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Intervento di protesi d’anca con tecnica mininvasiva al Policlinico San Donato

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Redazione 3 Giugno 2021
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Un intervento mininvasivo che permette l’inserimento della protesi all’anca senza “tagliare” i muscoli, con conseguente riduzione del dolore, del sanguinamento e dei tempi di recupero: ecco il racconto dell’intervento di successo effettuato presso l’Ortopedia del Policlinico San Donato su una settantenne.  .

La tecnica AMIS (Anterior Mini Invasive Surgery), utilizzata dall’équipe di Ortopedia del Policlinico San Donato, ha consentito di realizzare anche un intervento “doppio” su una paziente di 70 anni, sottoposta contemporaneamente all’intervento all’anca e al ginocchio con applicazione di protesi. 

Un’operazione che non si sarebbe potuta realizzare senza la tecnica mininvasiva: troppi rischi in termini di complicanze e necessità di trasfusione. In questo modo, invece, la paziente è stata dimessa tre giorni dopo l’intervento. 

Vediamo come funziona questa tecnica. 

La tecnica mininvasiva per la protesi d’anca 

L’accesso mininvasivo anteriore (AMIS) è la tecnica fiore all’occhiello dell’Unità di Ortopedia del Policlinico San Donato, guidata dal Dott. Augusto Dagnino e dal Dott. Carlo Enrico Fiorentini. 

“Grazie a questa metodologia, riusciamo a effettuare l’accesso chirurgico per l’anca senza tagliare i muscoli e i tendini – racconta il Dott. Dagnino -.

 È un doppio vantaggio dal punto di vista:

  • della funzionalità;
  • estetico. 

Il taglio viene effettuato nella parte frontale dell’anca, mentre gli approcci tradizionali prevedevano l’accesso posteriore o laterale.

I benefici nell’utilizzo di questa tecnica

 I benefici sono molteplici:

  • non ci sono tagli di muscoli o tendini, che vengono solo spostati per raggiungere l’osso. Il taglio riguarda solo i tessuti molli della capsula articolare; 
  • il sanguinamento, di conseguenza, è ridotto, con bassissime possibilità di dover ricorrere a una trasfusione; 
  • oltre all’anestesia tradizionale spinale, viene effettuata un’anestesia di blocco e la LIA (Local Infiltration Analgesia), un’infiltrazione intra-articolare che riduce il dolore post-operatorio; 
  • tempi di recupero funzionale sono ridotti: non vengono applicati né drenaggi né cateteri, così da riprendere più facilmente la mobilità dell’articolazione;
  • la cicatrice ha un impatto estetico ridotto, più piccola e posizionata in una zona meno visibile.  

L’intervento contemporaneo ad anca e ginocchio al Policlinico San Donato

Emblematico è il caso di una paziente, di 70 anni, che al Policlinico San Donato è stata recentemente sottoposta a un duplice intervento con inserimento di protesi all’anca e al ginocchio

Con i metodi tradizionali, quest’intervento non si sarebbe potuto realizzare, perché troppo debilitante per il paziente.

 “Abbiamo visitato una paziente affetta da grave artrosi all’anca e al ginocchio, dallo stesso lato, con un’importante disabilità funzionale – approfondisce il dottore -. Per timore dell’intervento ha temporeggiato troppo, compromettendo entrambe le articolazioni del lato sinistro. Alla prima visita, l’artrosi e il dolore erano tali da non permettere di valutare l’anca o il ginocchio singolarmente”.  

C’era quindi indicazione all’intervento protesico sia per l’anca che per il ginocchio: procedere in un solo distretto avrebbe compromesso la riuscita dell’intervento stesso, a causa dell’articolazione non operata. 

“Abbiamo quindi deciso di proporre alla paziente un intervento di protesi di anca e ginocchio in contemporanea. Con le tecniche mininvasive il rischio di emorragia post-operatoria è molto ridotto e il non dover fare due iter chirurgici con due anestesie abbassa il rischio operatorio in senso assoluto. 

Per prima cosa abbiamo realizzato l’intervento per la protesi all’anca con tecnica AMIS, poi è stato allestito un nuovo campo sterile per il ginocchio ed è stata impiantata una protesi totale di ginocchio con la tecnica di allineamento cinematico”.

Il giorno dopo la paziente ha iniziato il trattamento riabilitativo post-operatorio, con specifiche procedure di fisiochinesiterapia, e dopo 3 giorni è stata dimessa. 

“Dopo solo un mese, alla visita di controllo, la paziente si è presentata con una stampella e con il carico completo. Il dolore era quasi del tutto ridotto e il recupero era già a un livello ottimale”, conclude il Dott. Dagnino. 

Fonte: www.grupposandonato.it

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