sotto costante controllo il funzionamento».

Fonte: www.gavazzeni.it

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